Bibita dimagrante: Pepsi special

bibita dimagrante

Pepsi special, direttamente dal Giappone la prima bibita dimagrante

Il consumo delle bibite gassate è una delle abitudini alimentari preferite dai più giovani, che non riescono a fare a meno e non tengono conto degli effetti deleteri sull’organismo. Infatti, le bibite gassate sono le prime ad essere criticate perché troppo caloriche e dannose per lo stomaco a causa degli eccessivi zuccheri che contengono. Per far cambiare opinione sulle bevande gassate, i due colossi mondiali, Coca-Cola e Pepsi, hanno inventato una bevanda speciale che pare sia pronta a stravolgere la concezione negativa sui loro prodotti: si tratta della Pepsi Special, la bibita che fa dimagrire. La Pepsi Special è attualmente in vendita solo in Giappone e le autorità governative hanno approvato la prima per divulgarne il commercio. La bibita ha il costo di 1,60 euro, ha una confezione nera e dorata ed è disponibile in lattina e bottiglietta. Ma cosa rende speciale questa bibita? Il nome Pepsi Special si riferisce proprio alla sua azione dimagrante data dalla destrina, un ingrediente comune nell’industria alimentare che accelera il metabolismo e riduce l’assorbimento dei grassi, aumentando al contempo il senso di sazietà.

La Pepsi Special fa dimagrire?

La nuova Pepsi Special ha tutti i presupposti per essere davvero la nuova rivoluzionaria bibita dimagrante. Nonostante sia una bibita gassata, la nuova bevanda brucia i grassi e abbassa il livello di colesterolo nel sangue. Le destrine contenute nella bibita promettono di far perdere peso, o almeno così hanno dimostrato gli esperimenti eseguiti sui topi in Giappone. A questo riguardo tante sono state le perplessità espresse dal mondo scientifico che sostengono come non vi sia stata ancora alcuna conferma sul corpo umano degli effetti positivi della bevanda. Inoltre, pare anche che la destrina avrebbe delle controindicazioni in caso di sovradosaggio: uno studio eseguito dai ricercatori della Harvard School of Public Health ha dimostrato come l’ingestione di destrina nel corpo umano abbia provocato dolori ventrali, aerofagia e rigonfiamento addominale. Si tratta di conseguenze riscontrate a breve termine, mentre non si conoscono ancora i rischi a lungo termine di un’eccessiva assunzione della destrina. L’introduzione di bevande dimagranti sul mercato giapponese non costituisce una novità assoluta, in quanto esiste già una birra che contiene destrina.

Esperimenti riusciti

Contraria all’opinione degli esperti, la società produttrice sostiene che l’apporto dietetico della Pepsi Special è stato accertato ampiamente grazie ad uno studio sui dati raccolti dalle analisi del sangue dei consumatori in fase sperimentale. In pratica, le analisi avrebbero rivelato come nel sangue fosse presente un basso contenuto di grassi dopo l’assunzione della bibita. Vista sotto questo aspetto, e considerata l’importanza che può avere la perdita di peso in persone che desiderano ardentemente dimagrire, la Pepsi Special desterà sicuramente molta curiosità e sarà il prodotto più richiesto in commercio in fatto di bibite gassate. La bibita al momento non è disponibile in Italia e il suo ingresso negli Stati Uniti si prospetta incerto, visto il divieto sul mercato americano di alimenti alla vendita particolarmente potenziati.

Grande successo in Giappone

Al momento disponibile nei negozi giapponesi e sul web, la Pepsi Cola Special si sta imponendo sul mercato come una bevanda dagli effetti totalmente diversi delle comuni bevande gassate, classificandola perfino come prodotto dalle proprietà curative. Grazie alla destrina, elemento fondamentale per agevolare il dimagrimento, la strada per la produzione futura di tutte le bevande gassate appare tracciata. Questa fibra naturale solubile aiuta anche la digestione ed evita in maniera sensibile il rischio di malattie cardiovascolari. Miracolosa o no, la Pepsi Special metterà in crisi le case farmaceutiche, e grazie alla certificazione ottenuta dalla Suntory Limited, che la attesta come alimento “non nocivo”, è entrata ufficialmente nel mercato pronta a dare battaglia ai prodotti dimagranti più famosi.

 

Frattura del femore negli anziani

frattura del femore

Il femore è senza ombra di dubbio una delle componenti più importanti del nostro corpo. Il motivo è dovuto al fatto che questo osso è responsabile di gran parte delle nostre capacità motorie, in quanto all’interno delle sue intersezioni vengono ospitati diversi muscoli e articolazioni fondamentali per il movimento degli arti inferiori. E nonostante si senta spesso parlare di frattura del femore, occorre subito una precisazione: negli individui sani e giovani, questo osso è in assoluto il più resistente dello scheletro, dunque non è esattamente un gioco da ragazzi spingerlo alla frattura. Purtroppo, negli individui anziani la questione cambia radicalmente.

La frattura del femore negli anziani

La maggior parte delle fratture al femore colpiscono gli anziani. I motivi sono legati sia ad una degenerazione delle ossa dovuta all’invecchiamento delle cellule, sia ad una serie di problemi legati alla presenza di infezioni o di tumori, che possono minare gravemente la resistenza dell’osso agli urti. Inoltre, anche l’osteoporosi causa una maggiore incidenza di fratture al femore, per via della debolezza dell’osso e della presenza di una massa ossea decisamente più scarsa del normale. Infine, da sottolineare anche che le perdite di equilibrio, frequenti ad una età avanzata per via della degenerazione delle articolazioni, aumentano il rischio di cadute e, dunque, la possibilità di incorrere in fratture, soprattutto all’altezza del collo del femore.

Le tipologie di fratture al femore

Come già anticipato poco sopra, la frattura più frequente di questo osso avviene nella parte superiore, ovvero quella corrispondente al collo o alla testa del femore. Il motivo è dovuto al fatto che è proprio in quella particolare zona che si localizza il carico maggiore del peso del corpo, ed è dunque possibile che si spezzi anche senza la necessità di un urto con alcuna superficie. Inoltre, occorre anche ricordare che, come avviene per tutte le ossa, la frattura del femore può essere composta, nel caso in cui l’osso mantenga il suo allineamento, oppure scomposta: in questo caso la situazione diventa particolarmente grave, in quanto porzioni dell’osso spezzato possono lacerare tessuti, muscoli e tendini, causando emorragie e danni permanenti. Nel caso delle fratture che presentano più frammenti, poi, le cose si fanno ancora più preoccupanti.

Le cause della frattura del femore negli anziani

La maggiore incidenza di questo tipo di fratture negli anziani è dovuta ad una serie di caratteristiche che, purtroppo, aumentano con il trascorrere degli anni e con l’invecchiamento del corpo umano. Ad esempio, se l’anziano non dedica del tempo al movimento fisico, la perdita del tono dei muscoli potrebbe aumentare il rischio di cadute. Allo stesso modo, aumentano le probabilità di essere vittime di mancamenti, cali di pressione, giramenti di testa e perdite di equilibrio, che potrebbero appunto portare ad una caduta e alla conseguente frattura del femore.

Le conseguenze della frattura del femore negli anziani

Una frattura del femore viene generalmente recuperata senza grosse conseguenze, se l’individuo è sano ed ha dunque la capacità di affrontare con energia una robusta fase di riabilitazione. Negli anziani, però, questo tipo di frattura potrebbe portare a conseguenze molto gravi: la perdita di mobilità e di auto-sufficienza, infatti, potrebbe impedire il movimento e di conseguenza spingere il soggetto ad una parziale o totale immobilità, fino a portare al decesso dell’anziano a causa delle trombosi causate dall’invalidità motoria.

Le terapie da adottare in caso di frattura al femore

Negli anziani, così come in tutti i soggetti con frattura al femore, la terapia prevede un intervento chirurgico di riduzione della frattura. Nel caso delle persone in età avanzata, spesso all’intervento segue l’installazione di una protesi per l’anca, così da consentire all’anziano di potersi muovere e di recuperare per evitare l’evenienza di una trombosi. Infine, il processo di riabilitazione post-intervento per gli anziani dovrà essere affidato ad un terapeuta esperto, dato che il recupero e gli esercizi per la mobilità sono molto più complessi e faticosi.

Osteoporosi: cosa mangiare

osteoporosi

osteoporosi

 

 

 

 

 

 

 

 

L’osteoporosi è una patologia che colpisce milioni di italiani, e che comporta la perdita di una significativa percentuale di massa ossea. I soggetti affetti da osteoporosi possono dunque andare incontro ad una maggiore frequenza di fratture, dovute alla fragilità delle ossa che compongono lo scheletro: gli incidenti maggiori legati alla comparsa dell’osteoporosi in genere colpiscono le costole, i polsi, le vertebre e ovviamente il femore. Spesso basta solo una piccola sollecitazione superiore al normale per andare incontro ad una frattura dovuta alla fragilità ossea. Nonostante tali complicanze, esistono comunque dei metodi per prevenire la comparsa dell’osteoporosi e per aumentare la resistenza delle ossa anche quando essa è oramai sopraggiunta: nello specifico, è possibile raggiungere tali importantissimi risultati attraverso una dieta sana e specifica. Vediamo dunque da quali alimenti è composta la dieta più adatta per combattere l’osteoporosi.

L’importanza della dieta per osteoporosi

L’osteoporosi, al pari di altre patologie che colpiscono l’organismo umano a più livelli, può essere prevenuta o migliorata grazie ad un regime alimentare sano, equilibrato e ricco di sostanze benefiche per il corpo. Una prima precisazione sulla dieta per osteoporosi riguarda l’età: nonostante l’incidenza della patologia sia superiore negli individui over-50, va comunque sottolineato che tale dieta si dimostra efficace soprattutto se adottata in giovane età. Il motivo è dovuto al fatto che la crescita maggiore delle ossa si concentra dai 10 ai 18 anni: ed è proprio in questo periodo che l’osteoporosi potrebbe cominciare a manifestarsi a livello clinico. Superata questa età, l’osteoporosi non può essere più prevenuta, ma al massimo limitata.

Quali sono gli alimenti più adatti per combattere l’osteoporosi?

Com’è ovvio che sia, gli alimenti più utili per combattere l’osteoporosi sono quelli che contengono elementi in grado di rafforzare il tessuto e la massa ossea, come ad esempio la Vitamina D, il fosforo ed il calcio. Questa è una precisazione molto importante, soprattutto alla luce del fatto che in Italia l’integrazione di queste sostanze nella dieta è molto limitata, ed è spesso la carenza di calcio a causare la comparsa dell’osteoporosi. Partendo da questo assunto, è dunque possibile stilare una lista di alimenti molto validi per combattere l’osteoporosi:

 

  • Latte, latticini e yogurt: questi alimenti sono in assoluto la base di una dieta per osteoporosi, in quanto contengono alte concentrazioni di calcio.

 

  • Pesce azzurro: il pesce azzurro, come ad esempio la trota, non è particolarmente ricco di calcio ma è in grado di fornire all’organismo una grande quantità di Vitamina D. Inoltre, il pesce azzurro è anche ricco di acidi grassi polinsaturi come l’omega 3, che favoriscono il rinforzo delle ossa e delle articolazioni.

 

  • Legumi, ortaggi e semi di soia: i legumi sono una importantissima risorsa per la dieta per osteoporosi, dato che contengono tante proteine vegetali ed una accettabile quantità di calcio. Inoltre, anche gli ortaggi sono ricchi di calcio, ed in alcuni casi anche di omega 3, proprio come i semi di soia.

Bere acqua fa bene a chi soffre di osteoporosi?

Anche l’acqua può rappresentare un più che valido alleato per combattere l’osteoporosi, soprattutto se parliamo dell’acqua medio-minerale, che contiene quantità di calcio fondamentali per “tappare” il fabbisogno quotidiano dell’essere umano (circa 900 milligrammi di calcio). Da questo punto di vista, anche l’acqua di rubinetto potrebbe essere un’ottima soluzione alternativa: in questo caso, però, assicuratevi che sia potabile.

Gli alimenti da evitare in una dieta per osteoporosi

Pur non esistendo alimenti in grado di danneggiare in modo significativo le ossa, esistono comunque delle sostanze che non favoriscono la guerra all’osteoporosi. Nello specifico, parliamo di alimenti contenenti dosi eccessive di sale e di fibre. Il motivo è dovuto al fatto che il sale spinge l’organismo ad eliminare grosse quantità di calcio attraverso l’urina, mentre le fibre interferiscono con il processo di assorbimento del calcio da parte del nostro corpo. Questo accade anche con altre tipologie di alimenti, come ad esempio gli spinaci, il cioccolato, i pomodori, il caffè e l’uva. Infine, sappiate che l’alcool rappresenta forse il peggior nemico per le ossa.

Coliche renali

coliche renali

Nella vita ci sono momenti che portano una quantità indefinibile di dolore, e che vengono spesso considerati come alcune delle complicanze più insopportabili e lancinanti, quasi impossibili da sopportare. In questo senso, anche se non stiamo parlando di patologie gravi o difficili da combattere, i calcoli e le coliche renali possono rivelarsi estremamente dolorose, al punto da far parlare di una sofferenza paragonabile al parto o ad una ferita provocata da un’arma da fuoco. E chi li ha provati, potrà confermare quanto possano rivelarsi strazianti i calcoli renali e le coliche. Vediamo dunque di capire di cosa si tratta, studiandone sintomi, cause e rimedi.

Cosa sono i calcoli renali?

I calcoli renali sono in assoluto una delle patologie più comuni presso il genere umano. Per farvi capire la loro diffusione, vi basti sapere che ogni anno sono milioni gli individui che vengono ospedalizzati a causa delle conseguenze di un calcolo renale, e che è stato possibile individuarne la presenza persino nelle mummie egizie risalenti a migliaia di anni fa. Ma di cosa si tratta? I calcoli non sono altro che piccoli accumuli di sali minerali che si formano all’interno delle vie urinarie: spesso sono così microscopici che la loro espulsione avviene in totale tranquillità, ma alle volte possono raggiungere dimensioni abbastanza grandi da provocare un dolore lancinante durante i tentativi di espulsione. Ed è proprio qui che nascono le coliche renali.

Cosa sono le coliche renali?

Quando i sali minerali contenuti dall’urina si cristallizzano, si staccano dal liquido e vanno a formare delle pietruzze che permangono all’interno del tratto urinario, bloccando la naturale espulsione dell’urina. Quando questo accade, l’organismo entra in crisi e provoca una serie di conseguenze estremamente dolorose, causando spasmi muscolari e fitte insopportabili, dovute al tentativo di espulsione dei suddetti calcoli: ed è proprio in questo caso che si parla di colica renale. Tale evenienza non è prevedibile, e può colpire chi soffre di calcoli in qualsiasi momento del giorno o della notte, ripetendosi a momenti alterni fino alla definitiva espulsione di ogni calcolo presente nel tratto urinario.

Cause e sintomi delle coliche renali

Nonostante non siano ancora chiare le cause che portano alla formazione dei calcoli e alle conseguenti coliche, la sintomatologia di questo problema è al contrario piuttosto conosciuta, ma purtroppo imprevedibile. I sintomi relativi alla presenza di calcoli, infatti, si manifestano a ridosso delle coliche, causando fortissimi dolori alla schiena e ai fianchi, dunque in concomitanza dei reni: tali dolori sono causati dalla dilatazione dell’uretra, e dalle successive contrazioni dovute al tentativo di espulsione dei calcoli. Per questo motivo si tende a paragonare questo dolore al parto.

Come curare i calcoli e le coliche renali

L’unico modo per porre fine alle coliche renali è rivolgersi ad un medico, per farsi consigliare la giusta terapia. Nella maggior parte dei casi serve avere tanta pazienza e bere tanta acqua, per favorire l’espulsione dei calcoli, uno ad uno. In casi rarissimi, potrebbe essere necessaria anche un’operazione chirurgica, ma parliamo di una casistica davvero rara. Infine, occorre sottolineare che esistono dei procedimenti a base di laser-terapia che permettono di frantumare questi calcoli renali, favorendone l’espulsione.

Come prevenire la comparsa dei calcoli renali

Pur non potendo mai prevedere la formazione dei calcoli, è comunque possibile abbassarne la percentuale con alcune pratiche e stili di vita sani. Nello specifico, l’alimentazione ricopre un ruolo molto importante nella prevenzione dei calcoli renali: se soffrite o avete sofferto in passato di questa patologia, i nutrizionisti consigliano di evitare l’uso eccessivo di sale e zucchero, di consumare pochi grassi saturi e di evitare un’alimentazione a base di semi. Inoltre, l’eccessivo consumo di alcolici e di cibi spazzatura quali fritture e prodotti da fast food può accelerare la formazione di calcoli dalle dimensioni molto grandi.

Pelle liscia: come averla

pelle liscia

Avere la pelle liscia? Non solo un consiglio di bellezza ma anche un indicatore di salute. Forse non lo sapete, ma la cute è spesso diretta espressione dello stato del nostro organismo che, nel caso in cui dovesse manifestare qualche problema o patologia, potrebbe comunicarcelo attraverso la nostra pelle. Da ciò si evince quanto sia importante avere una pelle sana, e valorizzarla al massimo rendendola più bella, morbida e attrattiva agli occhi di chi ci guarda. Vediamo insieme qualche prezioso consiglio su come avere la pelle liscia.

Bevete tanta acqua

Parliamo della prima regola per avere una pelle liscia, morbida e lucente: l’idratazione è infatti fondamentale per irrorare le cellule cutanee e per mantenerle al 100% della loro funzionalità. Per questo motivo il primo consiglio è bere tanta acqua: gli esperti consigliano come minimo 2 litri al giorno, e di non limitarvi solo all’acqua. Anche la frutta, infatti, si rivela importantissima per idratare le cellule della cute, in quanto particolarmente ricca di liquidi e fonte delle preziose vitamine, che aiutano la pelle a risultare più lucida e liscia al tatto.

Fate attività sportiva all’aperto

La pelle è un organo importantissimo, in quanto consente al nostro corpo di espellere le tossine e di mantenersi pulito e in forma. Proprio per questo motivo, noi consigliamo di svolgere tanta attività fisica, e di farlo all’aperto: il sudore permetterà al fisico di espellere le tossine attraverso le cellule cutanee, e l’aria fresca farà il resto. In caso contrario, i pori della pelle potrebbero otturarsi e non permettere all’organismo un corretto smaltimento delle impurità, rendendo dunque la vostra cute opaca e poco attraente. Facendo sport all’aria aperta, invece, riuscirete a mantenerla liscia e tonica.

Trattate la cute con oli essenziali naturali

La natura ci mette a disposizione tantissime armi per combattere la secchezza della cute e le imperfezioni della pelle. Ad esempio, il burro di Karitè possiede delle caratteristiche perfette per ammorbidire la cute, così come l’olio di Argan, particolarmente indicato come esfoliante naturale e, dunque, come elemento fondamentale per rendere la pelle liscia e idratata. Da non sottovalutare nemmeno l’azione benefica portata da massaggi a base di olio di camelia o di olio di rosa mosqueta. Infine, come potremmo non citare l’olio di dattero? Gli antichi predoni africani lo utilizzavano per ripararsi dal sole cocente del deserto, mantenendo una pelle incredibilmente liscia, idratata e morbida.

Pulite la pelle con grande attenzione

Il viso è indubbiamente una delle zone del corpo più provate, soprattutto per via dello stress e delle impurità che si accumulano per via del make up. Per questo motivo, il consiglio è di struccarvi ogni notte, utilizzando prodotti naturali e privi di qualsiasi elemento chimico. Inoltre, noi consigliamo anche di detergere il viso utilizzando saponi delicati: l’eccessivo sfregamento e l’intervento di detergenti aggressivi potrebbe infatti rovinare la cute e renderla eccessivamente secca e porosa. Inoltre, cercate anche di non farvi prendere dal panico in caso di comparsa di brufoli o acne, trattandoli con i prodotti specifici prescritti dal vostro dermatologo, ed evitando di schiacciarli o grattarli, perché potrebbero lasciare delle brutte cicatrici.

L’importanza dell’alimentazione

Come abbiamo già avuto modo di vedere, la pelle funge da condotto di scarico delle impurità che il nostro corpo decide di espellere. E condurre una dieta non sana o votata al consumo di fritture e cibo spazzatura potrebbe portare un accumulo di sporcizia non indifferente all’interno dei pori della pelle, proprio a causa della loro espulsione. In questo senso, cercate sempre di adottare un regime alimentare ricco di cibi sani e nutrienti, come ad esempio la frutta e la verdura. In questo modo avrete una pelle più brillante e liscia.

Riconoscere il pesce fresco

pesce fresco

Il pesce è senza ombra di dubbio uno degli alimenti più importanti per la nostra dieta, sia da un punto di vista salutistico, sia da un punto di vista di gusto. I pesci sono infatti ricchi di sostanze molto importanti per il benessere del nostro organismo (come ad esempio l’omega 3), e sono anche deliziosi da servire a tavola. A patto, però, che siano freschi di mare, di fiume o di lago. Il pesce surgelato, infatti, perde velocemente le sostanze benefiche e quello avariato, poi, è una autentica bomba ad orologeria per la nostra salute, in quanto contiene micro-organismi e batteri potenzialmente molto pericolosi se ingeriti. Da qui, capite bene quanto possa essere utile saper riconoscere il pesce fresco al mercato: vediamo insieme come fare.

Come riconoscere il pesce fresco?

A dispetto di alcuni trucchetti che i venditori poco onesti adottano per coprire odori e aspetto dei pesci non freschi (come ad esempio l’utilizzo dell’ammoniaca o l’additivo noto come “Cafados”), esistono decisamente un bel po’ di sistemi per studiare attentamente il pescato e per capire se è stato appena portato al banco. E non vi servirà alcuna strumentazione da Sherlock Holmes, dato che vi basteranno i vostri 5 sensi: certo, occorre comunque una buona dose di allenamento, che potrete inizialmente sopperire con la conoscenza delle tecniche fondamentali per riconoscere la freschezza del pesce.

Attenzione all’odore del pesce

Come riconoscere il pesce fresco? Il primo metodo – il più ovvio – riguarda uno dei vostri sensi più affidabili e potenti: l’olfatto. Nello specifico, i pesci freschi non puzzano: al contrario, il pescato fresco ha un ottimo odore di mare, di sale, di alghe e di salsedine. Girate dunque al largo se sentite dell’odore pungente e difficilmente riconoscibile, in quanto al 90% si tratterà della puzza emanata da un pesce in iniziale stato di decomposizione, dunque non fresco. Non fermatevi però a questa prima analisi, e studiate anche le condizioni fisiche e visive del pesce.

Come riconoscere il pesce fresco dalle condizioni?

Le condizioni fisiche di un pesce parlano più della favella del venditore, e possono raccontarvi una favola fatta di bontà e di freschezza, oppure un incubo che sa di tragedia. Cosa dovete controllare per sincerarvi della freschezza di un pesce? Innanzitutto i colori, che devono essere sempre brillanti e variegati: il pesce fresco conserva sulla pelle molti residui del suo muco cutaneo, che lo rende traslucido, colorato, scivoloso e cangiante. Girate al largo se lo vedete opaco. Inoltre, l’occhio risulta essere ancora vivo, dotato di una pupilla decisamente nera e sporgente: se notate un occhio schiacciato verso l’interno ed una pupilla velata di grigio e spenta, quel pesce è tutto tranne che fresco. Fate grande attenzione anche alla carne e alle branchie: un pesce fresco è tonico e flessibile, tende a disegnare un arco ed è dotato di branchie rosa che sanno vagamente di alghe. Al contrario, un pesce non fresco presenta delle branchie giallastre, ed è estremamente molle quando viene tirato su dal bancone. Infine, ecco la prova del tatto: provate a pressare il dito sulla carne. Se rimane un segno sulla zona pressata, prendete armi e bagagli e scappate via a gambe levate.

Riconoscere un pesce fresco in cucina

Potrebbe capitarvi di acquistare del pesce non buono, senza accorgervi immediatamente del vostro errore: avrete perso del denaro, ma sarete ancora in tempo per evitare di perderci anche la salute. Come verificare la freschezza di un pesce prima o durante la cottura? Innanzitutto controllate la lisca: se la carne si stacca senza problemi, e la lisca tende a separarsi naturalmente da essa, allora il pesce non è buono da mangiare. Verificate anche le branchie: se contengono una secrezione gialla, buttate immediatamente il pesce. Infine, considerate che quando cuocete un pesce, quello fresco rilascia molti liquidi: se il pesce è troppo secco, è molto probabile che non sia così buono da servire in tavola.

Cibi antitumorali: cosa mangiare per vivere più a lungo

cibi antitumorali

Negli ultimi anni sono tante le abitudini di vita sbagliate che, unite all’inquinamento atmosferico, hanno contribuito a raddoppiare i casi di tumore. Tra questi ci sono il fumo, l’abuso di alcool e di sostanze grasse ed uno stile di vita sedentario che contribuiscono all’ossidazione delle cellule. Per contrastare questo fenomeno in continua crescita uno stile di vita corretto, con un regime alimentare sano ed equilibrato con cibi antitumorali, è un valido aiuto per combattere l’ossidazione cellulare.
Più di uno studio hanno messo in rilievo informazioni importanti riguardo le proprietà nutrizionali di determinati cibi antitumorali che svolgono un’ottima azione anticancro, intervenendo nelle diverse fasi di formazione e di crescita della massa tumorale. A determinare la trasformazione delle cellule è proprio processo di ossidazione cellulare.
Questo è provocato da atomi di ossigeno con un elettrone mancante, condizione che porta queste cellule ad aggredire quelle sane che ci sono intorno, portandole alla morte, per questo risulta di fondamentale importanza consumare ogni giorno tanti alimenti ricchi di sostanze antiossidanti che svolgono una vera e propria azione di contrasto nella formazione di queste cellule killer.
Dagli studi emerge che, analizzando i composti molecolari degli alimenti, alcuni contrastano l’attivazione dei meccanismi cancerogeni, altri impediscono ai tumori di crescere, altri ancora creano condizioni sfavorevoli per la formazione di vasi sanguigni che sviluppano i tumori ed altri stimolano la morte delle cellule malate. Inoltre molti alimenti sono famosi per le proprietà antiossidanti e per fornire uno stimolo al rinforzamento del sistema immunitario.
Molte di queste sostanze naturali sono contenute in frutta e verdura, per questo medici e nutrizionisti concordano nel consigliare di consumare almeno cinque porzioni al giorno tra frutta fresca di stagione e verdure.
Tra i cibi antitumorali per eccellenza si trovano le crucifere, l’aglio, la curcuma, la soia, il pomodoro, le alghe, la banana, la birra, i carciofi, la cipolla, i limoni, le mandorle, il melograno, il miele, i frutti rossi, la menta, le noci, il pepe, il peperoncino, lo yogurt e l’olio extra vergine di oliva.
Un recente studio ha dimostrato l’efficacia del miele, in particolare del miele di manuka, contro la crescita delle cellule tumorali. Questo grazie alla presenza di metilgliossale composto di dicarbonilici, sostanze antinfiammatorie ed antiossidative. Secondo lo studio queste riescono ad inibire la crescita di diversi tipi di tumore, tra cui quello del seno, del colon e della pelle. Inoltre le sostanze contenute nel miele riescono a contrastare efficacemente gli effetti collaterali causati dai farmaci chemioterapici.
I pomodori, le carote, i frutti rossi e gli agrumi sono ricchi di antiossidanti grazie alla presenza di antocianine, per questo se ne dovrebbe abbondare con il loro consumo giornaliero.
La sostanza antitumorale presa in considerazione, contenuta nell’aglio, è l’allina, molecola che, con la rottura degli spicchi, si trasforma in allocina, ed è proprio quest’ultima che promuove la morte delle cellule malate e blocca la crescita delle cellule tumorali.
Lo yogurt aiuta a prevenire la comparsa del cancro al colon, grazie ai fermenti lattici contenuti che aiutano a mantenere un giusto equilibrio delle cellule intestinali.
Altre sostanze contenute nei cibi antitumorali sono gli isoflavoni contenuti nella soia, in particolare la genisteina, molecola che ostacola lo sviluppo dei tumori ormonali, come quelli che si sviluppano a carico della prostata o del seno. Queste sostanze inoltre svolgono una funzione di prevenzione nei confronti delle patologie oncologiche in quanto essendo simili agli ormoni sessuali si uniscono a questi senza svolgere importanti attività ormonali.
La frutta secca è ricca di acido oleico, di acido linoleico e di vitamine del gruppo B, ottime alleate contro l’ossidazione cellulare. Ovviamente non bisogna farne un abuso, ma basta consumare due – tre noci al giorno o quattro – cinque mandorle per poter godere dei loro effetti benefici.
I glucosinolati sono sostanze antitumorali contenuti nelle crucifere. In questo gruppo di alimenti rientrano gran parte degli ortaggi, tra cui la rucola, il cavolo, il ravanelli, i cavoletti di Bruxelles, la verza, i broccoli e la rapa. Per sfruttare al massimo l’azione benefica delle molecole di glucosinolati contenute è consigliabile eseguire una cottura rapida e a vapore evitando di ridurre questi alimenti in piccolissimi pezzi e una masticazione prolungata. Sui glucosinolati sono già in corso degli studi per la loro azione di miglioramento dell’efficacia dei farmaci chemioterapici.
Anche i carciofi sono ricchi di antiossidanti, per questo possono essere consumati con maggiore frequenza. Sono tanti i piatti che possono essere preparati con questo ingrediente sano e soprattutto in grado di inibire la formazione e la crescita delle cellule tumorali.
La curcuma contiene la curcumina, una sostanza che svolge un effetto rallentatore della crescita tumorale. Questa è nota da tempo per le sue proprietà antiossidanti ed antinfiammatorie. Per migliorare l’effetto benefico di questa sostanza è consigliabile creare un composto di curcuma e pepe nero, ideale su ogni tipo di piatto e che riesce a dare anche un tocco di gusto in più.
Da evitare il consumo eccessivo di carni e salumi che, oltre ad essere ricchi di grassi saturi, sono pieni di nitrati, sostanze altamente nocive per la salute dell’essere umano, ma che continuano ad essere utilizzate per conservare a lungo i salumi, preferendo il consumo di salumi artigianali.
Attenzione anche alle cotture ad alte temperature che rilasciano l’acroleina, una sostanza cancerogena, preferendo una cottura a vapore o a temperature non troppo elevate.

Liposuzione: quali sono i rischi

liposuzione

La chirurgia estetica oggi ci mette a disposizione un numero davvero elevato di soluzioni per combattere gli inestetismi del corpo: da questo punto di vista, la liposuzione si pone come una delle soluzioni chirurgiche più efficaci ed utilizzate. Inoltre, va anche detto che dagli anni ’70 sono stati fatti molti progressi in questo campo, al punto da rendere questa operazione molto più sicura che in passato, e meno dolorosa e invasiva. Ed allora non ci resta che capire in cosa consiste la liposuzione e quali sono i rischi correlati a questa tipologia di operazione chirurgica.

In cosa consiste la liposuzione?

La liposuzione è una vera e propria operazione chirurgica finalizzata alla riduzione del grasso in eccesso, che viene asportato tramite l’utilizzo di cannule apposite dalle zone in cui l’adipe tende ad accumularsi maggiormente, come ad esempio i fianchi, l’addome ed i glutei. L’asportazione del grasso corporeo avviene tramite una tecnica detta “suzione”, che prevede appunto la rimozione dei cuscinetti di grasso in modo non invasivo, attraverso delle cannucce che aspirano il grasso dal corpo, rimuovendolo molto velocemente: l’intervento, infatti, dura generalmente 45 minuti, a seconda delle zone interessate e della quantità di adipe da asportare, ma può anche arrivare a sfiorare le 3 ore.

Come avviene l’intervento di liposuzione?

Pur non essendo paragonabile ad altre operazioni chirurgiche molto invasive, l’intervento di liposuzione richiede comunque il rispetto di certe misure di sicurezza, come ad esempio l’anestesia che, a seconda dei casi, può essere epidurale, locale o anche generale. Come procede il chirurgo? La tecnica di preparazione è rimasta la stessa dagli anni ’70, e consiste nel segnare col pennarello le zone che dovranno ospitare l’inserimento delle cannule, compresi ovviamente i punti di inserzione. Una volta fatto questo, il medico procederà all’inserimento delle cannule e alla suzione del grasso, attraverso un macchinario di aspirazione.

Liposuzione: il decorso post-operatorio

Dopo l’intervento i punti di inserzione verranno suturati e trattati per evitare infezioni o altri problemi relativi alla rimozione del grasso. Nonostante il decorso sia abbastanza rapido (da una settimana a 10 giorni), l’operazione di liposuzione può avere degli effetti collaterali diversi, a seconda dell’individuo: può ad esempio causare gonfiore dei tessuti o ematomi, insieme a sensazioni di fastidio come il formicolio interno o il bruciore. Nella maggior parte dei casi si tratta di effetti controllati, dunque già ampiamente previsti dai medici e destinati a risolversi nel breve periodo, ovvero in circa 2 settimane. Infine, da sottolineare come la rimozione del grasso non sia definitiva: pur potendo contare su una lunga durata, occorre comunque regolare l’alimentazione per evitare un nuovo accumulo di grasso nelle zone operate.

I rischi legati all’intervento di liposuzione

Trattandosi comunque di un intervento chirurgico, la liposuzione può comportare numerosi problemi legati ai vari aspetti dell’operazione, come ad esempio una reazione scorretta all’anestesia ed una serie di inestetismi superficiali delle zone epidermiche operate. I rischi più elevati sono quelli relativi alla comparsa di infezioni e di infiammazioni dei tessuti che, se non trattati immediatamente con un intervento chirurgico, possono portare a conseguenze molto gravi: nei casi in cui si renderà necessaria tale operazione, ovviamente si dovrà convivere con la presenza di alcune cicatrici. Infine, nonostante la casistica sia molto rara, tale tipologia di intervento può anche causare il decesso: il movimento dei fluidi grassi possono infatti influire negativamente sulla funzionalità del cuore e dei reni. Anche i problemi in fase di anestesia potrebbero portare a questa drammatica conseguenza.

Liposuzione: quando è il caso di farla?

Questa operazione potrebbe essere necessaria nel caso di individui in avanzato sovrappeso, dunque potrebbe migliorare di molto la qualità della loro vita. I rischi di questa operazione impongono comunque di muoversi con i piedi di piombo, e di ricorrervi solo quando i benefici superano di gran lunga l’eventuale insorgenza dei problemi precedentemente elencati.