problemi cardiovascolari

Attenzione ai farmaci che assumete potrebbero causarvi un infarto con problemi cardiovascolari

Innanzitutto mai abusare dei medicinali, di qualsiasi genere.
È una massima di cui è facile scordarsi, specialmente ai giorni nostri, in cui è comune vedere farmaci da banco reclamizzati liberamente e costantemente in pubblicità televisive e meno – ma una non per questo meno vera, specialmente per quanto riguarda gli antidolorifici, il cui uso smodato è stato recentemente collegato ad un’aumentata incidenza d’infarti del miocardio e ictus.
Prima di preoccuparci e sudare freddo, però, vale la pena di rinfrescare un attimo la memoria al riguardo.

Le basi: cos’è l’iburoprofene?

Citando il comunicato dell’Agenzia Europea Medicinali (o EMA nella sigla inglese) che ha lanciato l’allarme, l’ibuprofene è un medicinale antidolorifico e anti-infiammatorio: esso agisce bloccando un enzima chiamato ciclossigenasi, che produce prostaglandine, sostanze coinvolte nel processo infiammatorio e causa di dolore. L’ibuprofene si trova in medicinali utilizzati per trattare il dolore,
l’infiammazione e la febbre; la dose abituale per gli adulti e i bambini sopra i 12 anni di età è di 200-400 mg, 3 o 4 volte al giorno se necessario.

Detto questo, passiamo al resto del comunuicato.

Antidolorifici e problemi cardiovascolari: il colpo al cuore del PRAC

La notiza non è particolarmente recente – risale al 16 aprile 2015 l’avvertimento lanciato dal Pharmacovigilance Risk Assessment Committee (“Comitato Valutazione Rischi per Farmacovigilanza”, meglio conosciuto come PRAC), branca dell’Agenzia Europea dei Medicinali la quale ha concluso che, in seguito alla revisione di vari studi clinici e letterari, è possibile tracciare una diretta connessione tra un’aumentata incidenza di problemi cardiovascolari tra i pazienti che consumano elevate dosi di farmaci a base di iburoprofede (2.400mg in su al giorno).

Pessime notizie per tutti coloro che fanno affidamento su questi farmaci per lenire le proprie sofferenze, quindi? Sì e no.
La revisione, pur raccomandando cautela con la somministrazione di questi farmaci e un attento consulto col proprio medico prima di procedere alla loro assunzione – indipendentemente dal loro essere ‘da banco’ o meno – fa anche presente che, in dosi limitate o comunque inferiori ai 1.200mg giornalieri (peraltro le dosi raccomandate per i farmaci di questo tipo nell’Unione Euroepa), non si sia osservato alcun aumento di problemi cardiovascolari; inoltre, ciò che il PRAC suggerisce non è un bando totale al loro uso sopra quella soglia né una diffida al loro impiego, al contrario ha concluso che i benefici che offrono superano i rischi che pongono.

Ciò che il PRAC prescrive è di aggiornare i consigli per l’uso di questi farmaci a base iburoprofenica (o dexibuprofene, che ha presentato effetti e rischi simili) e di evitare la somministrazione ad alte dosi per i pazienti affetti da gravi patologie cardiocircolatorie (eg. insufficienza cardiaca, malattie cardiache, problemi circolatori, precedenti infarti o ictus); inoltre, i medici devono tener conto di ulteriori fattori di rischio per il paziente in caso di lunghi trattamenti iburoprofenici ad alto dosaggio, come fumo, diabete, pressione o colesterolo alto.
In tutti questi casi, il consiglio opportuno è quello di tenere il dosaggio al minimo possibile al fine di non causare rischi per il paziente senza che questo risenta del dolore causato dalla non assunzione degli antidolorifici.

 Iburoprofene, altri farmaci e voi: come regolarsi

I farmaci in commercio a base di iburoprofene sono molti – Moment e Voltaren sono giusto due dei nomi più conosciuti – e, come già menzionato, ampiamente reclamizzati per piccoli dolori e fastidi insistenti.
Il PRAC si è espresso al loro riguardo, consigliando appunto di essere cauti con la loro assunzione, evitare di abusarne e consultare un cardiologo per essere certi di non incorrere in rischi eccessivi specialmente nel caso di precedenti con problemi cardiovascolari, ma non ne vieta l’ultilizzo.

Il PRAC si è anche espresso, però, su altri farmaci come i FANS (Farmaci Anti-infiammatori Non Steroidei), tra cui gli inibitiori COX-2 e il diclofenac, dicendo di prestarvi la medesima cautela dopo aver riscontrato simili effetti all’iburoprofene quando assunti in dosi similmente elevate, e anche sull’aspirina quando assunta al fine di ridurre problemi cardiovascolari in dosi moderate: in questo caso il PRAC ha osservato che il suo effetto anti-aggregante è stato indebolito dall’iburoprofene, pur specificando che non è certo sul lungo termine se l’impatto sia sufficientemente serio da pregiudicarne l’effetto nel complesso e renderla inadeguata a prevenire infarti del miocardio e ictus.
Il suo uso occasionale, però, nella maggioranza dei casi non ha dimostrato di avere impatto significativo ed è quindi sicuro per l’assunzione.