infarto

I principali sintomi dell’infarto e le principali cause

L’infarto è un evento grave che interessa un muscolo come il cuore, al quale viene a mancare un sufficiente afflusso di sangue e quindi di ossigeno.
Questo provoca una necrosi, cioè la morte del tessuto muscolare cardiaco a seguito del quale si viene a formare del tessuto cicatriziale, che denota l’avvenuto infarto.
Tale patologia ha spesso cause concomitanti e sintomi predittivi tipici, che vanno riconosciuti per far intervenire i soccorsi nel minor tempo possibile.
Tra le cause dell’infarto ci sono gli elevati livelli di colesterolo nel sangue, in particolare di quello denominato LDL, composto dalle cosiddette lipoproteine.
Si tratta di grassi che con il tempo e sul lungo periodo vanno a depositarsi sulle pareti delle arterie, creando uno strato che le restringe.
Gli accumuli di colesterolo sono detti “placche” sulle quali si può venire a creare un coagulo di sangue, il quale potrebbe ostruire completamente o parzialmente l’arteria.
Da questo dipende la mancanza di sangue e quindi di ossigeno al cuore e per evitarlo è bene seguire una dieta povera di grassi.
Il colesterolo può essere tenuto sotto controllo con l’alimentazione e, nei casi che lo richiedono, con una terapia farmacologica fino a quando non si ritorna ai livelli normali.
La pressione alta è un’altra causa dell’infarto. Il motivo risiede nel fatto che negli anni il muscolo cardiaco viene sottoposto a un superlavoro di pompaggio del sangue.
La pressione arteriosa è un valore che indica, appunto, con quanta potenza avviene l’afflusso di sangue al cuore. Se vengono superati i limiti della massima e della minima (oltre i 90 e i 140 mmHg), il cuore soffre.
La pressione alta sollecita anche le pareti delle arterie e dipende soprattutto da una dieta ricca di sale e dall’obesità. Si definisce “obesa” una persona che ha un indice di massa corporea che supera o è uguale a 30.
L’infarto può essere provocato anche dal fumo di sigaretta, incluso quello passivo prolungato per anni.
Fumare danneggia ancora una volta le arterie e favorisce la formazione delle placche aterosclerotiche e anche dei coaguli.
Come accennato l’obesità è una delle cause e dei fattori di rischio per la predisposizione all’infarto, che solitamente si associa a una vita sedentaria.
La mancanza di attività fisica provoca il deposito del colesterolo e anche l’innalzamento della pressione sanguigna. Impegnarsi nell’attività motoria potrebbe eliminare diverse cause dell’infarto, tra cui l’obesità.
Tra le cause che non si possono in alcun modo modificare c’è l’aspetto ereditario.
Avere in famiglia parenti prossimi, come genitori, zii, fratelli, che hanno subito un infarto significa che bisogna fare molta attenzione perché i livelli di rischio sono più elevati rispetto a chi, invece, non ha familiarità.
Allo stesso modo anche la pressione alta e il colesterolo possono avere un’esclusiva causa ereditaria.
L’infarto può essere provocato spesso da qualcosa che viene sottovalutato come lo stress.
Una vita frenetica può incidere in modo determinante sulla comparsa di un evento grave come quello che danneggia il cuore, nella metà dei casi in modo fatale.
Lo stress incide sul rischio di avere un infarto in 2 modi. Uno di questi è quello che provoca l’aumento di comportamenti a rischio, come una dieta disordinata, fumare più sigarette, dedicarsi completamente al lavoro e mai allo sport.
Lo stress riguarda anche l’organismo, che reagisce aumentando i valori della pressione arteriosa, che associato al colesterolo e al fumo, diventa evidentemente tra le cause più pericolose.
Inoltre l’accumulo di amarezza, rabbia, delusioni può essere causa di infarto.
In ultimo, anche l’abuso di alcool e il diabete fanno parte delle cause del danno al cuore.
Riconoscere un infarto dai sintomi è una misura di difesa che tutti dovrebbero conoscere, perché il tempo entro il quale si interviene è fondamentale rispetto all’aspettativa di vita in questi casi.
L’infarto è una patologia mortale e si può fermare oltre che con la prevenzione, anche trovandosi entro un’ora presso le cosiddette “stroke unit” dei Pronto Soccorso. Si tratta di unità coronariche e di rianimazione che sono pronte in qualsiasi momento a intervenire per fermare il danno cardiaco, quando l’infarto non è massivo.
Ci sono sintomi predittivi e che rappresentano un avvertimento importante rispetto al rischio di vivere questo evento.
Il dolore al petto è il sintomo più comune, associato alla mancanza di fiato, a una fitta che dà un senso di oppressione.
Il dolore talvolta può irradiarsi al braccio sinistro, al collo, ai denti e alle mandibole, fino alla schiena e allo stomaco.
Avere un mal di stomaco per più giorni richiede un controllo mirato, in quanto potrebbe nascondere un infarto già avvento o che sta per accadere.
Il dolore al centro del petto, che dà anche una sensazione di mancamento, e può provocare nausea, vomito, sudorazione fredda, viene detto “angina pectoris”.
L’angina dura pochi minuti e compare soprattutto sotto sforzo, a causa della mancanza di sangue-ossigeno momentanea alle arterie coronarie. Il dolore passa a riposo e viene anche chiamato “ischemia coronarica”.
Le coronarie circondano il cuore e possono essere soggette raramente anche a spasmi, che ostruiscono il flusso e causano un evento fulminante, con morte quasi istantanea.
L’angina può ripresentarsi, ma al primo evento è sempre il caso di chiamare il medico per una visita tempestiva o recarsi con l’ambulanza in ospedale dopo aver chiamato il 118, per avere un accesso più veloce alle cure del Pronto Soccorso.
Nei paesi occidentali l’infarto e le malattie coronariche sono la causa principale di morte, che interessa in misura maggiore le donne degli uomini.
La salvezza è legata soprattutto alla somministrazione di anticoagulanti, che rendono il sangue più fluido liberando l’ostruzione. Nei casi di ostruzione dell’arteria si può intervenire con il posizionamento dello “stent”, che permette di nuovo il passaggio del sangue rinforzando le pareti arteriose.