Pane bianco: vi spieghiamo il motivo per cui è meglio evitarlo

La dieta mediterranea rappresenta da sempre il metodo alimentare più elevato e perfetto per prendersi cura del proprio corpo assumendo nutrienti fondamentali in modo bilanciato, sano e naturale. Purtroppo però, accanto a carne, pesce, verdure, cereali e frutta, la nostra dieta si accompagna storicamente e culturalmente al nostro amato pane, un elemento di cui raramente riusciamo a fare a meno, soprattutto per comfort ed abitudine. Il consumo di pane bianco, in contrapposizione ad altre opzioni presenti sul mercato ma meno consumate sul territorio italiano (integrale, ai cereali, di farine alternative,… ), ha però diversi svantaggi in termini nutrizionali e salutari che dovrebbero farvi riflettere e iniziare a consumare quantità inferiori di questo alimento tanto gustoso quanto povero di valori nutritivi. Vediamo insieme alcuni aspetti da non sottovalutare relativi agli effetti del pane bianco sul nostro organismo.

Il pane bianco viene creato a partire da farine raffinate, che, quando vengono assunte, procurano al vostro corpo un immediato picco glicemico e rilasciano insulina che non solo é nemico noto e risaputo per tutti coloro che soffrono di entrambi i tipi di diabete, ma comunica al vostro corpo comunque un senso si stanchezza che induce il corpo stesso e richiedere più cibo per creare nuove energie e sopperire alla spossatezza provocata. Si crea così una sorta di circolo vizioso, in cui il senso di sazietà dato dal pasto scompare presto, e l’assunzione di maggiori quantità di cibo si traduce in un eccesso di nutrienti che il vostro metabolismo fatica a processare. In questo modo il senso di stanchezza e sonnolenza conseguente al pasto aumenta, e ingrassate perchè inevitabilmente ingerirete troppe calorie per rispondere a questa fame inaspettata. Assumendo semplicemente la stessa quantità di pane integrale per rimpiazzare il pane bianco, eliminerete questa problematica e resterete sazi più a lungo. I grani utilizzati per produrre il pane bianco sono inoltre ricchi di glutine, noto a sua volta per provocare intolleranze, allergie alimentari, fino alla tristemente nota e debilitante celiachia di cui si soffre sempre di più nel nostro paese. Il glutine causa difficoltà di digestione, pesantezza, rash cutanei, disturbi digestivi, dolori intestinali, blocchi e stitichezza. Non dimenticate inoltre che, essendo la farina di frumento praticamente priva di vitamine, quando la consumate non assumete un cibo nutrizionalmente ricco, ma calorie “inutili” che fanno lavorare il vostro corpo a vuoto e sono responsabili di un invecchimento precoce del vostro sistema.


L’utilizzo di pesticidi e prodotti chimici di varia natura nella coltivazione del frumento da cui si deriva la farina bianca é anch’esso alla base di tali importanti carenze nutrizionali. La richiesta su larga scala di farine bianche è cresciuta esponenzialmente negli scorsi decenni, e per sopperire all’aumentata domanda, il mercato si trova a dover utilizzare tali espedienti poco naturali in modo da incrementare la produzione di tali materie prime oltre quella che sarebbe la loro produzione naturale. Durante il processo di lavorazione, in aggiunta, la farina bianca perde almeno il 70% dei suoi nutrienti naturali (vitamine, fibre, etc.), e il rimanente scarso 30% viene disperso se la cottura non avviene entro pochi giorni dalla lavorazione. Di conseguenza, quando raggiunge le vostre tavole, il pane bianco ha scarsissime, se non completamente assenti, proprietà benefiche nei confronti del vostro organismo. Si evince dunque in maniera molto chiara che continuando a consumare questo alimento non state facendo altro che intossicare il vostro corpo, ingozzandovi di pesticidi e prodotti chimici nocivi e ingerendo cibi che non apportano nulla di positivo al vostro metabolismo. Per concludere, e per tutte queste motivazioni discusse, vi suggeriamo caldamente di sostituire il pane bianco con pane integrale, pane prodotto con farina di kamut, di mandorle, di grano saraceno, di mais, di ceci, addirittura di riso. Le alternative sul mercato sono ormai davvero numerose, e il vostro organismo ve ne ringrazierà.

Nell’olio extravergine di oliva la sostanza che contrasta il tumore all’intestino

tumore all’intestino

La lotta al tumore all’intestino ha fatto segnare un passo in avanti con la presentazione di uno studio che è stato effettuato dall’Università di Bari e che il capo del settore di ricerca, il dottor Antonio Moschetta ha illustrato nei dettagli. Secondo questo studio, l’uso costante dell’olio extravergine di oliva, uno dei migliori prodotti dell’agricoltura italiana, contrasta efficacemente il tumore intestinale. Come ben noto l’olio extravergine di oliva è uno dei più preziosi tra gli alimenti che compongono quella che è conosciuta come “Dieta Mediterranea” e ha grandi proprietà benefiche per quanto riguarda la salute di chi lo assume. Si tratta infatti di un alimento con grande disponibilità di grassi monoinsaturi, che sono importanti per prevenire i disturbi dell’apparato vascolare, così come il suo alto contenuto di polifenoli protegge le membrane cellulari grazie all’azione antiossidante e agisce anche come difesa per diverse tipologie di tumori. L’alta concentrazione di vitamina E che si che si riscontra nell’olio extravergine di oliva contrasta in modo efficace l’invecchiamento delle cellule e lo squalene, contrasta l’insorgere dei tumori della pelle. Lo studio effettuato dai ricercatori dell’Università di Bari, che nello scorso mese di novembre è stato pubblicato su una importante rivista medica, “Gastroenterology”, ha dimostrato come anche nel tumore all’intestino, l’olio extravergine di oliva sia un aiuto molto valido nella prevenzione.

Lo studio è stato commissionato dall’AIRC ed è stato sviluppato, nell’arco di cinque anni, da un gruppo di ricercatori italiani, appartenenti all’Università di Bari, che hanno lavorato all’interno dei laboratori del Policlinico, collaborando con ricercatori francesi, statunitensi ed inglesi, della prestigiosa università di Cambridge. La ricerca, come ha spiegato il suo curatore, si è basata su una intuizione, quella che vede l’enzima SCD1, che si trova nell’epitelio dell’intestino, protagonista positivo nella produzione dell’acido oleico, un componente del quale è molto ricco anche l’olio extravergine di oliva. Questo acido è una sostanza molto importante per la salute del nostro organismo ed anche capace di una regolare “proliferazione cellulare”, per cui in una prima fase sono stati condotti degli studi “preclinici” con simulazione di alterazione di geni e creazione di stati di infiammazione dell’intestino. In questo modo si è dimostrato che una dieta arricchita di acido oleico provoca benefici importanti alla salute delle persone. Quando i ricercatori hanno “disattivato” in modo sperimentale l’enzima SCD1, impedendo di fatto la produzione naturale dell’acido oleico e contemporaneamente hanno eliminato dalla dieta la somministrazione di olio extravergine di oliva, si sono avute delle conseguenze come infiammazioni dei tessuti ed a seguire la formazione, in modo spontaneo, di tumore all’intestino. In questo modo lo studio ha dimostrato che sintetizzare l’acido oleico serve per proteggere dal cancro. Questa sostanza infatti creando una barriera che ferma l’infiammazione delle cellule dell’intestino, contribuisce a prevenire il tumore.

Lo studio dell’Università di Bari ha quindi dimostrato come con una aggiunta di acido oleico nella dieta giornaliera, contenuto nell’olio extravergine di oliva, si ottiene un ripristino della fisiologia intestinale, riducendo le infiammazioni e proteggendo i tessuti dalla formazione del tumore all’intestino. Questo permetterà in futuro ai medici dei presidi ospedalieri di ridurre la formazione del tumore all’intestino sfruttando in modo adeguato le naturali proprietà dell’acido oleico. Per chi è già affetto da infiammazioni intestinali oppure chi aveva già contratto questa malattia in precedenza, l’assunzione di questa sostanza contribuisce a rallentarne la crescita oltre ad essere un coadiuvante importante nei trattamenti anti tumore che già vengono somministrati ai pazienti, aumentandone l’efficacia. Parlando delle dosi necessarie di acido oleico da assumere, il dottor Antonio Moschetta ha sottolineato come sia sufficiente, oltre alle quantità di olio extravergine di oliva consumate come condimento, assumere un cucchiaio nei due pasti principali, il pranzo e la cena. Un altro fattore importante da tenere presente è quello di utilizzare in prevalenza olio extravergine di oliva prodotto sul territorio italiano, in quanto, rispetto agli oli che vengono prodotti in altri paesi, come ad esempio quelli del Nord Africa, quello italiano risulta essere più ricco non soltanto nella quantità di acido oleico, ma anche in quella di acido palmitico. Una situazione che garantisce anche al consumatore il migliore bilanciamento per quanto riguarda gli acidi grassi.

Giramenti di testa e vertigini: ecco le cause, i rimedi, e quando occorre farsi visitare

vertigini
I giramenti di testa e le vertigini sono legati a problemi dell’equilibrio del corpo che causano un senso di instabilità. I capogiri non sono una patologia, ma un disturbo che si manifesta in modo improvviso e transitorio; le vertigini, invece, possono essere persistenti, procurandovi una sensazione di movimento e di rotazione, sia del vostro corpo che di tutto ciò che vi circonda; possono essere dovute ad una serie di patologie che solo in alcuni casi, fortunatamente, sono gravi o addirittura invalidanti. Nonostante ciò, degli episodi che si ripetono frequentemente sono un sintomo da non sottovalutare, anche perché si ripercuotono negativamente sulla vostra qualità di vita, inducendovi a recarvi dal medico per comprenderne le cause.

Le cause

Una delle più comuni forme di vertigini è la cosiddetta Vertigine Posizionale Benigna, dovuta ad un problema dell’orecchio. Potreste avvertire le vertigini in seguito ad un cambiamento di posizione della testa, mentre vi sdraiate, vi piegate o guardate verso l’alto, insieme ad un senso di nausea ma è raro che compaia il vomito; potrebbe essere presente un movimento involontario degli occhi, chiamato nistagmo. In questo caso, le vertigini potrebbero prolungarsi per alcune settimane o alcuni mesi. Il labirinto dell’orecchio è formato dai canali semicircolari, che contengono la linfa e i sensori ciliati atti a controllare la posizione della testa, e da utricolo e sacculo, al cui interno ci sono dei cristalli per la percezione della gravità. Per vari motivi, i cristalli possono spostarsi; se finiscono in uno dei tre canali semicircolari, ecco che esso percepisce cambiamenti di posizione della testa che, normalmente, non controllerebbe. Per questo motivo si scatenano le vertigini. Anche un’infiammazione dell’orecchio interno, la labirintite, può causare giramenti di testa e vertigini, accompagnate da perdita di udito, acufene (fischio, ronzio ecc.), nausea, vomito e, alle volte, anche da febbre. La sindrome di Menière, di origine sconosciuta, è caratterizzata da veri e propri attacchi di vertigini, della durata di alcune ore, con nausea e vomito, acufene e la sensazione di orecchio chiuso e riduzione dell’udito. Capogiri e vertigini, uniti al dolore nella regione cervicale, possono essere dovuti anche a problemi della colonna cervicale; sono dovuti alla compressione sulle arterie che percorrono il collo, riducendo l’afflusso di sangue e, di conseguenza, di ossigeno, al cervello. L’organismo manifesta questa carenza con i capogiri e le vertigini, in seguito ai movimenti del collo. Le cause possono essere: traumi, interventi chirurgici, artrosi, eventualmente con la formazione di osteofiti, ernie cervicali. Possono causare le vertigini anche alcune malattie neurologiche, un attacco ischemico cerebrale, l’insufficienza cardiaca e diverse altre patologie.

Quando occorre farsi visitare

Consultate il vostro medico in caso di capogiri frequenti oppure di episodi di vertigini prolungati, con la sensazione che la stanza vi ruoti intorno, specialmente se provate un senso di stordimento e disorientamento e avete la visione offuscata. Essi sono legati al rischio di cadere e ferirsi, specialmente per le persone anziane. Inoltre, l’attacco di vertigini alla guida di un veicolo oppure di un mezzo pesante può causare degli incidenti. La diagnosi non è semplice per il medico, il quale, partendo dai sintomi che gli vengono riferiti e in base all’anamnesi, esegue un esame obiettivo e stabilisce se sia il caso di prescrivere degli esami. In caso di vertigini associate a un grave quanto improvviso mal di testa, con difficoltà ad articolare la parola, oppure con dolore toracico, o febbre alta e convulsioni, sarà opportuno chiamare il 118 oppure recarsi direttamente in pronto soccorso.

Pressione alta: si rischia di morire, ecco i sintomi e come abbassarla

pressione alta

L’ipertensione, o pressione alta, può essere considerato il male del tempo perché spesso è causato dallo stile di vita. Ecco cause, sintomi e consigli per abbassare la pressione.
Cosa vuol dire soffrire di pressione alta
Se vi è stato detto che soffrite di ipertensione probabilmente vi starete chiedendo cosa indica tale condizione clinica.
La pressione arteriosa misura la velocità con cui il sangue scorre nelle vene. Si parla di pressione alta quando si verifica una di queste condizioni:
– la pressione massima, o sistolica, ovvero la pressione misurata mentre il cuore si contrae, supera i 140 mmHg;
– la pressione minima, o diastolica, ovvero quella misurata tra un battito e l’altro, supera i 90 mmHg.
Sebbene anche la pressione bassa comporti la possibilità di danni alla salute, gli studi scientifici hanno dimostrato che vi è un elevato rischio di danni permanenti in caso di pressione alta, infatti può causare un ictus che a sua volta può portare ad invalidità permanente o morte del paziente.

Cause dell’ipertensione
Per quanto riguarda le cause si dividono in due gruppi: l’ipertensione primaria che riguarda la maggior parte dei casi e non è legata a una specifica causa, ma è legata soprattutto al fattore età e stile di vita e vi è un ipertensione secondaria, questa è determinata da patologie sottostanti, come problemi renali, uso di determinati farmaci che hanno tale effetto collaterale, malformazioni congenite, ad esempio problemi cardiaci.
Nonostante questa prima distinzione, occorre ricordare che se vi hanno diagnosticato un problema di pressione alta è molto probabile che vi abbiano indicato anche alcuni fattori di rischio, ad esempio uno stile di vita eccessivamente stressante, fumo, vita sedentaria, consumo eccessivo di cibi salati, insufficienza di potassio. In alcuni casi sono situazioni temporanee a determinare un aumento del rischio di ipertensione, in particolare nel caso di gravidanza.
Come potete accorgervi di avere un problema di pressione alta? Purtroppo spesso la diagnosi di pressione alta arriva quasi per caso perché non vi sono particolari sintomi che possono allarmare, infatti, è vero che possono esservi dei mal di testa, ma questo sintomo non è associabile solo a questo problema, così come non sono associabili esclusivamente a ipertensione sintomi quali la tachicardia, sudorazione eccessiva, vampate di calore, insonnia, visione offuscata e perdita di sangue dal naso. In ogni caso al verificarsi di questi problemi è bene recarsi dal medico che sicuramente provvederà a misurare la pressione, infatti si tratta di un esame per nulla invasivo, che dura pochi secondi e non provoca alcun fastidio. Con appositi strumenti la pressione alta può essere misurata anche a casa, in questo modo diventa più facile tenere sotto controllo il problema una volta che è stato diagnosticato.

Rimedi per la pressione alta
Quando c’è una diagnosi di pressione alta è meglio non sottovalutare il problema perché può avere conseguenze molto importanti, tra cui danni alle arterie che possono indurirsi e ispessirsi generando così il problema dell’aterosclerosi che può provocare un infarto. L’eccessiva pressione può inoltre provocare un aneurisma, può esserci un ictus legato alla eccessiva pressione sanguigna. In base ai vasi o arterie danneggiate i problemi possono essere diversi, infatti se sono colpiti i vasi sanguigni degli occhi può essere compromessa la vista.
Cosa dovete fare se avete un problema di pressione alta? Il medico in primo luogo vi consiglierà di cambiare lo stile di vita e quindi sarà necessario iniziare una dieta equilibrata che preveda un consumo ridotto di sale. Oltre ciò sarà necessario iniziare a svolgere attività fisica, basta anche una passeggiata a piedi non è necessario svolgere attività particolarmente faticose. Occorre smettere di fumare in quanto il fumo favorisce l’ispessimento e indurimento di arterie e vasi sanguigni. Infine, è bene ridurre l’assunzione di alcolici.
Oltre a cambiare lo stile di vita, nei casi più gravi possono essere prescritti anche dei farmaci. Si tratta di ipertensivi che hanno il compito proprio di abbassare la pressione sanguigna. Gli stessi devono essere assunti seguendo in modo dettagliato le indicazioni del medico.

Dolore al fianco durante la corsa? Come risolvere questo fastidioso problema

dolore al fianco

A tutti è capitato almeno una volta nella vita di fare una corsa ed essere, dopo pochi metri, colpiti da un forte dolore al fianco destro. Solitamente viene l’istinto di premere con la mano sulla zona, per cercare sollievo, senza riuscire a trovarne molto. Ecco una guida che spiegherà le cause di questo dolore e come poterlo evitare.

COSA AVVIENE NEL NOSTRO ORGANISMO
Il primo pensiero che viene comunemente quando si avvertono le fitte di dolore al fianco è che potrebbe trattarsi di qualcosa di grave, ma poco dopo essersi riposati diventano meno intense fino a scomparire del tutto. Il dolore al fianco è un sintomo particolarmente familiare ai runner, quindi a coloro che praticano spesso sport, correndo per delle lunghe distanze, ma viene avvertito anche da chi non è allenato e si ritrova a percorrere distanze inusuali in breve tempo. In alcuni casi, assieme alle fitte ci si accorge di avere un respiro affannoso e irregolare, non molto profondo. Spesso il dolore viene connesso al fegato, in quanto si tratta di fitte che sono particolarmente intense nell’area destra, poco sotto le costole. Nel caso in cui esso venga avvertito anche dopo essersi riposati in seguito ad uno sforzo fisico è buona norma farsi visitare dal proprio medico affinché egli possa valutare lo stato di salute del proprio fegato e tentare di capire eventuali disturbi ad esso connesso.

QUALI SONO LE CAUSE
Le cause che comportano il dolore al fianco non sono ancora perfettamente note; si pensa che possa essere causato da un insieme di fattori. Correndo, infatti, gli organi interni vengono sollecitati e mossi, quindi sono soggetti a dei sobbalzi. Gli scossoni possono infiammare i legamenti che uniscono il fegato al diaframma, facendoli rapidamente ingrossare e causando il dolore.
Un altro motivo per cui il fegato può farci male durante uno sforzo eccessivo è la richiesta da parte del nostro fisico di glucosio. L’attività fisica, infatti, richiede elevati dosi di questa sostanza che viene trasformata in energia, affinché il corpo possa muoversi velocemente. La maggiore riserva di glucosio dell’organismo si trova infatti all’interno del fegato e questa continua richiesta può farlo dolere.
In caso di dolore particolarmente acuto è consigliabile diminuire gradualmente lo sforzo che si sta compiendo, senza fermarsi improvvisamente, ma rallentando progressivamente. Quando si starà passeggiando, si potrà iniziare a respirare profondamente, magari accompagnando il movimento con le braccia, inspirando dal naso ed espirando dalla bocca. Nel caso in cui le fitte del dolore al fianco destro non si saranno del tutto calmate, ci si potrà fermare e riprendersi con calma.

COME EVITARE IL DOLORE AL FIANCO
Esistono diversi rimedi che possono alleviare il male al fianco destro, soprattutto in previsione di gare sportive o di allenamenti. Le fitte, infatti, possono risultare particolarmente sgradevoli in caso di corse prolungate, fino a compromettere i risultati del proprio fisico. In primo luogo si consiglia di allenarsi molto, soprattutto cercando di potenziare i muscoli dell’addome. In questo modo, durante le attività gli addominali saranno più tesi ed eviteranno scossoni e sobbalzi ai vari organi. Accanto al primo rimedio, vi è un’altra accortezza da avere: una dieta sana ed equilibrata, soprattutto a base di verdure e frutta, potrà evitare l’accumulo del grasso addominale e avere più energie per affrontare lo sport. I cibi grassi, al contrario, favoriscono la crescita della pancia e il movimento degli organi durante l’attività fisica. Infine, è buona norma prima di cimentarsi nella corsa, allenarsi in maniera progressiva, cercando di riscaldare i muscoli. E’ meglio evitare di sforzare il fisico all’improvviso, in modo da prevenire l’insorgere del dolore al fianco destro. Basta qualche esercizio di stretching per sentirsi subito meglio e pronti ad affrontare qualsiasi sforzo.

Ecco come svegliare il metabolismo il modo semplice

svegliare il metabolismo

COS’E’ IL METABOLISMO

Il metabolismo di base è quel processo chimico che, all’interno di ogni organismo, ne determina il corretto funzionamento.
Generato dall’attività della massa magra che coinvolge sia i muscoli volontari che quelli involontari, con il passare del tempo ne rallenta l’operosità dando origine alla massa grassa.
Seppur ogni individuo manifesta un diverso processo di assimilazione delle sostanze che vengono ingerite per il proprio benessere, l’equazione uguale per tutti è data dalla quantità di sostanze ingerite e dalla capacità di espellerne l’esubero.
I nutrienti contenuti nel cibo, se in eccesso, determineranno una sedimentazione di massa grassa che darà origine ad un aumento del peso.

COSA DETERMINA IL RALLENTAMENTO DEL METABOLISMO

Il rallentamento del processo chimico di trasformazione dell’energia, è da ricercarsi in più di un fattore, conoscerne il motivo è essenziale per svegliare il metabolismo ed intervenire nel modo più corretto.

Se è semplice comprendere che un organismo maschile brucia le calorie più in fretta di quello femminile, non lo è altrettanto accettare che dopo i 30 anni il fisico inizi un processo di rallentamento delle attività biologiche, questo inevitabilmente porta ad una diminuzione delle risposte reattive dei singoli organi.

Lo stile di vita sedentario dovuto alle richieste che la società impone, lunghi tragitti in auto, ore davanti al computer, alla televisione, alla scrivania, certamente hanno un ruolo fondamentale nella vostra vita e contemporaneamente sul vostro fisico.

Più vi muovete più bruciate, meno ciò accade meno assunzione di energia vi necessita, i processi chimici corporei rallentano e con essi il metabolismo. Pur non essendo la mancanza di movimento l’unica causa, stress, menopausa, mal funzionamento tiroideo ed altre problematiche da verificare, una corretta rimessa in moto di ricambio energetico tra tutti gli organi corporei è imprescindibile al fine di svegliarlo.

COME SVEGLIARE IL METABOLISMO

Sembrerà curioso, ma non mangiare non aiuta a dimagrire, anzi rallenta il processo metabolico, quante volte si è sentito dire “non mangio niente ed ingrasso lo stesso”. Il corpo infatti, privato del cibo, entra in uno stato di allarme, mantiene le scorte di grassi ed attinge all’energia che gli necessita dalla massa magra, i muscoli. Avremo quindi un calo delle prestazioni fisiche ma certamente non un effetto di dimagrimento.

Come allora svegliare il metabolismo?

L’ assunzione complessiva di 5 pasti al giorno, una buona colazione, pranzo, cena, la sera più leggera in quanto in questa fascia oraria bruciamo meno calorie in special modo quelle contenute nei carboidrati che contengono insulina e due merende, ne favoriscono il recupero.

Il corpo abituandosi ad assimilare piccole quantità energetiche riesce a bruciarne le calorie introdotte.

Ma attenzione alla qualità del cibo che si assimila. Imparare a mangiare in modo corretto vuol dire svegliare il metabolismo, alcuni alimenti infatti ne facilitano la ripresa. Cereali integrali, tè verde, pesce azzurro frutta secca, frutta, verdura, spezie, assunzione di acqua, contengono singolarmente dei componenti che facilitano l’assorbimento degli zuccheri, l’assimilazione di grassi buoni e l’eliminazione di quelli dannosi. Per accelerare il metabolismo inoltre è necessario comprendere che l’introduzione delle così dette “calorie vuote” non conduce a nessun giovamento. Per “calorie vuote” si intendono quelle contenute in alimenti ricchi di grassi saturi e zuccheri. Queste, non contemplando nella loro composizione nutrienti quali vitamine, enzimi, acqua, che apportano un maggior grado di combustione del processo chimico di disgregazione della massa grassa, svolgono esclusivamente un ruolo di carburante per l’organismo.

Svegliare il metabolismo significa quindi scegliere per la vostra dieta cibi a basso contenuto di zuccheri raffinati, proteine, grassi animali e sostituirle od integrarle, a seconda del proprio stato metabolico, con alimenti ricchi di sali minerali, fibre e vitamine.

Una camminata veloce per almeno 40 minuti al giorno, unita al movimento quotidiano per adempiere alle normali attività, già ricrea uno stato di ricambio energetico e di potenziamento dei tessuti. Rafforzare la propria muscolatura attraverso l’esercizio fisico facilita la formazione di massa magra che possiede maggiore capacità di innalzare l’attività metabolica rispetto a quella grassa.

Fare attività fisica è essenziale per svegliare il metabolismo, i muscoli bruciano rapidamente zuccheri e grassi, inoltre, irrobustiti, favoriscono il processo metabolico anche a riposo.

Dieta e alimentazione corretta per il problema del fegato grasso

fegato grasso

Il fegato grasso, o steatosi epatica è un problema molto comune, esso è dovuto ad un’alimentazione non equilibrata che porta ad un accumulo di trigliceridi nelle cellule epatiche. Per tenere sotto controllo questo problema la via principale è la dieta e la corretta alimentazione, ecco come dovete comportarvi a tavola.

Cos’è il fegato grasso
La steatosi epatica è un problema abbastanza subdolo perché non porta particolari sintomi, di solito viene diagnosticata in seguito ad analisi ematiche in quanto si presentano valori elevati di transaminasi. Segue un esame ecografico del fegato che evidenzia la presenza di una patina liscia sul fegato che risulta anche aumentato di volume. Vi sono due tipi principali di steatosi epatica: alcolica e non alcolica. La prima è prevalentemente dovuta ad abuso di alcool, mentre la seconda alla cattiva alimentazione. Nonostante la patologia non porti sintomi evidenti, è bene non trascurare la salute di questo organo in quanto il fegato grasso può evolvere in patologie più importanti come necro-infiammazione e fibrosi che con il tempo si evolvono in cirrosi
Se volete ripristinare la corretta funzionalità e la dieta è essenziale, infatti il fegato grasso è associato nella maggior parte dei casi a obesità. Deve essere sottolineato che il problema può derivare anche da un abuso di integratori alimentari, abuso di farmaci e alcune patologie di origine virale.

Cosa evitare se soffrite di fegato grasso
L’alimentazione tipo per correggere una steatosi epatica prevede in primo luogo una forte riduzione dell’abuso di alcool, in secondo luogo un ridotto apporto di alcune sostanze che diminuiscono la funzionalità del fegato, organo deputato a diverse funzioni tra cui la produzione di bile che serve ad emulsionare i grassi, produce fattori per la coagulazione del sangue, è responsabile della sintesi dei trigliceridi. Una dieta equilibrata può portare anche ad azzerare l’eccesso di trigliceridi nelle cellule del fegato. Occorre in primo luogo iniziare una dieta ipocalorica. Tra i cibi da evitare vi sono quelli ricchi di zuccheri, in particolari quelli raffinati, quindi meglio ridurre i dolci e in particolare le bibite gassate. In secondo luogo è necessario ridurre notevolmente l’apporto di grassi saturi, quindi in particolare quelli di origine animale, come burro, carni rosse, insaccati. Sul banco degli imputati per il fegato grasso vi è il junk food, o cibo spazzatura, come merendine, hamburger, hot dog, patatine fritte. Meglio evitare anche l’abuso di caffè.

Corretta alimentazione per il fegato grasso
Ora che avete capito cosa è bene evitare si può passare anche a quelli che possono essere considerati i cibi consigliati. In primo luogo vi sono quelli ricchi di fibra, come cereali, frutta e verdura. Le fibre, infatti, hanno una funzione depurante e quindi aiutano il fegato ad eliminare le sostanze dannose che vanno a costituire la patina liscia di cui si è parlato all’inizio. A questo proposito è però opportuno sottolineare che la frutta da preferire è quella meno zuccherina, come arance, pompelmi, mele, pere, kiwi, mentre per quanto riguarda la verdura andrebbero evitate, o comunque consumate in moderata quantità, le patate in quanto ricche di amido e possono essere considerate equivalenti alla pasta. Molto importanti sono anche i legumi, come le lenticchie e i ceci. Per tenere sotto controllo il fegato grasso è rilevante anche l’apporto di vitamine antiossidanti, cioè che riducono l’effetto ossidativo, come le vitamine A, C, E.
Molto importante è anche la cottura dei cibi: deve essere preferita quella al vapore oppure gli alimenti devono essere lessati. Il sale deve essere usato con molta moderazione e devono quindi evitarsi i prodotti che naturalmente contengono elevate percentuali di sale, come insaccati, carne in scatola, prodotti in salamoia. Tra i salumi concessi vi sono la bresaola e il prosciutto crudo in quanto poveri di grassi, ma è bene sottolineare che il consumo deve essere moderato per non avere un eccessivo apporto di sale. Il condimento da preferire è l’olio extravergine di oliva. Per aumentare l’effetto benefico di una dieta per tenere sotto controllo il fegato grasso è bene anche fare movimento, in questo modo si bruciano le calorie in eccesso. Per avere un ulteriore aiuto possono essere consumati degli integratori specifici per depurare il fegato, come quelli a base di cardo mariano e carciofo.

Olio extravergine di oliva: tanti benefici, uno sciroppo naturale per stomaco, cuore e arterie

Olio extravergine di oliva

L’olio extravergine di oliva è uno dei segreti della dieta mediterranea, non solo perché conferisce al cibo un sapore unico, specialmente se lo utilizzate a crudo, ma anche perché si tratta di un condimento sano e in grado di apportare benefici notevoli alla salute al punto da essere considerato un prodotto nutraceutico.

Le proprietà dell’olio extravergine di oliva
Gli alimenti nutraceutici sono quelli che hanno effetto terapeutico e l’olio d’oliva è tra quelli che hanno maggiori proprietà. La salute è molto importante e i benefici di questo prodotto della tradizione culinaria italiana sono notevoli, infatti, grazie alle sue proprietà nutrizionali si conferma un prodotto in grado di mantenere l’organismo sano. In primo luogo è ricco di antiossidanti, cioè sostanza che aiutano la rigenerazione cellulare e di conseguenza prevengono l’invecchiamento. Deve essere sottolineato che la presenza di polifenoli e antiossidanti è maggiore se le olive sono raccolta ad una maturazione non eccessiva. In questo caso si potrà sentire un lieve e piacevole pizzicore soprattutto a crudo, segno di un’elevata qualità e presenza di sostanze benefiche. Gli antiossidanti sono importanti anche perché rinforzano il sistema immunitario e di conseguenza aiutano a sconfiggere virus, batteri e altri microorganismi che potrebbero danneggiare.

Cuore sano con l’olio di oliva
Le ricerche scientifiche confermano che l’olio extravergine di è in grado di contrastare patologie come l’Alzheimer e il morbo di Parkinson, ciò anche grazie alla presenza di grassi monoinsaturi. La presenza di grassi sani contribuisce anche a regolare i livelli di zucchero nel sangue, ecco perché viene consigliato anche nelle diete di coloro che soffrono di diabete. Altro importante ruolo dei grassi monoinsaturi è quello di aumentare i livelli di colesterolo buono nel sangue e quindi tenere sotto controllo il colesterolo cattivo che con il tempo può danneggiare arterie e cuore. L’olio extravergine di oliva ha anche proprietà antitumorali in particolare protegge dal cancro al colon ciò perché contiene un’elevata quantità di acido oleico. Infine, favorisce la digestione. L’olio di oliva per le sue peculiarità può essere utilizzato anche a fini cosmetici, infatti è un potente idratante che può essere utilizzato su pelle e capelli. Contrasta la comparsa di smagliature e può essere usato per rinforzare le unghie.

Perché scegliere olio extravergine di oliva italiano
Questi sono i principali vantaggi dell’olio extravergine di oliva, ma perché dovete comprare quello italiano? I motivi sono diversi, ma di sicuro l’eccellenza della produzione è quello più rilevante. L’olio italiano è tra i più richiesti in tutto il mondo e viene realizzato solo con olive e di conseguenza si tratta di un prodotto di qualità. La produzione italiana si avvale della collaborazione di oltre 6000 frantoi sparsi su tutto il territorio e che si occupano anche della vendita diretta. Quindi ognuno ha la possibilità di comprare direttamente dal produttore e scegliere prodotti di qualità. Comprando olio extravergine di oliva direttamente al frantoio vi è la possibilità di assaporare la particolare fragranza dell’olio appena franto e realizzato con tecnica di spremitura a freddo, l’unica che consente di mantenere le proprietà dell’olio extravergine di oliva.
Le caratteristiche dei terreni con maggiore vocazione alla produzione di olive fanno in modo che il prodotto finale sia un concentrato di proprietà nutrizionali. Scegliendo un olio con IGP, Indicazione Geografica Protetta, si ha la possibilità di comprare prodotti certificati e che seguono un rigido disciplinare che stabilisce anche il grado di maturazione a cui devono essere raccolte le olive. Tutte queste caratteristiche fanno in modo che acquistare prodotti italiani offra un’esperienza degustativa e sensoriale unica nel suo genere.

Il problema della dermatite seborroica, un fattore genetico dove gioca un ruolo principale lo stress

dermatite seborroica

Se avere notato desquamazione in alcune zone del corpo e in particolare sul cuoio capelluto, nella zona inguinale e a questa si unisce anche prurito, è molto probabile che si tratti di dermatite seborroica. Di cosa si tratta, quali ne sono le cause e quali i rimedi? Ecco cosa dovete sapere.

La dermatite seborroica
È un disturbo piuttosto comune causato dalla presenza di un fungo: il Malassezia Furfur. Questo causa irritazione alla pelle che provoca lo sfaldamento delle cellule. Questo sfaldamento a sua volta sottopone la pelle a uno stress eccessivo e la sua reazione è produrre ancora un maggior numero di cellule, formando così crosticine. Questo disturbo si manifesta soprattutto in zone che sono ricche di ghiandole sebacee, ecco perché è frequente notare le squame sulla testa, nella zona del torace e spesso anche sul viso.

Cause
La prima cosa da dire la dermatite seborroica non è una patologia contagiosa, quindi non si trasmette. Le cause che possono scatenare questa reazione sono diverse. In primo luogo vi è il fattore genetico, cioè è molto più probabile che si manifesti in persone che hanno già avuto casi in famiglia. Inoltre incidono notevolmente anche altri fattori:
– stress: la vita frenetica può portare ad una reazione di tipo dermatologico. Ancora non sono ben conosciuti i meccanismi che portano alla manifestazione dei sintomi, ma si ipotizza una correlazione con gli effetti dello stress sul sistema nervoso centrale;
– variazioni ormonali;
– utilizzo di determinati farmaci come i corticosteroidi;
– deficienza del sistema immunitario, ad esempio in presenza di patologie debilitanti come HIV o AIDS;
– patologie neurologiche, infatti, la dermatite seborroica è particolarmente frequente nei pazienti colpiti da morbo di Parkinson;
– uso di saponi, detergenti aggressivi;
– tricotillomania, cioè l’abitudine di toccarsi spesso i capelli;
– fattori climatici come il caldo eccessivo, l’eccessiva umidità e di conseguenza l’eccessiva sudorazione.
Ad aggravare il disturbo vi è anche una scorretta alimentazione, ad esempio in caso di consumo eccessivo di dolci e grassi, mentre notevole aiuto può arrivare da prodotti ricchi di acidi polinsaturi come il pesce azzurro.

Rimedi per la dermatite seborroica
Per combatterla è bene munirsi di tanta pazienza, si tratta infatti di una patologia cronica e recidivante e usare prodotti ad uso topico specifici. Per tenere sotto controllo la sintomatologia è bene utilizzare shampoo che contrastano la crescita e proliferazione del fungo. Inoltre siccome la dermatite seborroica tende a causare la perdita di capelli, è possibile utilizzare shampoo che contrastano la miniaturizzazione del follicolo.
Per le altre zone della pelle caratterizzate dalla formazione di crosticine dovute alla dermatite seborroica è possibile utilizzare pomate e gel specifici. Questi contengono zinco, acido salicilico e solfato di selenio. Per quanto riguarda invece i farmaci, vengono prescritti dal medico nei casi più gravi, nella maggior parte dei casi si tratta di corticosteroidi.
Per chi ama i rimedi della nonna, in erboristeria è possibile trovare diversi prodotti basati su principi attivi di origine naturale che regolano la produzione di sebo e sono antinfiammatori.

Rimedi naturali
In erboristeria per combattere la dermatite seborroica è possibile trovare prodotti a base di olio di borragine o olio di mandorle dolci, questi hanno proprietà emollienti e antinfiammatorie. L’olio di melaleuca, invece, ha proprietà antisettiche e rinvigorenti. Altri prodotti possono essere a base di echinacea che ha proprietà antibatteriche, mentre l’iperico è un importante anticicatrizzante. In erboristeria è possibile comprare anche opercoli a base di tarassaco, fumaria e bardana che aiutano a depurare l’organismo da scorie e tossine.

Occhi rossi? Potrebbe essere congiuntivite, da capire se sia virale, batterica o allergica.

congiuntivite

La congiuntivite è un problema molto comune, se anche a voi è capitato di risvegliarvi con un occhio rosso, ecco cosa dovete sapere.

Cos’è la congiuntivite
La congiuntivite è un’infiammazione della congiuntiva, cioè la membrana trasparente che ricopre il bulbo oculare e la parte interna della palpebra. Causa rossore, lacrimazione eccessiva e spesso è associata anche a dolore. Negli ultimi anni è sempre più frequente perché lo smog, i pollini, il freddo, l’aria condizionata e gli ambienti eccessivamente secchi di inverno possono contribuire alla formazione di questo disturbo. La prima cosa da dire è che la congiuntivite può avere diversa origine, ecco le più comuni.

Congiuntivite batterica
È causata dalla presenza di batteri ed è frequente in chi normalmente si trova in ambienti con condizioni igieniche precarie. È bene porre molta attenzione perché può essere trasmessa anche quando si condividono asciugamani, colliri. La congiuntivite batterica si manifesta prevalentemente con sensazione di fastidio alla vista e agli occhi. Di solito regredisce da sola nell’arco di qualche giorno. Silo in rari casi dura settimane.

Congiuntivite virale
È causata da un virus, ma per evitarla non basta stare lontani da persone che manifestano i sintomi perché questa viene trasmessa anche nella fase asintomatica. Questa forma molto spesso è associata a infezioni virali che coinvolgono le alte vie respiratorie, oppure herpes simplex, herpes zoster. Il contagio può avvenire anche in seguito all’uso di asciugamani utilizzati già da persone con l’infezione oppure tramite saliva. I sintomi che possono far pensare ad una congiuntivite di origine virale sono lacrimazione, palpebre gonfie, notevole fastidio provocato dalla luce, oltre al classico sintomo contraddistinto dagli occhi rossi. Per distinguere una forma batterica da una forma virale si può fare riferimento alle lacrime, che nella forma virale sono più liquide e non appiccicose, a differenza di quella batterica. Inoltre la fotofobia è più marcata nell’infezione virale.

Congiuntivite allergica
Molto frequente negli ultimi anni, è causata dalla presenza/contatto con un allergene. Il classico esempio è dato dalla congiuntivite dovuta al polline. In questo caso si manifesta anche il prurito, oltre ai classici sintomi presenti con questo disturbo, e le secrezioni sono di colore biancastro. Il trattamento per i sintomi in questo caso consiste nell’uso di una collirio antistaminico.

Le altre forme sono:
– micotica, cioè causata dalla presenza di un fungo. Si tratta di una forma rara, spesso asintomatica che però può degenerare in un granuloma oculare con lesioni della congiuntiva;
– irritativa, causata da agenti chimici;
– attinica dovuta a un eccessiva esposizione al sole;
– catarrale caratterizzata da secrezioni giallo/verdognole.

Diagnosi e trattamento
Purtroppo non sempre è facile diagnosticare una congiuntivite, questo perché i sintomi sono comuni a diversi disturbi, inoltre gli occhi rossi possono essere causati anche da un’irritazione dovuta all’uso di lenti a contatto. La giusta diagnosi è però importate in tutte quelle forme particolarmente rilevanti in cui la sintomatologia non sparisce nell’arco di pochi giorni. Ecco perché può essere necessario chiedere consulto ad un medico e in molti casi può essere necessaria la diagnosi di un oculista. Nei casi meno gravi la cura mira ad attenuare la sintomatologia, si utilizzano quindi colliri analgesici, lubrificanti e umettanti a cui possono essere associati anche dei farmaci antinfiammatori come l’ibuprofene. Gli impacchi freddi sugli occhi sono, invece, un pratico rimedio per alleviare il fastidio, decongestionare e sgonfiare le palpebre. In presenza di una congiuntivite di origine virale può essere necessario assumere degli antivirali.