THIGH GAP: il segreto per far impazzire gli uomini

thigh gap

Dicembre 2012, sfilata delle supermodelle di Victoria’s Secret. Da quel momento nasce una moda o forse una mania: il Thigh Gap. Definirlo è molto semplice. Mettiti in piedi, davanti allo specchio, unisci le ginocchia e osserva le tue cosce. Se non si toccano, madre Natura ti ha regalato un Thigh Gap naturale, altrimenti devi lavorare sodo per conquistarlo. In questo articolo ti verrà spiegato come puoi fare. Prima di iniziare, è necessaria una piccola precisazione. Lascia perdere diete scriteriate o addirittura i digiuni. Il divario tra le cosce puoi crearlo con esercizi mirati e un’alimentazione sana e finalizzata allo scioglimento dei cuscinetti. E se alla fine del percorso non riuscirai a raggiungere quel famigerato divario, consolati, avrai conquistato comunque un fisico snello, tonico e asciutto. La parola d’ordine è organizzazione e disciplina. Inizia con il curare l’alimentazione, privilegiando alcuni alimenti. Il nemico giurato del Thigh Gap è senza dubbio la ritenzione idrica che provoca il ristagno dei liquidi e la comparsa degli odiosi cuscinetti sulle cosce. Prima di iniziare qualsiasi dieta, regalati un fine settimana detox. Il sabato, appena alzata, bevi un bicchiere di acqua tiepida con mezzo limone spremuto. Dopo circa mezz’ora fai colazione, privilegiando tè verde e centrifugati di frutta e verdura (tranne le banane). A pranzo evita le proteine animali, privilegiando zuppe di verdura con poco sale e olio. A cena invece mangia un po’ di pesce magro accompagnato da un’insalata ricca e poco condita. Durante tutta la giornata bevi almeno 2 litri di acqua oligominerale e tisane depuranti e disintossicanti. Cerca di limitare al massimo gli impegni, fai scorta di relax e benessere perché dal lunedì seguente inizierai a lavorare sodo per conquistare il tanto desiderato Thigh Gap. Dopo questa fase detox, inizia il regime dimagrante vero e proprio. Per quindici giorni (e non uno di più) puoi affrontare una dieta proteica che ti aiuterà a combattere in modo efficace la ritenzione idrica. Privilegia le proteine magre della carne bianca, del pesce e delle uova. Limita il sale e lo zucchero, togli i fritti e fai la scorta di vitamine e sali minerali. Sulla tua tavola non dovranno mai mancare frutta e verdura di stagione. Sceglila in base al colore e varia ogni giorno. La cosa fondamentale è bere tanta acqua per smaltire le scorie dovute a un’alimentazione proteica. In quindici giorni vedrai diminuire in modo sensibile la ritenzione idrica e le cosce appariranno più lisce e toniche. Dopo questo lasso di tempo inizia a reintrodurre i carboidrati. Non fermarti solo alla pasta e al riso. Divertiti a scoprire nuovi sapori e consistenze con la quinoa, il farro o l’orzo. Concediti uno strappo settimanale sia per aiutare l’umore sia per dare una scossa al metabolismo basale che tende ad abbassarsi quando si mangia di meno. Utilizza la stevia per dolcificare e l’olio extravergine per condire i tuoi piatti. Diminuisci il consumo di sale e impara a utilizzare le spezie. Il secondo passo per conquistare velocemente il Thigh Gap consiste nel prenderti cura della tua pelle. Una soluzione efficace sono i fanghi di alga che migliorano la circolazione, snelliscono e tonificano i tessuti. Applicali per due volte alla settimana per trenta minuti, avvolgendo la pelle con la pellicola per alimenti. Puoi fare uno scrub casalingo a base di caffè per contrastare il ristagno dei liquidi. Prendi un cucchiaio di zucchero, uno di olio extravergine d’oliva e un fondo di caffè (proprio quello della moka), mescola, spalma sulle gambe e risciacqua. Usa una buona crema anticellulite da mettere mattina e sera con un leggero massaggio. A questo punto sei pronta per iniziare la parte più impegnativa ma ricca di soddisfazioni: l’attività fisica. In rete puoi trovare numerosi workout, da quelli famosi di Jillian Michaels alla famosa Bikini Body Guide di Kayla Itsines, ideali per conquistare il corpo che desideri. L’esercizio aerobico è quello che ti fa bruciare più grassi. Ricordati di praticarlo almeno per venti minuti perché è solo a partire da questa soglia che l’organismo inizia a bruciare le riserve di grasso. A questi allenamenti puoi affiancare degli esercizi mirati per il Thigh Gap. Il primo è molto semplice. Sdraiati sul lato sinistro e appoggia la testa sul braccio sinistro. Inizia a sollevare leggermente la gamba destra per dieci volte. Fai tre serie da dieci e ripeti poi dall’altra parte. Sfrutta le proprietà della pressione facendo un esercizio semplice che puoi svolgere anche mentre sei seduta e lavori al pc. Prendi un cuscino piccolo, mettilo in mezzo alle gambe e inizia a stringere per circa venti secondi. Rilassati e ripeti per almeno cinque volte. Durante le sessione di workout dedica almeno dieci minuti allo stretching. Per ottenere il Thigh Gap devi allungare in modo efficace i tuoi muscoli, stirandoli senza mai forzarli. Regalati qualche seduta di linfodrenaggio e soprattutto divertiti! Ti stai regalando un fisico nuovo, a prescindere dal divario tra le tue gambe. E se ancora non hai raggiunto il Thigh Gap, prova a ricrearlo in foto con due semplici trucchetti: riprenditi sempre dall’alto verso il basso e stacca leggermente i talloni, indurendo le cosce. In foto le tue gambe saranno immediatamente più snelle e toniche!

Liquirizia: proprietà benefiche per il nostro organismo

liquirizia

La liquirizia, che tutti conoscono sotto forma di dolciumi o di radice, è una pianta che cresce nell’area mediterranea e ne esistono diverse qualità.
Quelle più note e pregiate si distinguono in base alla provenienza geografica, quindi abbiamo la liquirizia d’Ungheria, quella di Russia, quella della Spagna, quella turca e quella della Cina, che è più amara rispetto alle altre menzionate.
In molti paesi viene gustata anche sotto forma di tisana e utilizzata nella preparazione dei liquori. Nel caso della birra può essere aggiunta durante la preparazione perché diventi più scura.
Sono molti i benefici che la liquirizia può dare alla salute, in quanto ha diverse proprietà e fa bene usata secondo un dosaggio consigliato dagli erboristi e dai naturopati.
Uno dei motivi per cui si consiglia di assumere la liquirizia è quando si soffre di pressione bassa, perché tende a rialzarla e a evitare, specialmente durante il periodo estivo, leggeri mancamenti e svenimenti.
Questo effetto è dovuto specificatamente al suo principio attivo, che è la glicirrizina, la quale riesce a influenzare i livelli di aldosterone, l’ormone che regola, appunto, i valori pressori.
Per i soggetti che, invece, soffrono di pressione alta il consiglio è di evitare di consumare troppo spesso o in quantità elevate la liquirizia, in quanto potrebbe avere effetti negativi, anche in presenza di una terapia farmacologica mirata.
Un altro dei benefici per la salute che si può attribuire a questa pianta mediterranea, è la cura delle disturbi gastrointestinali, intesi come gastrite, reflusso gastroesofageo, principi di ulcera, esofagiti e conseguenze delle stesse a livello del tratto respiratorio delle vie aree superiori.
Il reflusso gastrico persistente, infatti, potrebbe portare all’infiammazione delle mucose faringee e laringee e indurre all’insorgenza di bronchiti, tosse ed eccessiva produzione di espettorato.
In tal senso sembra che la liquirizia sai indicata per contrastare tutti questi disturbi con la stessa efficacia.
Per quanto riguarda i problemi gastrici, mangiare liquirizia stimola le mucose alla produzione di uno strato protettivo molto denso, che le difende non solo dall’azione corrosiva a causa della produzione eccessiva di acido gastrico, ma anche dall’effetto deleterio che molti farmaci possono indurre sullo stomaco.
È noto, infatti, che in particolare i FANS (medicinali antinfiammatori e antidolorifici), irritano la mucosa gastrica, specialmente se presi a stomaco vuoto o per un periodo prolungato.
La liquirizia riduce sia il bruciore che il senso di dolore addominale dovuto all’ulcera o al reflusso acido.
Un modo per aumentare l’efficacia della liquirizia è quello di masticare le radici, oppure bere una tisana o un decotto, affiancando il potere che i liquidi caldi hanno nello sciogliere anche l’eventuale muco presente.
Proprio un eccesso di muco è alla base della tosse persistente, in particolare quella grassa. Si tratta di un riflesso involontario dei bronchi che cercano di liberarsi dall’ostacolo che impedisce di respirare liberamente.
Per questo la liquirizia è indicata al fine di ridurre l’espettorato, ma anche di agire sulla carica batterica.
In questo senso è attiva anche sulle potenziali infezioni del tratto respiratorio, tanto da essere efficace in caso di bronchiti e infiammazioni.
Per tale scopo è bene assumerla polverizzando la radice secondo la giusta quantità, che non deve superare i 5 grammi, tenendo presente che è sempre il principio attivo che agisce a favore di queste affezioni.
In alcuni casi c’è chi sceglie di assumere la liquirizia sotto forma di integratori alimentari, per essere sicuro di avere il giusto apporto di glicirrizina, seguendo anche le indicazioni riportate sul foglietto illustrativo allegato alle confezioni.
È pur vero che la liquirizia risulta quanto mai efficace quando è assunta nella sua forma più naturale, quindi succhiando la radice o il rizoma.
Tra i benefici della liquirizia bisogna annoverare anche la cura di alcuni disturbi del cavo orale, come le afte, l’herpes e il mal di gola.
Bisogna tenere presente che sia le afte che l’herpes sono una manifestazione di un calo delle difese immunitarie, che va quindi indagato più approfonditamente.
La liquirizia anche in questo caso può considerarsi un buon coadiuvante, quando è necessario ristabilire un equilibrio immunitario messo alla prova, come nei casi di post intervento, debilitazione o un calo di energie dovuto agli anni che passano.
Nel caso delle afte la liquirizia può accelerare la loro cicatrizzazione, evitando ulteriori sofferenze quando queste vengono a contatto con cibi o aria. Le stesse potranno guarire acconciando i tempi di attesa di almeno 3 giorni.
Mangiare liquirizia porta benefici anche al fegato, che insieme ai reni, è uno degli organi preposti a depurare il nostro organismo.
La pianta agisce in particolare quando è presente un’insufficienza epatica cronica, in quanto c’è un interessante apporto di antiossidanti, che abbassano i livelli dei grassi nel sangue, specie dei trigliceridi. In tal modo nel fegato aumenta la produzione del glicogeno epatico, favorendo le sue difese. Questo accade, secondo alcuni studi, a seguito dell’assunzione della liquirizia per almeno un mese consecutivo, sempre senza superare i 5 grammi al giorno.
Se vi sentite stressati e avete problemi di insonnia, una tisana alla liquirizia può essere utile a calmare i nervi e a conciliare il sonno. Il motivo è da ricercare nell’azione sui livelli degli zuccheri e nello stimolo del sistema nervoso favorendo il riposo.
Secondo l’omeopatia può essere usata anche per alleviare i dolori dell’appendicite, della cervicale, contro la stitichezza per aumentare la peristalsi intestinale, agevolando l’evacuazione ed evitando episodi di stipsi.
Sotto forma liquida la sua azione antinfiammatoria agisce anche nel caso di applicazioni topiche per le dermatiti.

Agrumi: ecco la frutta con più vitamine e proprietà benefiche

agrumi

Gli agrumi derivano il loro nome dal tipico sapore “agro” (acre, aspro) che possiedono. Appartengono tutti ad un gruppo di piante sempreverdi incluse nel genere Citrus. Fra i nutrienti più importanti presenti in questi frutti compaiono soprattutto grandi quantità di acidi organici, fra cui l’acido citrico, che nei limoni tocca addirittura il 6% del totale edibile. Oltre all’importante quantitativo di vitamina C, mediamente presente in misura di 50 milligrammi per ogni 100 grammi di prodotto, gli agrumi contengono anche retinolo (che una volta sintetizzato dall’organismo si trasforma in vitamina A) e la maggior parte delle vitamine del gruppo B. Gli agrumi più apprezzati e diffusi sono l’arancia, il limone, il cedro, il mandarino, il bergamotto, il chinotto e il pompelmo. Tutti i frutti appena elencati possono essere consumati al naturale o sotto forma di spremute. Vengono spesso impiegati come condimento o per la preparazione di dolci, marmellate e liquori. Fra i distillati ottenuti attraverso il trattamento della buccia degli agrumi figurano il limoncello, il mandarinetto, l’Aurum, il Grand Marnier e i liquori a base di china. Chi volesse utilizzare la buccia degli agrumi per le preparazioni appena citate dovrà prima accertarsi che questi provengano da agricoltura biologica, poiché proprio nella buccia tendono ad accumularsi la maggior parte delle sostanze tossiche utilizzate per la coltivazione. Molti agrumi, inoltre, fra cui il pompelmo, possiedono proprietà disinfettanti perfette per un’azione detox e rigenerante per tutto l’organismo. Il pompelmo è un frutto originario della Cina ma ormai coltivato in tutto il mondo. È particolarmente ricco di sali minerali, fra cui magnesio, potassio, calcio e fosforo. Anche il pompelmo, come tutti gli altri agrumi, possiede quantità importanti di vitamina C, vitamina A e vitamine del gruppo B. Contiene, inoltre, una sostanza molto preziosa quale la naringenina, che svolge importanti funzioni antitumorali e antiossidanti. Il pompelmo è un potente drenante, riduce l’assorbimento di grassi, zuccheri e sale, aiuta la depurazione del fegato ed esercita una importante funzione brucia grassi. Può rivelarsi molto utile anche nel caso si soffra di difficoltà digestive, grazie alla produzione di alcuni enzimi utilizzati nel processo di digestione. Il re degli agrumi per eccellenza è il limone: frutto originario dell’India, oggi è diventato uno degli agrumi più coltivati in assoluto. Il suo sapore fortemente acidulo è la spia di una elevata quantità di acido ascorbico (vitamina C). Il limone non contiene molti sali minerali ed è uno degli agrumi con il minor quantitativo di zuccheri (pari al 2,3% del totale). Questo frutto ha grosse qualità antisettiche, diuretiche, battericide, astringenti e toniche. Favorisce l’assimilazione del ferro ed è perfetto anche per la cura di gotta, artrite, arteriosclerosi, anemia, reumatismi, ipertensione, stomatiti, flebiti e tonsilliti. L’arancia è probabilmente l’agrume più consumato ed apprezzato in assoluto, forte di un sapore delicato ed equilibrato, che piace a grandi e piccini, e di alcune proprietà eccezionali, prima fra tutte la grande quantità di vitamina C. L’arancia, inoltre, possiede un buon quantitativo di sali minerali, fibre e fruttosio. Questo frutto è poco calorico ed è particolarmente consigliato dai nutrizionisti a coloro che sono impegnati con una dieta dimagrante (il suo contenuto calorico ammonta a circa 35-40 Kcal per 100 grammi di prodotto). Le arance, grazie al loro quantitativo di antiossidanti e vitamine (B e P, oltre alla vitamina C) costituiscono un elisir in grado di purificare fegato, reni, intestino e pelle. Le arance rosse possiedono un’altra grande particolarità: sono ricche di una sostanza detta cianidina 3, che abbinata all’acido citrico e alle altre proprietà del frutto, abbassa il PH, migliora la digestione, stimola il metabolismo e riduce la glicemia. Tutto ciò fa di questo prezioso frutto un perfetto alleato contro i chili in più. Il cedro è un concentrato di proprietà medicamentose, fra cui le più importanti sono quelle antitumorali (protegge soprattutto il colon) e preventive nei conforti di alcune patologie cardiovascolari e dell’obesità. Il cedro possiede quantità talmente tanto elevate di flavonoidi da essere diventato l’emblema della giornata nazionale della ricerca contro le patologie oncologiche. Inoltre, il consumo di questo frutto è indicato a chi soffre di colite e disturbi virali a carico dell’intestino: la cura di queste malattie è garantita dalla vitamina C, che possiede importanti proprietà disinfettanti e antimicrobiche. I vantaggi del cedro non finiscono qui: l’olio essenziale ottenuto da questo frutto originario dell’Asia sud-orientale ed in particolare della regione del Bhutan, del Sikkim e del Nepal orientale, è in grado di ridurre la cellulite e di combattere la caduta dei capelli. Le clementine e i mandarini, infine, sono utilissimi disinfettanti naturali, esercitano un potere calmante sul sistema nervoso e sono molto utili in caso di insonnia, inappetenza e fragilità capillare. Questi due agrumi contengono anche buone quantità di acido folico e bromo, un minerale in grado di esercitare una potente azione calmante nei confronti del sistema nervoso centrale. Insomma, gli agrumi costituiscono alleati fedeli e preziosi contro numerosi disturbi e patologie e forniscono grosse quantità di vitamine e sali minerali di grande importanza. Fonti inesauribili di vitamina C, tali frutti devono essere consumati con costanza da grandi e piccini e possono essere impiegati anche in cucina, come condimento ideale di un gran numero di pietanze.

La birra come analgesico naturale piu potente del paracetamolo

birra

Appena scoppia un mal di testa il primo rimedio a cui si pensa è quello di un farmaco analgesico. Ma grazie ad un recente studio è stato possibile appurare quella che fino a qualche tempo fa era una semplice diceria: sembra che la birra abbia potenzialità analgesiche molto potenti. Si tratta perciò di una prospettiva davvero molto interessante per quanto concerne il consumo di questa bevanda alcolica che potrebbe a tutti gli eddetti diventare un’ottima soluzione terapeutica.
Stando a quanto emerso da uno studio effettuato presso l’Università di Greenwich, sembra che due bicchieri di birra abbiano un’efficacia analgesica addirittura superiore a quella del paracetamolo, farmaco comune. Un dato molto interessante e che, secondo gli esperti, è legato alla presenza dell’alcol all’interno di questa bevanda: infatti alzare la concentrazione di alcol ematica dello 0,08% permetterebbe di alzare la soglia del dolore. Si tratta perciò di un meccanismo d’azione molto interessante e che, soprattutto per chi soffre di mal di testa ed altri dolori, potrebbe rivelarsi un metodo utile per contrastarli.
Gli studiosi che si sono occupati di questa analisi hanno anche dimostrato che questo potrebbe essere il motivo che spinge soggetti con dolori cronici ad aumentare il consumo di bevande alcoliche. Infatti spesso coloro che avvertono sensazioni di dolori forti per molto tempo possono provare piacere nell’assunzione di birra in quanto alza la soglia del dolore. Ma ovviamente, così come confermano gli stessi studiosi, è bene considerare che un utilizzo smodato di questa bevanda possa avere conseguenze assai dannose a lungo termine.
Ancora in via di analisi il preciso meccanismo d’azione con cui agisce l’alcol presente nella birra nei confronti del dolore. Stando a quanto riportato da Trevor Thompson, il dottore che ha coordinato lo studio, sembra che i recettori su cui va ad agire siano gli stessi di quelli che sono target dei farmaci analgesici. Addirittura il medico si è sbilanciato affermando che l’efficacia della birra come analgesico può essere nettamente superiore a quella del paracetamolo e dall’azione paragonabile a quella degli oppioidi come, ad esempio, la codeina.
Dunque prospettive che diventano assai interessanti, anche per quanto concerne la possibilità di ottenere nuovi farmaci analgesici più pesanti. Anche perché l’uso sporadico di birra contro un mal di testa o un altro tipo di dolore potrebbe essere efficace, ma è bene ricordare che l’alcol non ha effetti benevoli sull’organismo. Ecco perché un’eccessiva assunzione di bevande alcoliche potrebbe risultare assai dannosa soprattutto a livello del fegato, determinando così conseguenze negative e che potrebbero dare inizio ad un bel po’ di problemi.

Efedrina per dimagrire: funziona ma attenzione è illegale

efedrina

L’efedrina è una sostanza con una storia millenaria, che fino a 10 anni fa era ampiamente usata nei regimi dietetici grazie all’elevato potere dimagrante. Nel tempo è stata bandita in molti Paesi tra cui l’Italia, a causa dei gravi effetti collaterali che può provocare.
Di recente se ne è tornato a parlare perché una sentenza del Tar Lazio ha ammesso nuovamente sul mercato questa sostanza, in precedenza vietata dal Ministro della Salute.
Scopriamo di cosa si tratta e se è davvero così miracolosa.
L’efedrina è un protoalcaloide con una struttura molecolare affine a quella delle anfetamine. Negli ultimi decenni ha spopolato nel mondo soprattutto per il suo elevato potere dimagrante. Non si tratta però di un prodotto artificiale di tipo industriale, come si potrebbe pensare. È invece una sostanza completamente naturale che si trova nelle piante di Ephedra, un arbusto di tipo perenne originario della Mongolia, oggi diffuso in tutte le zone dal clima caldo e temperato.
Conosciuta sin dai tempi remoti per le sue proprietà benefiche, per oltre 5 mila anni è stata ampiamente usata in India e in Cina per curare le più svariate malattie, tra cui: influenza, febbre, asma, mal di testa, dispnea e raffrreddori. Negli anni recenti è stato scoperto anche il suo potere dimagrante, e così è entrata a far parte della composizione degli integratori alimentari finalizzati alla perdita di peso, nonchè degli stimolanti per gli atleti.
Oggi è legale? L’efedrina è attualmente inclusa nella nella lista delle sostanze vietate dall’Antidoping, che ne stabilisce il livello massimo consentito nel sangue. In Italia questa sostanza è stata bandita dal Ministero della Salute alla fine del 2015, con ritardo rispetto alla sua proibizione negli Stati Uniti da parte della Food and Drug Administration. A gennaio 2017 una sentenza del Tar Lazio ha però ribaltato la situazione, accogliendo il ricorso proposto dalla Galenic Scientific Association. Il provvedimento precedente è stato annullato per “difetto di istruttoria e motivazione” del decreto ministeriale, e quindi la sostanza riabilitata. Ciò significa che oggi è di nuovo possibile venderla ed acquistarla per scopi dimagranti. Tuttavia è bene farlo con consapevolezza, riflettendo sui vantaggi che offre e sui rischi per la salute che può comportare il suo uso.
Funziona davvero? L’efedrina, similmente all’adrenalina, produce un effetto “simpatico-mimetico non selettivo”, ma più energico e duraturo, in quanto non viene elaborata degli enzimi tanto velocemente come quest’ultima.
Funziona davvero perché ha delle reali capacità dimagranti, tanto che i farmaci che la contengono velocizzano il metabolismo degli zuccheri e dei lipidi, stimolando la produzione delle catecolamine. Queste sostanze riducono lo stimolo della fame ed agevolano una rapida perdita di peso. Più difficile è stabilire con precisione quanti chilogrammi si possano perdere e in quanto tempo. L’effetto dell’efedrina varia infatti da soggetto a soggetto, a seconda delle sue caratteristiche personali (tipo di metabolismo, massa muscolare, ecc.), e pertanto non è possibile stabilirne una “dose universale” efficace per tutti.
EFFETTI COLLATERALI. Il tasto dolente dell’efedrina sta proprio qui, perché i suoi benefici sono compensati da “contro” non meno significativi. Questa sostanza può infatti causare aritmie cardiache, problemi di natura cerebrovascolare e al sistema nervoso, generando inquietudine, tremori, nervosismo, insonnia e persino allucinazioni. Gli effetti più nocivi sono però a carico del sistema cardiovascolare, che risulterà gravato dall’aumento della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa.
Ma non è finita, perché terminato l’effetto principale, l’efedrina induce nell’individuo uno stato di sedazione più o meno profonda, che nei casi più estremi può condurlo alla depressione o al suicidio.
Data la sua pericolosità, la regola generale è quella di utilizzarla con cautela, solo se è necessario e sotto stretto controllo medico. Le dosi devono essere moderate, altrimenti potrebbero causare anche fenomeni di ritenzione idrica, nausea, vomito e stitichezza.
Bisogna chiedersi se davvero per dimagrire valga la pena correre tutti questi rischi o se non sia meglio optare per un’altra strada.
Oltre all’elevato potere dimagrante, l’efedrina vanta diversi ulteriori vantaggi: migliora il livello di concentrazione, l’apporto di sangue ai muscoli e la disponibilità di glucosio per le cellule; contrasta il senso di fame, favorisce la diuresi ed incrementa il metabolismo basale fino al 5%; limita gli effetti causati dall’ipertensione e dall’asma. La sua elevata capacità vasodilatatoria per il naso e le vie respiratorie ne fa un componente molto usato nei prodotti farmacologici che agevolano la respirazione (a base di efedrina cloridrato).
Oltre ai numerosi effetti collaterali, l’efedrina ha uno svantaggio in più per gli sportivi: comporta il rischio di essere accusati di doping. Da molto tempo viene infatti considerata dopante a livello internazionale se la sua dose di assunzione supera i 10 microgrammi per millilitro. L’esempio più famoso è quello del calciatore Diego Armando Maradona, che risultò positivo all’efedrina e fu squalificato durante i campionati mondiali di Usa ’94.
Questa sostanza agisce in modo simile alle anfetamine, stimolando maggiormente il sistema periferico piuttosto che quello nervoso centrale. Per questo motivo si può essere indotti ad abusarne perché si sottovalutano i suoi effetti, essendo minori quelli allucinogeni e psicostimolanti. Inoltre può causare dipendenza fisica, dato che gli effetti si producono solo dopo la sua assunzione.
Risulta ancora più pericolosa in combinazione con la caffeina, contenuta nel caffè e quindi nel regime alimentare di tante persone, aumentando il rischio di gravi effetti collaterali.

Allergia ai pollini: rimedi naturali per alleviare i sintomi

allergia
L’arrivo della bella stagione porta con sé l’aumento delle temperature e della luce solare, ma con la fioritura delle piante anche dei pollini. Può così diventare un incubo che dura fino all’autunno per le persone che non tollerano questi microrganismi e che soffrono di allergia ai pollini.
L’allergia ai pollini è una malattia immunitaria tra le più diffuse al mondo, insieme a quelle al lattosio e al nichel, che non dà tregua a milioni di italiani provocando starnuti, asma, tosse, lacrimazione e prurito agli occhi e al naso. Si distingue dalle altre perché non dura tutto l’anno, ma “solo” alcuni mesi, essendo causata dall’aumento degli allergeni nell’aria che avviene soprattutto in primavera.
Vediamo da vicino di cosa si tratta e come affrontarla al meglio.
CHE COS’È E QUALI SONO LE CAUSE. L’allergia ai pollini o “febbre da fieno”, chiamata comunemente pollinosi, è una forma allergica respiratoria causata dalla circolazione aerea e dal deposito di microrganismi invisibili ad occhio nudo per tutto il periodo di fioritura delle piante e degli alberi (primavera ed estate).
Nei soggetti più sensibili, la respirazione delle masse di pollini presenti nell’aria provoca l’irritazione delle mucose e delle vie respiratorie, causando asma, tosse, starnuti e lacrimazione.
La rinite allergica colpisce metà della popolazione mondiale, il 20% della quale è interessata dalla sua forma più grave, causata proprio dai pollini. Questo dato è destinato ad aumentare a causa dell’incremento del tasso di inquinamento ambientale che rende più sensibili le mucose congiuntivali e le vie respiratorie.
I SINTOMI. I sintomi delle allergie ai pollini sono tanti e “cumulabili”, tra i più comuni figurano:
– la congestione delle mucose nasali, che genera difficoltà respiratorie e la sensazione di naso chiuso;
– la lacrimazione, il bruciore e l’arrossamento degli occhi;
– il prurito al naso, agli occhi e alla bocca;
– la tosse secca;
– l’asma bronchiale;
– la perdita momentanea dell’olfatto e del gusto.
Oltre a questi sintomi locali, l’allergia ai pollini mette a dura prova l’intero organismo generando una sensazione diffusa di stanchezza e spossatezza, spesso accompagnate da insonnia.
I RIMEDI IN FARMACIA. In presenza di forte allergia ai pollini è bene consultare uno specialista in Allergologia per farsi prescrivere la terapia farmacologica mirata. In commercio esistono molti farmaci per combatterla, ma in quanto tali gran parte va assunta sotto stretto controllo medico. Tra i più importanti ed usati figurano:
– antistaminici topici, spray nasali e colliri che possono essere acquistati senza prescrizione medica. Di essi però non bisogna abusare in quanto possono dare origine a fenomeni di sensibilizzazione e a complicazioni cardiovascolari;
– antistaminici per via orale, in gocce o compresse vanno assunti 1-2 volte al giorno in caso di rinite moderata. Nei soggetti più sensibili causano secchezza alla bocca e ritenzione idrica;
– steroidi locali, spray nasali, inalatori bronchiali e colliri a base di cortisone che contrastano tosse, ostruzione nasale e congiuntivite. Vanno assunti con moderazione poiché lo steroide contenuto potrebbe alla lunga danneggiare le mucose;
– steroidi per via orale, dall’alto potere antinfiammatorio aiutano contro le forme allergiche più gravi come l’asma bronchiale. Essendo molto forti vanno assunti sotto stretto controllo medico e per periodi inferiori ai 15-20 giorni. Tra gli effetti collaterali ci sono l’aumento di pressione, glicemia e bruciori allo stomaco, nonché la demineralizzazione ossea. Sono sconsigliati ai soggetti che soffrono di ipertensione, diabete, osteoporosi, ulcera e glaucoma;
– cromoni, sotto forma di spray nasale o colliri, impediscono la liberazione dei mediatori chimici a contatto con i pollini senza generare effetti collaterali. Liberamente acquistabili in farmacia, sono adatti per prevenire le allergie lievi e vanno usati un paio di ore prima di esporsi all’aperto dove sono presenti gli allergeni;
– broncodilatatori, sotto forma di spray o aerosol sono inalatori beta2-antagonisti che combattono i sintomi dell’asma, alleviando la tosse ed il broncospasmo. In presenza di forte asma vanno usati quelli a lunga durata (long acting) sotto stretto controllo medico;
– antileucotrieni, utili contro l’asma bronchiale, vanno assunti regolarmente tutti i giorni. Meno potenti dei corticosteroidi, per questo sono meglio tollerati e raramente provocano effetti collaterali (mal di testa, disturbi gastrointestinali);
– vaccino, chiamato immunoterapia specifica, è il rimedio farmacologico per eccellenza in presenza di allergie gravi dove compare l’asma. La cura deve essere programmata dallo specialista e prevede la somministrazione in dosi crescenti di uno o più allergeni “incriminati”, attraverso iniezioni sottocutanee o l’assunzione di gocce o compresse. Ogni ciclo di trattamento ha la durata di 6-8 mesi per le allergie stagionali, di 12 in presenza di un’allergia alla parietaria. Il vaccino va ripetuto per almeno 3-5 anni e può essere fatto anche dai bambini con più di 5 anni. Gli effetti collaterali sono moderati e di tipo locale (gonfiore e prurito).
Anche la natura offre validi mezzi per combattere la pollinosi ed incrementare le difese dell’organismo. Tra i rimedi omeopatici più efficaci figurano:
– il Vincetoxium ed il Sulphur, sotto forma di gocce possono essere acquistati liberamente in farmacia, ma in ogni caso è bene sentire prima il parere del medico specialista o del pedriatra. Gli adulti possono assumere 10 gocce 3 volte al giorno, mentre i bambini una dose pari alla metà.
– il Ribes Nigrum, “fitoterapico per eccellenza”, è un potente antistaminico che non ha nulla da invidiare al cortisone, ma essendo completamente naturale è privo di effetti collaterali. Stimola infatti le ghiandole surrenali dell’organismo a produrre da sé il cortisone naturale. Gli adulti possono assumerne 50 gocce una volta al giorno, preferibilmente al mattino a digiuno, mentre per i bambini sotto i 2 anni una dose di 5-10 gocce.

Dieta di Dio: spopola la nuova dieta americana che fa miracoli

dieta di dio

Secondo alcuni è solo l’ultima moda americana, per altri si è rivelata un’ottima soluzione per detossinare il corpo e perdere peso in poco tempo. La Dieta di Dio, chiamata anche Digiuno di Daniele, sta riscuotendo un successo strepitoso negli Stati Uniti soprattutto tra le comunità religiose presbiteriane ed evangeliche, e si appresta a sbarcare anche in Europa.
Questo nuovo regime alimentare ha la particolarità di essere ispirato alla Bibbia ed impone di mangiare esclusivamente frutta, verdura e legumi per 3 settimane, alternandoli ad un periodo di digiuno. Sono quindi tassativamente vietati tutti gli alimenti trasformati e raffinati, come carne, latticini ed alcol.
Sarà un’altra variante della dieta vegetariana o vegana? Non proprio, perchè stavolta il rispetto degli animali e della natura non c’entra. Come suggerisce il nome, l’idea alla base della Dieta di Dio è quella di favorire la purificazione del corpo e dello spirito conformemente ai precetti delle Sacre Scritture.
La sua ispirazione proviene dall’Antico Testamento, precisamente da un episodio che coinvolge il profeta Daniele: questi non accettò il vino e gli alimenti offerti dal re babilonese Nabocodonosor, in quanto considerati impuri secondo la religione ebraica. Piuttosto, scelse per sé e per i suoi amici un pasto a base di legumi ed acqua ricavandone notevoli benefici, illustrati anche da un passo biblico: “dopo dieci giorni il loro aspetto appariva più bello e avevano una carnagione più piena di tutti i giovani che avevano mangiato i cibi squisiti del re (Daniele 1:8)”.
Rispetto al regime alimentare del profeta, la nuova dieta mantiene una durata variabile ma estende il periodo di riferimento da 10 a 21 giorni. Questo vale per tutte le varianti che sono proliferate dopo il grande successo ottenuto dal pubblico.
Tra le più celebri negli Stati Uniti c’è quella proposta da Rick Warren, scrittore e leader della californiana Chiesa di Saddleback. Sull’argomento l’autore ha scritto ben 2 testi di riferimento: “Purpose-Driven Life”, un best seller che ha venduto 30 milioni di copie, e “The Daniel Plan: 40 day to a healthier life”.
La Dieta di Dio firmata da Warren ha delle differenze rispetto al digiuno di Daniele e a quella classica. Per prima cosa, la sua durata è più lunga, pari a 40 giorni come il diluvio universale narrato nella Bibbia, al quale sfuggì soltanto Noè. Inoltre è meno rigida di quella iniziale, in quanto permette di variare maggiormente gli alimenti consentiti, mantenendosi comunque più virtuosa della normale dieta americana. Il piano di Warren propone per tutto il periodo del programma un’alimentazione costituita dal 70% di frutta e verdura e dal 30% di cereali e proteine vegetali, di cui i legumi sono una delle fonti principali. Trascorsi i 40 giorni è possibile reinserire nel regime dietetico anche la carne e i latticini che erano stati vietati.
I vantaggi che offre la Dieta di Dio sono notevoli, tanto più se viene anche associata ad un’attività fisica moderata. Infatti permette di purificare l’organismo da tutte le tossine, di idratarlo grazie alla presenza di frutta e verdura, nonché di alleggerire il corpo eliminando i chili in eccesso in poche settimane. Richiede sicuramente dei sacrifici per essere rispettata, ma non ha nulla di sconvolgente e rivoluzionario, in quanto tutte le religioni hanno sempre previsto un periodo di disintossicazione dal cibo.
Il regime originario di Daniele è senza dubbio piuttosto sbilanciato nella sua composizione, ma grazie al periodo ristretto di applicazione non comporta per l’organismo gravi carenze né danni irreversibili. La versione di Warren risulta invece particolarmente pregevole e più sana perché introduce anche i cereali ed i legumi, 2 preziose fonti di amminoacidi essenziali per lo sviluppo dei bambini e degli adulti. Addirittura può essere considerata simile a quella mediterranea, se si esclude l’assenza di carne e pesce.
Ma come in tutte le cose, sono presenti anche dei punti di debolezza che è bene valutare prima di seguirla. Per esempio, anche nella Dieta di Dio elaborata da Warren sono altamente insufficienti 2 importanti minerali, quali il ferro ed il calcio. I legumi sono previsti e contengono una grande quantità di ferro, che però non viene assorbita se non sono conditi con limone (come in genere accade) o con un’altra fonte di vitamina C, la quale risulta indispensabile per il loro assorbimento. Un discorso simile vale anche per il calcio, che si trova tanto nei legumi che nei cereali, ma il cui assorbimento risulta drasticamente ridotto dall’acido fitico e dall’ossalato di calcio.
Pertanto la Dieta di Dio non può essere considerata adatta a tutti, perché potrebbe generare degli scompensi, specialmente se prolungata a 40 giorni come sostiene Warren. Può essere seguita solo da adulti perfettamente sani ed in grado di assorbire senza problemi le sostanze nutritive; mentre è altamente sconsigliata a bambini, anziani e donne in gravidanza o allattamento perché pericolosa per la loro salute.
Poiché è ipocalorica e potrebbe generare forti scompensi, prima di iniziarla è bene sempre richiedere un consiglio al proprio medico o nutrizionista.
Ma come si spiega la fortuna della Dieta di Dio?
Gli studiosi ritengono che derivi dalla facile perdita di peso che permette in poco tempo e dal fatto di avere una matrice religiosa. Non è certo un caso che abbia spopolato proprio negli Usa, dove sono presenti diverse chiese integraliste.
Tuttavia qualcuno continua a rimanere scettico sul suo successo, accusando la nuova dieta di essere solo l’ennesima trovata pubblicitaria per vendere libri ed altri prodotti a vantaggio di persone prive discrupoli. Infatti, nonostante il libro di Warren abbia venduto 30 milioni di copie, poi nella realtà solo 15 mila persone hanno adottato il suo regime alimentare. Dato l’enorme scarto tra i 2 dati si potrebbe facilmente parlare di fallimento totale piuttosto che di successo per la Dieta di Dio. Sarà un miracolo al contrario?