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Efedrina per dimagrire: funziona ma attenzione è illegale

L’efedrina è una sostanza con una storia millenaria, che fino a 10 anni fa era ampiamente usata nei regimi dietetici grazie all’elevato potere dimagrante. Nel tempo è stata bandita in molti Paesi tra cui l’Italia, a causa dei gravi effetti collaterali che può provocare.
Di recente se ne è tornato a parlare perché una sentenza del Tar Lazio ha ammesso nuovamente sul mercato questa sostanza, in precedenza vietata dal Ministro della Salute.
Scopriamo di cosa si tratta e se è davvero così miracolosa.
L’efedrina è un protoalcaloide con una struttura molecolare affine a quella delle anfetamine. Negli ultimi decenni ha spopolato nel mondo soprattutto per il suo elevato potere dimagrante. Non si tratta però di un prodotto artificiale di tipo industriale, come si potrebbe pensare. È invece una sostanza completamente naturale che si trova nelle piante di Ephedra, un arbusto di tipo perenne originario della Mongolia, oggi diffuso in tutte le zone dal clima caldo e temperato.
Conosciuta sin dai tempi remoti per le sue proprietà benefiche, per oltre 5 mila anni è stata ampiamente usata in India e in Cina per curare le più svariate malattie, tra cui: influenza, febbre, asma, mal di testa, dispnea e raffrreddori. Negli anni recenti è stato scoperto anche il suo potere dimagrante, e così è entrata a far parte della composizione degli integratori alimentari finalizzati alla perdita di peso, nonchè degli stimolanti per gli atleti.
Oggi è legale? L’efedrina è attualmente inclusa nella nella lista delle sostanze vietate dall’Antidoping, che ne stabilisce il livello massimo consentito nel sangue. In Italia questa sostanza è stata bandita dal Ministero della Salute alla fine del 2015, con ritardo rispetto alla sua proibizione negli Stati Uniti da parte della Food and Drug Administration. A gennaio 2017 una sentenza del Tar Lazio ha però ribaltato la situazione, accogliendo il ricorso proposto dalla Galenic Scientific Association. Il provvedimento precedente è stato annullato per “difetto di istruttoria e motivazione” del decreto ministeriale, e quindi la sostanza riabilitata. Ciò significa che oggi è di nuovo possibile venderla ed acquistarla per scopi dimagranti. Tuttavia è bene farlo con consapevolezza, riflettendo sui vantaggi che offre e sui rischi per la salute che può comportare il suo uso.
Funziona davvero? L’efedrina, similmente all’adrenalina, produce un effetto “simpatico-mimetico non selettivo”, ma più energico e duraturo, in quanto non viene elaborata degli enzimi tanto velocemente come quest’ultima.
Funziona davvero perché ha delle reali capacità dimagranti, tanto che i farmaci che la contengono velocizzano il metabolismo degli zuccheri e dei lipidi, stimolando la produzione delle catecolamine. Queste sostanze riducono lo stimolo della fame ed agevolano una rapida perdita di peso. Più difficile è stabilire con precisione quanti chilogrammi si possano perdere e in quanto tempo. L’effetto dell’efedrina varia infatti da soggetto a soggetto, a seconda delle sue caratteristiche personali (tipo di metabolismo, massa muscolare, ecc.), e pertanto non è possibile stabilirne una “dose universale” efficace per tutti.
EFFETTI COLLATERALI. Il tasto dolente dell’efedrina sta proprio qui, perché i suoi benefici sono compensati da “contro” non meno significativi. Questa sostanza può infatti causare aritmie cardiache, problemi di natura cerebrovascolare e al sistema nervoso, generando inquietudine, tremori, nervosismo, insonnia e persino allucinazioni. Gli effetti più nocivi sono però a carico del sistema cardiovascolare, che risulterà gravato dall’aumento della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa.
Ma non è finita, perché terminato l’effetto principale, l’efedrina induce nell’individuo uno stato di sedazione più o meno profonda, che nei casi più estremi può condurlo alla depressione o al suicidio.
Data la sua pericolosità, la regola generale è quella di utilizzarla con cautela, solo se è necessario e sotto stretto controllo medico. Le dosi devono essere moderate, altrimenti potrebbero causare anche fenomeni di ritenzione idrica, nausea, vomito e stitichezza.
Bisogna chiedersi se davvero per dimagrire valga la pena correre tutti questi rischi o se non sia meglio optare per un’altra strada.
Oltre all’elevato potere dimagrante, l’efedrina vanta diversi ulteriori vantaggi: migliora il livello di concentrazione, l’apporto di sangue ai muscoli e la disponibilità di glucosio per le cellule; contrasta il senso di fame, favorisce la diuresi ed incrementa il metabolismo basale fino al 5%; limita gli effetti causati dall’ipertensione e dall’asma. La sua elevata capacità vasodilatatoria per il naso e le vie respiratorie ne fa un componente molto usato nei prodotti farmacologici che agevolano la respirazione (a base di efedrina cloridrato).
Oltre ai numerosi effetti collaterali, l’efedrina ha uno svantaggio in più per gli sportivi: comporta il rischio di essere accusati di doping. Da molto tempo viene infatti considerata dopante a livello internazionale se la sua dose di assunzione supera i 10 microgrammi per millilitro. L’esempio più famoso è quello del calciatore Diego Armando Maradona, che risultò positivo all’efedrina e fu squalificato durante i campionati mondiali di Usa ’94.
Questa sostanza agisce in modo simile alle anfetamine, stimolando maggiormente il sistema periferico piuttosto che quello nervoso centrale. Per questo motivo si può essere indotti ad abusarne perché si sottovalutano i suoi effetti, essendo minori quelli allucinogeni e psicostimolanti. Inoltre può causare dipendenza fisica, dato che gli effetti si producono solo dopo la sua assunzione.
Risulta ancora più pericolosa in combinazione con la caffeina, contenuta nel caffè e quindi nel regime alimentare di tante persone, aumentando il rischio di gravi effetti collaterali.