Dimagrire in palestra

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Sono sempre in continuo aumento le persone che desiderano dimagrire andando in palestra, ma funzionerà veramente? È fondamentale ricordare che l’attività fisica deve essere accompagnata da un corretto regime alimentare, evitando cibi troppi grassi e carichi di zuccheri. Donne e uomini si chiedono quale sia il lavoro più efficace mirato al dimagrimento, se quello cardio oppure quello con i pesi. La risposta varia a seconda dei nostri obiettivi personali, ma ci sono regole basilari per dimagrire velocemente e tonificare il nostro corpo. Prima di tutto è importante bruciare il grasso, dopo aver utilizzato la maggior parte delle scorte di zuccheri. Uno dei metodi più efficaci per utilizzarli è sollevare pesi durante la prima fase di allenamento, passando poi all’attività cardio intaccando le riserve di grasso.

Bisogna seguire il miglior allentamento suddiviso in tre fasi distinte, partendo dal riscaldamento per poi bruciare zuccheri e grassi: ma come funziona? Si inizia con un breve riscaldamento con macchine cardio per circa 10 minuti a media intensità, in modo da non affaticarsi troppo. Successivamente si inizia a lavorare con pesi o con esercizi a corpo libero, bruciando gli zuccheri. Per bruciare i grassi in accumulo bisogna puntare su lavoro cardio, che intaccherà il substrato di grassi piuttosto che quello degli zuccheri, anche se a questo punto dell’allenamento l’energia sarà minore. Aumentare la propria muscolatura non significa diventare “grossi”, come alcune donne pensano, ma aumentare il proprio metabolismo bruciando più calorie.
L’allenamento anaerobico-aerobico è il più consigliato per bruciare calorie, pertanto la tonificazione con i pesi dovrà essere inserita nella prima fase dell’allenamento. In una palestra ci sono tante situazioni che favoriscono il dimagrimento, cercando di andare incontro alla psicologia del nostro stato fisico. Se da una parte i pesi aiutano a bruciare calorie aumentando la massa muscolare, c’è da considerare il fatto che privilegiarli è uno degli errori più comuni di molte persone. Cercare di dimagrire puntando solo ed esclusivamente sulla forza porta a scarsi risultati, soprattutto in caso di individui che desiderano perdere peso affaticandosi in maniera eccessiva a seguito di una vita sedentaria o ipoattiva. È importante seguire un corretto e graduale allenamento senza pretendere risultati miracolosi nell’arco di soli due mesi di attività.
L’attività aerobica deve essere privilegiata rispetto ai pesi, poiché molto efficace per il dimagrimento. È fondamentale scegliere il mezzo aerobico più indicato alle nostre esigenze e capacità, puntando su tapis roulant, cyclette o indoor cycling a seconda della psicologia di ogni soggetto. Alcune persone prediligono attività di gruppo, come ad esempio corsi di step o spinning, per questo motivo il gestore della palestra e il personal trainer dovranno conoscere a fondo i bisogni del proprio cliente. Per poter dimagrire in palestra è importante lavorare su durata e intensità, anche se quest’ultima sarà inizialmente limitata nonostante gli sforzi. Per dimagrire bisogna accelerare il proprio metabolismo, aumentando così la possibilità di bruciare calorie anche a riposo. Per mantenere un valore metabolico elevato bisogna mantenere la massa muscolare attiva con allenamenti regolari e giornalieri.
Fra le varie tipologie di esercizio da fare in palestra troviamo quelli rivolti agli addominali: ma saranno utili a mandare via la tanto odiata pancetta? Purtroppo no, poiché la muscolatura addominale è di grandi dimensioni e brucia poche calorie, pertanto sarebbe quasi del tutto inutile puntare solo ed esclusivamente all’allenamento degli addominali per dimagrire la pancia: bisognerà concentrarsi su un workout più completo. Per chi decide di iscriversi in palestra per la prima volta, magari durante il periodo invernale in cui si tende a mangiare di più nascondendo i chili di troppo sotto maglioni abbondanti, è bene iniziare con un’attività di difficoltà e intensità adeguate al proprio livello di partenza, magari chiedendo consiglio ai professionisti del settore conoscendo le tipologie di attività da scegliere per poter iniziare.

Cercate di praticare attività coinvolgenti e divertenti, magari in compagnia di piccoli gruppi. Ogni esercizio praticato deve essere motivante, un modo per la donna di conoscere il proprio corpo, i propri limiti e le proprie attitudini, magari aiutati da un personal trainer che aiuterà e monitorerà tutto il vostro percorso. Grazie a questi piccoli aiuti muoversi diventerà un’abitudine piacevole e meno faticosa, magari puntando sulle nuove mode che stanno spopolando nel mondo del fitness: che cosa significa? Nuovi corsi, nuove macchine e nuove tipologie di allenamento. Per chi desidera tonificare e dimagrire una particolare parte del corpo può puntare su esercizi mirati alle gambe, alla pancia, alle braccia o ai glutei, chiedendo consiglio al personale esperto e qualificato su quale esercizio e macchinario sia meglio utilizzare per le diverse esigenze. Andare in palestra per dimagrire è quindi possibile, ma non immediato: basta seguire piccole e semplici regole, praticare allenamento costante e non eccessivo seguendo una corretta alimentazione. È bene ricordare che i primi risultati saranno visibili dopo alcuni mesi di attività fisica, pertanto non bisogna arrendersi, ma continuare a piccoli passi giorno dopo giorno.

Palestra in casa, la palestra fai da te

palestra in casa

Cercare di restare in forma non è sempre facile e veloce, soprattutto quando non si ha abbastanza tempo per andare in palestra. Per questo motivo è importante non rinunciare alla propria forma fisica, puntando su organizzazione e costanza allenandosi a casa, come se la palestra avesse deciso di trasferirsi tra le mura della vostra abitazione. Ovviamente non stiamo parlando di attrezzi dalle grandi dimensioni, spesso molto costosi, ma di pratici e semplici esercizi che potrete praticare come e quando vorrete, a seconda delle vostre possibilità. Per allestire un allenamento casalingo quasi come a riprodurre una sorta di palestra fai da te, è fondamentale valutare l’orario in cui si decide di praticare attività fisica. Se per caso le vostre abitudini giornaliere prevedevano di andare in palestra dopo il lavoro, sarà opportuno scegliere la stessa fascia oraria, concentrandosi sulla ginnastica una volta tornati a casa.

L’allenamento casalingo può rivelarsi noioso e solitario, ma è bene ricordare che riduce i tempi di organizzazione, ovvero preparare la borsa, andare in palestra con auto o mezzi di trasporto, lavare i panni e via dicendo. Ogni esercizio può essere spezzato a seconda del tempo che si ha a disposizione, a patto che si mantenga una giusta costanza e regolarità: dedicare del tempo a se stessi per almeno 20 minuti al giorno è basilare per raggiungere qualsiasi obiettivo. Nella zona che deciderete di dedicare alla vostra palestra personale dovrete eliminare la televisione, il telefono e il computer: qualsiasi cosa che vi possa distrarre, poiché la tecnologia non aiuta la concentrazione. A questo punto sorge una sola domanda: come procedere? Prima di tutto la musica, per accompagnare i vari movimenti; riciclate le bottiglie di plastica con acqua o sabbia come se fossero dei pesi per le braccia; incrementate l’intensità d’allenamento per braccia e gambe procurandovi un elastico fitness; create un programma di circa 3-4 esercizi per ogni muscolo, aumentando poco per volta le varie ripetizioni.
È consigliato allenarsi all’aria aperta, in modo da poter alternare i cicli aerobici a quelli di potenziamento. Perfetti i circuiti in cui si alternano 5 minuti di corsa a esercizi di corpo libero, come ad esempio piegamenti sulle gambe, flessioni sulle braccia, addominali e saltelli sul posto, ripetendo il tutto per almeno 10 o 15 volte. Lo sport all’aperto è spesso più impegnativo di un allenamento a casa, ma possiamo riprodurlo utilizzando un tappetino: come? Per allenare gli addominali basta stendersi in posizione supina con le gambe piegate, flettendo il busto verso l’alto; per allenare i glutei, mettetevi a carponi con le mani a terra, slanciate le gambe all’indietro oppure lateralmente mantenendole dritte o flesse; per interno ed esterno coscia restate sdraiati su un fianco e spingete la gamba verso l’alto.
Anche la bicicletta è molto importante, considerato il fatto che aiuta a tonificare gambe e glutei e non provoca danni a caviglie, ginocchia e anche. Per chi non dovesse disporre di una cyclette nella propria casa, basterà sdraiarsi a terra, piegare le gambe formando un angolo di circa 45 gradi e pedalare nel vuoto per circa 15 secondi. Un allenamento completo e impeccabile prevede circuiti aerobici abbinati ad esercizi di tonificazione e potenziamento, aiutandosi con un sostegno esterno che faccia da leva incrementando lo sforzo muscolare. Che cosa utilizzare in questi casi? Sbizzarritevi con la fantasia e scegliete tavoli, librerie, caloriferi, sedie o poltrone. Lo schienale della sedia potrebbe svolgere la funzione d’appoggio mentre in piedi eseguite slanci laterali o posteriori con le gambe per rafforzare i glutei.
Le gambe dei tavoli possono essere afferrate per avere addominali più duri, mentre per tenere fermi i piedi sono indicati i termosifoni. I caloriferi verticali, quelli con spalliere o travi dove appoggiate asciugamani, sono indicati per trazioni con le braccia e per i piegamenti sulle gambe, in modo da poter aumentare la resistenza. Ogni esercizio dovrà essere ripetuto circa 10-15 volte con intervalli di 40 secondi ciascuno, ripetendo il tutto per almeno tre volte, aumentando l’intensità ogni settimana. Se quando si andava in palestra si eseguivano allenamenti impegnativi bisognerà cercare di ricrearli anche a casa, senza la presenza di attrezzi specifici. Nel caso in cui dovesse mancare una panca, potreste pensare di allenare la parte superiore del corpo con delle flessioni a terra. Tuttavia, se risultano poco impegnative, potreste decidere di praticarle più lentamente mettendo un rialzo sotto i piedi, a seconda della vostra forza, resistenza e necessità. In caso contrario, ovvero qualora risultassero più faticose e impegnative rispetto a quelle praticate in palestra, potreste decidere di puntare le ginocchia a terra piuttosto che i piedi, diminuendo sia la leva che lo sforzo. La maggior parte dei circuiti più utili prevedono esercizi consecutivi senza recupero, come ad esempio dei piccoli saltelli sul posto, affondi per le gambe e per gli addominali e flessioni sulle braccia: tutti per almeno 10-15 secondi.

Fame nervosa: come fare?

fame nervosa

Vi capita spesso di divorare cibo quando siete stressati o particolarmente stanchi?

Forse non lo sapete, ma potreste soffrire della cosiddetta “fame nervosa”, un impulso incontrollabile che porta a divorare grandi quantità di cibo senza alcun bisogno fisico apparente.
Le ripercussioni, sono chiaramente evidenti sulla bilancia, sull’umore e anche sulla livello di autostima.
Il disturbo, noto anche come “fame emotiva”, in realtà non è nemmeno legato alla gola.
Le persone che mangiano in questo modo spesso non si curano molto di che tipo di cibo mangiano, perché l’unica cosa cercano è il puro atto del mangiare.

Che cosa fa scattare questo impulso?
Le ragioni sono fondamentalmente di natura psicologica: quando si mangia, si può sfuggire dalla realtà e concentrarsi sulle sensazioni fisiche invece che sui problemi che ci affliggono.
E’ anche vero, però, che esistono ragioni biologiche : il cibo cambia la chimica del cervello quando entra in contatto con le papille gustative.
Molti alimenti, i carboidrati in particolare, sono antidepressivi naturali, dato che aumentano  i livelli di serotonina nell’organismo facendoci sentire più rilassati.
Quando si mangia, il corpo rilascia dopamina, una sostanza naturale che dà una forte sensazione di piacere.
Purtroppo, questa sensazione è di breve durata, perché dopo aver mangiato non solo i problemi sono ancora  ad aspettarci ma ci sentiamo anche in colpa per aver mangiato troppo.

La fame emotiva ha molte forme; tutto dipende da ciò che innesca il processo di ansia. A questo proposito, possiamo distinguere :

– Il mangiatore sensibile: colui che ad un tratto, per l’incapacità di gestire sensazioni e sentimenti, ingerisce grandi quantità di cibo per sopperire alla sua inadeguatezza.

– Il mangiatore compulsivo: colui che dopo una lunga giornata di lavoro si avventa come un forsennato sul cibo.

– Il mangiatore annoiato: colui che, per senso di solitudine e abbandono, colma le assenze con il cibo.

 

La fame emotiva causa una notevole diminuzione dei livelli di serotonina, un ormone responsabile dell’appagamento e del controllo del senso di sazietà.
La fame nervosa può essere “gestita” assumendo degli alimenti che contribuiscono ad alzare il livello di serotonina nell’organismo e, di conseguenza, a diminuire la necessità di ingurgitare cibo; questi alimenti sono :

– cioccolato fondente
– latte
– mandorle
– banane

Questi alimenti contengono tutti triptofano, un aminoacido che stimola la produzione di serotonina.

Quali sono , invece, gli alimenti che andrebbero evitati in caso di fame emotiva?

Caffè : dà una sferzata di energia ma aumenta la tensione nervosa e il senso di fame
– Patatine e altri snack salati
– Dolci ricchi di zuccheri raffinati

Per superare il problema legato alla fame nervosa, è fondamentale innanzitutto ammettere di avere il problema. Può essere utile in questo caso tenere un diario e annotare scrupolosamente i seguenti punti :

-Cosa Si mangia
-Quando Si mangia
-Perché si mangia (la motivazione che ci ha portato a mangiare)

Alterazioni dell’appetito e del comportamento alimentare sono spesso associati con l’ansia e la depressione.

C’è da dire, però, che ansia e depressione influenzano l’appetito e il comportamento alimentare in modo diverso; la depressione tende a sopprimere la maggior parte delle funzioni e delle unità biologiche legate alla fame, alla sete, al sesso e al movimento.
L’ansia sembra stimolare e sovraccaricare gli stessi sistemi.

Per semplicità, diciamo che in depressione una persona diventa “sotto reattiva” e in ansia, “sopra reattiva.”

Seguendo questa linea di pensiero, si potrebbe pensare che alla depressione dovrebbero essero associate una riduzione dell’appetito e una perdita di peso; in realtà, spesso vale il discorso contrario.

La depressione, infatti, può sia aumentare che diminuire l’appetito.
Alcuni individui depressi sviluppano una fame nervosa, proprio come quelli particolarmente ansiosi.
Gli studi dimostrano che la depressione e l’ansia vanno di pari passo in circa il 60% dei casi; è possibile, dunque, che l’aumento di appetito associato alla depressione sia in realtà causato dall’ansia.

Se l’ansia da sola è causa di fame nervosa, calmare la reattività dell’organismo e della mente può essere utile.

Se prima sottolineavamo che nei casi di fame nervosa, il problema principale è da ricercarsi in stati ansiogeni che inducono la persona a mangiare di più di quanto effettivamente necessiterebbe, è anche vero che esistono alcuni problemi di natura fisica che possono contribuire a peggiorare le cose.

Uno di questi problemi è senza dubbio legato al malfunzionamento della ghiandola tiroidea.

La tiroide è una ghiandola a forma di farfalla situata nella parte anteriore del collo che influenza il normale funzionamento dei sistemi di organi nell’organismo.

La tiroide controlla la produzione di tiroxina (T4) e di triiodotironina (T3).
La quantità di questi ormoni rilasciati dalla ghiandola tiroidea è monitorato e controllato da un ormone stimolante della tiroide (TSH) prodotto dalla ghiandola pituitaria.

Nei casi di ipotiroidismo, i livelli di T4 e T3 sono bassi e, di conseguenza, vengono prodotti quantità in eccesso di TSH.
Nei casi di ipertiroidismo, invece, accade esattamente il contrario: i livelli di T4 e T3 sono alti mentre la quantità di TSH prodotta è inferiore.

Qualsiasi tipo di funzionamento anomalo della tiroide può influenzare la crescita e lo sviluppo, è, ovviamente, anche la sensazione di fame.

Stimolare il metabolismo

metabolismo

A volte per poter dimagrire non servono diete drastiche o consigli da parte di professionisti, basta saper cogliere le giuste informazioni per stimolare il proprio metabolismo, ottenendo degli ottimi risultati nell’arco di poco tempo. Uno dei primi suggerimenti più importanti per far sì che ciò avvenga è non saltare i pasti: per quale motivo? Durante un’intera giornata le calorie vengono consumate entro un lasso di tempo di circa 6 ore, pertanto qualora dovessimo decidere di saltare un pasto, il nostro corpo avrebbe bisogno di accumulare più calorie possibili. Per questa ragione è importante fare dai quattro ai sei pasti al giorno per aumentare il metabolismo, classificati come colazione, pranzo, cena e due spuntini. Inoltre è fondamentale praticare attività fisica, poiché il nostro corpo è caratterizzato da circa 70mila miliardi di cellule. Ognuna di esse, durante l’esercizio fisico, “mangia” del cibo e, per questo motivo, l’attività fisica deve essere messa al primo posto qualora si abbia deciso di accelerare il metabolismo. Evitate qualsiasi comodità e preferite le scale all’ascensore, oppure camminate o andate in bicicletta al posto di prendere autobus o macchina.

Cercate di assimilare più proteine, poiché possono aumentare il metabolismo fino al 20% in più. Il corpo ha bisogno di consumare tantissima energia per scindere le proteine affinché vengano utilizzate. Inoltre, cercate di non mantenere le calorie basse per troppo tempo, poiché in questa circostanza l’organismo dovrebbe rallentare il ritmo metabolico per far fronte alla riduzione di cibo. Chi l’ha detto che i carboidrati fanno male? È indispensabile eseguire una dieta con questi nutrienti, poiché una scarsa assunzione potrebbe abbassare i livelli dell’ormone tiroideo, il quale rallenterà il nostro metabolismo. È proprio questo ormone che tiene attivo il metabolismo, quindi più ne viene prodotto dal corpo e meglio sarà per il nostro obiettivo. Cercate di accumulare più muscoli, poiché bruciano calorie anche quando sono fermi. L’esercizio aerobico deve essere praticato, ma con moderazione, poiché troppo allenamento potrebbe rallentare il metabolismo se non si ha energia sufficiente.
Oltre all’esercizio fisico è importante consumare i giusti alimenti qualora si voglia accelerare il metabolismo: fortunatamente esistono numerosi cibi che hanno questa funzione e possono essere assunti quando e come si vuole. Partiamo dal primo, il peperoncino: l’azione positiva del peperoncino, ovviamente piccante, nei confronti del nostro metabolismo e della circolazione sanguigna è dovuta alla capsaicina, un composto che svolge un’azione stimolante nei confronti dei processi metabolici e circolatori, riducendo il senso di fame e aumentando il senso di sazietà. Anche i cereali integrali svolgono questa funzione importante, come il riso o l’avena, evitando che si creino picchi insulinici a causa di alimenti troppo zuccherini. E i broccoli? Sono solo alcuni tra gli ortaggi in grado di stimolare il metabolismo, con processi depurativi ed eliminazione di tossine.
Tra le bevande più conosciute troviamo il tè verde, il quale oltre ad avere significativi benefici nei confronti del metabolismo contribuisce a un ottimo stato di salute, grazie alla presenza di antiossidanti. Le mele e le pere ci aiutano a perdere peso più velocemente, affermazione sostenuta da alcuni studi condotti su un gruppo di donne da ricercatori di Rio De Janeiro. Le spezie come la cannella, il pepe nero, lo zenzero, la cipolla in polvere e il pepe di Cayenna svolgono la funzione di accelerare il metabolismo: più il sapore risulta piccante maggiori e migliori saranno i risultati. Le arance, i mandarini e i pompelmi tengono a bada i picchi insulinici, favorendo lo smaltimento di grassi in eccesso e regolando le funzioni metaboliche del nostro organismo. Anche gli alimenti ricchi di calcio servono al nostro scopo, poiché secondo alcuni studi condotti da ricercatori del Tennessee, circa 1200-1300 milligrammi di calcio consentono una perdita di peso pari al doppio del peso rispetto a coloro che ne assumono 600-700. Tra i vari cibi troviamo i semi di lino, le mandorle, le verdure a foglia verde e la quinoa.
Per aumentare il metabolismo in modo naturale bisogna iniziare la giornata senza saltare la colazione, considerato il fatto che si tratta del pasto principale e più importante. Bisogna inoltre bere molta acqua durante il giorno, almeno 2 litri se si vogliono ottenere dei risultati in poco tempo. Oltre all’alimentazione, all’attività fisica e alle regole accennate sopra, è basilare dormire un quantitativo di ore a notte, almeno otto secondo i soliti standard. Per aiutarvi a raggiungere questo obiettivo più velocemente potreste farvi aiutare da alcune erbe, ovviamente di origine naturale, che abbiano lo scopo di incrementare l’attività del nostro metabolismo. Tra le varie piante erboristiche che possiamo utilizzare troviamo il fucus, un’alga che contiene sale iodato che aiuta la tiroide; anche il ginseng è ben consigliato, agendo come energizzante e promuovendo l’attività del metabolismo riducendo eventuali accumuli di grasso. Ricordate di non concentrare tutta l’attenzione solo ed esclusivamente sull’attività fisica per stimolare il metabolismo, ma di abbinarla a una dieta equilibrata, caratterizzata dall’assunzione di aminoacidi essenziali.

Intolleranze alimentari

intolleranze alimentari

Il termine “allergia alimentare” è spesso abusato ed utilizzato in riferimento a reazioni e sensazioni che non hanno nulla a che fare con l’allergia vera e propria.

Deve essere fatta una chiara distinzione tra le reazioni allergiche e la più semplice intolleranza ad un determinato alimento.
Nel settembre 2001, è stata pubblicata una classificazione aggiornata delle reazioni di iper sensibilità agli alimenti: le reazioni allergiche reali sono dette “Immunomediate”, e sono causate da un meccanismo immunologico sia su base di anticorpi che su una base cellulare mediata da cellule linfatiche (ad esempio la celiachia).
Le cosiddette razioni “non immunomediate”, sono quelle di tipo tossico o enzimatico, come l’intolleranza al lattosio.
Questa nuova classificazione esclude una vasta area di reazioni alimentari come le reazioni psicogene.
Recenti studi hanno evidenziato che oltre il 30% delle madri ritiene che il proprio figlio fosse allergico da bambino , anche se in realtà le uniche reazioni riscontrabili sono state coliche di stomaco o lievi eruzioni cutanee, molto comuni nei bambini di età prescolare.
Esistono alcuni alimenti che possono causare una sensibilizzazione allergica, come il latte di capra o di mucca.
Allergeni importanti sono presenti anche in altri alimenti come uova, pesce, grano, soia e arachidi; questi alimenti possono causare reazioni cliniche violente, come lo shock anafilattico, che provoca una media di circa 100 morti all’anno.
Il 24 luglio 2003, il Senato ha approvato un progetto che regolamenti l’etichettatura dei prodotti contenenti glutine e l’obbligo, per i ristoratori, di fornire pasti creati appositamente per chi soffre di celiachia.

Ma cosa sono, in sostanza, le allergie e le intolleranze alimentari e quali sono le sostanziali differenze?

 

Nel caso di allergie alimentari si verifica nel corpo una reazione agli antigeni contenuti negli alimenti. Gli antigeni sono sostanze in grado di passare attraverso la parete addominale e che l’organismo vede come nemici del sistema immunitario.
In un soggetto sano antigeni contenuti negli alimenti non passano attraverso la parete addominale perché sono disattivati dai succhi gastrici, dagli enzimi del pancreas e dell’intestino, dal sistema immunitario delle mucose e dalla flora batterica del intestino.
Se invece gli antigeni passano attraverso la parete addominale, in soggetti predisposti possono verificarsi sensibilizzazione e reazioni allergiche.
Le allergie alimentari sono diagnosticate quando il sistema immunitario di una persona reagisce dopo che ha assunto un determinato alimento.
La risposta coinvolge gli anticorpi IgE che stimolano il rilascio di alcune sostanze chimiche, tra cui le istamine, che causano sintomi di vario genere.
Oltre ai sintomi che sono normalmente associati con una risposta allergica (lingua e gola gonfie, difficoltà respiratorie, orticaria), le allergie alimentari possono anche causare sintomi gastrointestinali quali vomito, diarrea e crampi addominali.
Questi effetti collaterali di solito compaiono immediatamente o entro le prime due ore dall’assunzione del cibo incriminato.
Anche se si stima che il 6-8% dei bambini soffra di allergie alimentari, questo tipo di problema in età adulta è relativamente rara, interessando meno del 3% della popolazione.
Esistono test particolari per accertarsi di non essere allergici ad un determinato alimento; per saperne di più, rivolgetevi al vostro medico curante.

Una intolleranza alimentare differisce da un’allergia nella misura in cui non vi è alcuna risposta del sistema immunitario al cibo incriminato.
Quando esiste un’intolleranza alimentare, il problema è a livello del sistema digerente (incapacità del sistema di digerire il cibo).
Le intolleranze alimentari dipendono reazioni tossiche e non sono controllate da meccanismi immunologici; la reazione peggiora quando la quantità di sostanze tossiche assunte aumenta.
Dire che una intolleranza non è controllata da meccanismi immunologici significa che l’organismo non reagisce agli anticorpi che vengono prodotti e che gli effetti derivanti dalla ingestione di tali sostanze può comparire diverse ore dopo.
Pertanto, in caso di intolleranze dell’organismo produce sintomi più deboli rispetto a quelli prodotti in caso di allergie e, pertanto, sono anche più difficili da rilevare; inoltre, essi sono correlati alla quantità di cibo ingerito e possono apparire diverse ore dopo l’ingestione.
A differenza di un’allergia alimentare, una persona con una intolleranza alimentare in genere può mangiare piccole quantità di cibo identificato senza avvertire sintomi.

A volte, un particolare alimento può causare fastidi senza che vi sia alcuna ragione medica apparente. Ecco una lista di alimenti comuni che possono causare difficoltà per i sistemi particolarmente sensibili:

  • latte
  • cioccolato
  • cereali
  • legumi
  • uova
  • agrumi
  • pomodori
  • crostacei
  • pesce
  • arachidi

Inoltre, vari altri alimenti contengono antigeni comuni: per esempio, la gliadina è contenuta nell’orzo, nel frumento e nella segale; gli antigeni del merluzzo sono contenuti in diversi altri tipi di pesce.

Celiachia

A volte confusa con una più semplice intolleranza al glutine, la celiachia è una risposta autoimmune al consumo di alimenti contenenti la suddetta proteina.
Il glutine è più comunemente riscontrato nei prodotti contenenti frumento, segale o orzo.
Quando una persona con la malattia celiaca mangia un alimento che contiene glutine, danneggia la risposta del sistema immunitario causando una grande varietà di sintomi più o meno pericolosi. Questo danno può interferire con la capacità del corpo di assorbire i nutrienti importanti.

E’ importante per pazienti con sospetta celiachia di eseguire uno screening approfondito per verificare l’effettiva presenza della malattia.

Insonnia: problema risolvibile

insonnia

Il problema dell’insonnia

L’insonnia è un problema che accomuna diverse persone, scatenato da cause differenti e molteplici che impedisce ai soggetti di riposare bene e in maniera corretta: ma di che cosa si tratta esattamente? Stiamo parlando di uno stato in cui persone percepiscono il sonno come insoddisfacente o insufficiente, ovvero non si riesce a trarre beneficio dal riposo perché si dorme male oppure troppo poco. Un disturbo del sonno causato da alterazioni del ritmo, qualità e quantità del sonno. Nonostante non sia diagnosticabile con esami del sangue o risonanze magnetiche, l’insonnia è una vera e propria malattia, classificata in base a tre parametri: la tipologia, le eventuali cause e la durata.
La durata dell’insonnia non è uguale per ogni paziente, ma variabile: è in grado di presentare modifiche nel corso di un’intera vita del medesimo individuo, suddividendosi in insonnia cronica, occasionale o transitoria. Le cause principali di questa patologia sono primarie o non organiche, ovvero qualora il paziente non presenti patologie cliniche e sia sano, oppure secondarie, quando il problema si manifesta a causa di malattie fisiche o altri problemi di natura psicologica, come ad esempio ansia o depressione. Esistono diverse tipologie di insonnia, partendo da quella iniziale con difficoltà ad addormentarsi, quella centrale con risvegli repentini durante la notte e quella tardiva, con risveglio mattutino precoce.
Nel corso degli ultimi 20 anni sono state perfezionate numerose strategie mirate alla cura dell’insonnia senza l’intervento farmacologico, alcune delle quali rivelatesi molto efficaci sia per quanto riguarda il miglioramento della qualità del sonno nei pazienti insonni che per quanto riguarda la semplificazione della riduzione e sospensione di sonniferi. Nella maggior parte dei casi sono la tensione muscolare, i cattivi pensieri che affollano la mente e le cattive abitudini del sonno che provocano la comparsa dell’insonnia, per questo motivo è utile intervenire con un intervento cognitivo comportamentale: di che cosa si tratta? Colloqui di gruppo oppure con singole persone condotti da uno psicologo specializzato nei disturbi del sonno. In questo modo sarà possibile affrontare i vari problemi, cercando di insegnare al paziente le tecniche di rilassamento e di distrazione immaginativa più efficaci, dando le giuste informazioni e indicazioni relative alla buona qualità del sonno.
Dormire è fondamentale per recuperare le energie, soprattutto dopo una lunga giornata di lavoro: le persone che soffrono di insonnia non riescono a riposare, pertanto affrontano le giornate colmi di stanchezza e irritabilità. I singoli soggetti che seguono la terapia cognitivo comportamentale hanno manifestato miglioramenti nei confronti della qualità de sonno, definendosi buoni dormitori. Quando l’intervento dello psicologo si conclude il tempo che l’individuo impiega per addormentarsi o rimane sveglio durante le ore di sonno non super i 30 minuti. La cura dell’insonnia prevede come obiettivo finale la sospensione dei sonniferi, secondo accordi presi con il medico curante che li ha prescritti: grazie alla terapia circa il 77% dei pazienti sostiene di non averne bisogno e di non farne più uso.
Sono circa 15 milioni le persone che soffrono d’insonnia, quasi tutte donne. Nella maggior parte dei casi non viene consultato un medico, obbligandoci a trascorrere notti in bianco senza alcuna soluzione. Per evitare che il problema persista o peggiori è fondamentale rivolgersi a un dottore e cercare di intervenire il più presto possibile, non appena i sintomi persistano per più di due settimane. Se l’insonnia non viene trattata precocemente rischia di diventare cronica, con ricadute anche quando si sta in piedi. Persone che non dormono abbastanza, dormono male o non dormono per niente lamentano difficoltà di concentrazione, sonnolenza durante il giorno, stanchezza, irritabilità e conseguente carenza sul fronte lavorativo.
Esistono rimedi naturali contro l’ insonnia che potete provare prima di un consulto medico, ma si tratta di trattamenti fai da te che non sempre portano al successo sperato. Prima di tutto bisogna cercare di andare a dormire sempre alla stessa ora, in modo da non scombinare il fuso orario del sonno. Qualora siate a letto ma il sonno non arriva, evitate di rimanere a letto con la speranza di riuscire ad addormentarvi: risultato? Finirete con l’innervosirvi, aumentando le probabilità di non riuscire a dormire. In questa circostanza alzatevi e leggete un buon libro, magari optando per una tisana rilassante con della camomilla. Durante la cena preferite pasti leggeri e salutari, possibilmente non troppo tardi. Non bevete alcool prima di addormentarvi, anche se potrebbero regalare una piacevole sensazione di sonnolenza: quando l’effetto dell’alcool svanisce, potreste svegliarvi nel cuore della notte senza più riuscire a prendere sonno; medesimo ragionamento anche per bevande con caffeina. Non praticate attività sportiva prima di dormire, poiché questo aumenta la temperatura corporea. Non discutete, non scrivete o lavorate a computer e tablet, ma ascoltate musica rilassante e rimandate ogni chiarimento al giorno dopo. Non guardate la televisione in camera e, nel caso in cui abbiate un bimbo piccolo, cercate di raccontare ogni sera una fiaba diversa: in questo modo il pargolo riposerà, ma allo stesso tempo vi rilasserà.

Zuppa di vongole e speck

zuppa di vongole

INGREDIENTI:

  • 1 sogliola
  • 2 spicchi d’aglio
  • 1 carota
  • Cipolla
  • 2 gambi di sedano
  • 2 cucchiai di olio extravergine di oliva
  • Pepe
  • 200 g di pomodori molto maturi
  • Prezzemolo
  • Sale
  • 100 g di speck
  • 5 bicchieri di vino bianco
  • 1 kg di vongole

TEMPO: 55 MIN

COTTURA: PENTOLA

DIFFICOLTA’: MEDIA


PASSO PER PASSO:


1) Riunite in una pentola la lisca di sogliola, 1/2 cipolla, 1 carota e 1 gambo di sedano mondati e lessate con 1,5 l di acqua a fiamma bassa per 30 minuti. Filtrate il brodo e salatelo leggermente.

2) Sciacquate, nel frattempo, le vongole e tenetele in un recipiente con abbondante acqua fredda salata per almeno 30 minuti per fare perdere loro i residui di sabbia, quindi scolatele e trasferitele in un tegame basso con l’aglio, il vino e il prezzemolo lavato e tritato.

3) Chiudete con il coperchio, alzate la fiamma e fate aprire le vongole, estraete i molluschi e filtrate con un passino fine il liquido di cottura.

4) Fate soffriggere nell’olio extravergine la restante cipolla affettata a velo e il sedano rimasto tritato, aggiungete lo speck tagliato a listerelle sottili e corte e fate colorire a fiamma vivace per circa 2 minuti mescolando.

5) Sbucciate i pomodori, strizzateli, privateli dei semi e tagliateli a filettini, riuniteli al soffritto assieme al brodo di pesce e alle vongole. Fate sobbollire per 5 minuti e condite con sale e con pepe macinato al momento. Servite accompagnando, a piacere, con dadini di pane abbrustolito.

Bombolette di salsiccia

salsiccia
INGREDIENTI:
  • 200 g di salsiccia
  • 1 rametto di rosmarino
  • Olio extravergine di oliva
  • 2 spicchi di aglio
  • Pepe nero macinato al momento
  • 50 ml di vino bianco secco

TEMPO: 20 MIN

COTTURA: PENTOLA

DIFFICOLTA’: FACILE


PASSO PER PASSO:

1) Affettare la salsiccia in dischetti di 1 centimetro circa.

2) Lavare il rosmarino, tamponarlo con carta da cucina, selezionarne le foglie e tritarle finemente con la mezzaluna su un tagliere.

3) Mettere in un padellino un filo appena d’olio e l’aglio schiacciato e spellato. Farlo ben dorare su fiamma media, quindi unire i pezzettini di salsiccia, il rosmarino e una macinata di pepe.

4) Far ben dorare la salsiccia, quindi unire il vino, da far sfumare a fiamma vivace.

5) La salsiccia così cotta butterà fuori molto grasso. Per rendere la preparazione più leggera si può inclinare la padella da un lato e raccoglierlo con un cucchiaio e gettarlo.

6) Quando il fondo di cottura si sarà asciugato la salsiccia comincerà a rosolare. Non eccedere per non farla diventare secca.

7) Raccogliere lil tutto in piattini da porzione, unire uno stuzzicadenti o una forchettina e servire ben calda.

Risotto tonno e piselli

risotto tonno e piselli

INGREDIENTI:

  • 30 g di burro
  • 1 Cipolla
  • Pepe
  • 200 g di piselli in scatola
  • Prezzemolo
  • 300 g di riso
  • Sale
  • Tonno sott’olio sgocciolato

TEMPO: 20 MIN

COTTURA: PENTOLA

DIFFICOLTA’: FACILE

1) Lessate il riso a cottura rapida in abbondante acqua salata per il tempo indicato sulla confezione.

2) Intanto tritate la cipolla e fatela soffriggere in una casseruola con il burro. Unite il tonno sgocciolato dall’olio di conservazione e sbriciolato e i piselli scolati.

3) Mescolate, lasciate insaporire per qualche istante a fuoco basso e regolate di sale e pepe. Scolate il riso, conditelo con l’intingolo di tonno e piselli e cospargete con il prezzemolo tritato. Distribuite nei piatti individuali e servite.

Ravioli al vino

ravioli al brodo

INGREDIENTI:

  • 1 litro di brodo vegetale
  • 90 g di carni bollite
  • 200 g di erbette
  • 250 g di farina
  • 50 g di grana padano
  • Noce moscata
  • 1 cucchiaio di olio extravergine di oliva
  • 50 g di ricotta vaccina
  • Sale
  • 5 bicchieri di vino bianco o rosso

TEMPO: 45 MIN

COTTURA: PENTOLA

DIFFICOLTA’: MEDIA


1) Mettete farina e sale in un robot e azionate l’apparecchio. Unite l’olio e mezzo bicchiere di acqua, sempre frullando, in modo da ottenere una pasta consistente ma elastica. Coprite e tenete in fresco.

2) Frullate carne, erbette, grana e ricotta finche avrete un composto omogeneo. Salate e profumate con la noce moscata.

3) Dividete la pasta in 2 parti e stendetele in 2 sfoglie sottili. Distribuite su una sfoglia il ripieno a mucchietti e poi sovrapponete l’altra sfoglia. Sigillate la pasta premendo con le dita e con l’apposita rotella ritagliate dei raviolini.

4) Portate a ebollizione il brodo e profumatelo con il vino. Lessatevi i raviolini e serviteli caldi.