Rimedi naturali contro la nausea durante la gravidanza

nausea durante la gravidanza

La nausea durante la gravidanza è molto diffusa soprattutto nei primi mesi della gestazione. Infatti, più dell’ottanta per cento delle donne ne accusa i sintomi fino almeno al terzo mese.
Per combattere la nausea durante la gravidanza ci sono diversi sistemi, ma quelli più indicati sono relativi ai rimedi naturali, in quanto hanno una percentuale minima di controindicazioni.
In genere, si cominciano ad accusare i primi sintomi della nausea durante la gravidanza, subito dopo qualche giorno dal concepimento. L’ormone che causa tutto questo è l’HGC, prodotto dalla placenta. Per riuscire a stare meglio, e allontanare questo fastidioso malessere, è consigliato rivolgersi ed utilizzare dei rimedi naturali che servono per lo più a ridurre e a renderla più sopportabile. Dovete ricordare che, pur essendo dei rimedi naturali, è comunque necessario rivolgersi ad un medico che possa aiutarvi ad individuare delle controindicazioni per quanto riguarda la terapia e il prodotto scelto, spesso legate a intolleranze o allergie. Ma spesso e volentieri, legate anche a fattori che non è possibile individuare senza l’aiuto di uno specialista in materia. Quindi, prima di assumere qualsiasi rimedio è necessario sottoporsi ad un controllo accurato del medico che possa darci il suo lascito e la sua approvazione in merito, non avendo rivelato nessuna complicazione legata al vostro stato di gestazione. Una volta effettuate queste analisi, vi sarà possibile evitare l’uso di farmaci, spesso invasivi e con controindicazioni dannose per il vostro organismo, e utilizzare delle soluzioni naturali che vi aiutino a combattere la nausea durante la gravidanza.

Di seguito sono indicati i principali sistemi e metodi naturali per sconfiggere la nausea durante la gravidanza. Innanzitutto, masticare uno spicchio di limone, o una fetta sottile di patata, è un buon rimedio che ha la sua funzione nell’immediato nel caso aveste un attacco in corso. Gli stessi potranno essere utilizzati per preparare degli infusi che possano andare a limitare la sensazione nausea e di confusione. Particolarmente indicati nel periodo invernale, dove oltre a fare il loro compito principale, rendono il vostro organismo più rilassato, donandovi tepore.
Uno degli alimenti da utilizzare per la preparazione di decotti utili alla vostra causa è lo zenzero, impiegato anche per nausea derivante da altri motivi, come ad esempio il mal d’auto. La radice fresca si dimostra un utile alleato contro la nausea durante la gravidanza, ma non dovete eccedere con le porzioni, superando i due grammi al giorno.
Non dimenticatevi che la camomilla rimane sempre una buona soluzione anche in questi casi, magari abbinandola agli elementi visti sopra. Funzionale anche per combattere stanchezza, spossatezza e ansia, possibili conseguenze della nausea.
Sorella della camomilla è la tisana, che composta da diversi fattori come la menta e il finocchio, rimane una delle armi migliori per combattere la nausea. Un altro sistema, simile a quello visto in precedenza, è masticare la liquirizia, ma qui dovrete fare attenzione a non abusarne e ad evitarla in caso si soffra di ipertensione, dato che potreste avere rilevanti complicazioni per quanto riguarda la pressione sanguigna.
La medicina orientale ha contribuito a combattere la nausea durante la gravidanza attraverso delle particolari pastiglie che prendono il nome di ‘prugne Umeboshi, mentre in Occidente è stata una madre inglese ad inventare dei ghiaccioli speciali chiamati Lillipops, che hanno avuto l’approvazione da diverse associazioni di ginecologi che ne hanno verificato l’efficacia. È possibile trovarli in diversi gusti e aromi, tra i quali quelli citati in precedenza, e rappresentano uno dei rimedi naturali più utilizzati e apprezzati. Infine, è possibile utilizzare dei braccialetti antinausea che vanno portati all’altezza dell’avambraccio. Attraverso un ingegnoso sistema vanno a ridurre la nausea durante la gravidanza, premendo su un punto particolare che agisce direttamente sulle parti interessate del nostro organismo, riducendo notevolmente la sensazione di stress, e il relativo malessere.

Per garantirvi un risultato soddisfacente, e ridurre notevolmente la nausea durante la gravidanza, dovrete prestare particolare attenzione al vostro nutrimento. Infatti, bisogna rivolgersi ai rimedi citati nel precedente paragrafo, accompagnandoli con una sana e corretta alimentazione che sia priva di cibi piccanti, o alimenti grassi e soprattutto evitare categoricamente di mangiare fritti e simili. Dovrete inoltre strutturare il vostro programma alimentare con pasti leggeri, non esagerando mai con la quantità. Mettendo insieme tutti questi accorgimenti, e insieme a frequenti riposi, la nausea durante la gravidanza non sarà più un grosso problema per voi.

Rimedi naturali per il mal di denti: metodi per avere subito sollievo

mal di denti

Il mal di denti può rappresentare un dolore insopportabile. Inoltre spesso si presenta nei momenti meno opportuni, quando non è possibile recarsi subito dal dentista. Il dolore può avere diverse cause: carie, infiammazioni, denti del giudizio. Tutte cause che possono portare a dolori lancinanti e poco sopportabili. In attesa dell’appuntamento dal dentista, potrete provare dei rimedi naturali per placare eventuali infiammazioni e dolori.

Rimedi Naturali per il mal di denti

I rimedi naturali possono essere una valida alternativa alla medicina tradizionale per cercare di contrastare i dolori. Uno dei rimedi della nonna per eccellenza è la cipolla. Essa può essere utilizzata in vari modi in base alle necessità del momento. Mangiare una cipolla cruda, tagliata a fettine può aiutare a sopportare il dolore, sopratutto in caso di gengive infiammate. La cipolla cotta può contribuire a calmare invece il dolore dovuto a casi di ascesso. Inoltre in linea generale la cipolla può donare benefici alla salute delle vostre gengive. Oltre alla cipolla, potete usare l’aglio. Conosciuto per i suoi innumerevoli benefici e come cura contro il raffreddore. Prendere uno spicchio d’aglio e applicarlo sul dente dolorante, può svolgere da anestetizzante. Perché l’aglio inizi a fare effetto è importante tenerlo sul dente per qualche minuto. Anche i chiodi di garofano hanno qualità antidolorifiche e disinfettanti, oltre che sedative. Indicato per chi soffre a causa di ascessi o infiammazioni orali. Esso può essere somministrato come infuso, praticando sciacqui come se fosse un collutorio. In alternativa potrete utilizzare l’olio essenziale di chiodi di garofano e applicarlo sulla parte dolorante. Mentre i fiori di garofano possono essere masticati. L’infuso di basilico o malva caldo può ridurre i fastidi dovuti dal mal di denti, creando un effetto calmante. La menta sotto forma d’infuso per effettuare risciacqui, svolge azioni lenitive, disinfettanti e calmanti. Altri infusi da potere preparare facilmente a casa sono: lavanda (azione analgesica), limone (azione disintossicante), camomilla (azione sedativa). Altro rimedio naturale per il mal di denti, ma di natura fitoterapica è l’artiglio del diavolo. Definito “antidolorifico naturale”, svolge azioni antinfiammatorie e analgesiche. Ecco perché l’artiglio del diavolo può rappresentare una valida alternativa agli antidolorifici farmaceutici. Anche gli olii essenziali possono intervenire sul mal di denti, in particolare sullo stress psicofisico provocato da esso. Ecco perché l’aromaterapia consiglia alcuni olii essenziali tra cui: olio essenziale di anice, limone, cipresso, basilico e arancia.

Farmaci per il mal di denti

I rimedi naturali sono usati spesso come valida alternativa ai farmaci in attesa di farsi controllare dal dentista. Ma quando il rimedio naturale non è efficace o nei casi in cui non si crede in essi, si possono ricorrere ad alcuni farmaci. Quelli analgesici o antidolorifici, che possono aiutare ad eliminare il dolore in modo momentaneo, ma non la causa del problema. Farmaci antinfiammatori, indicati per contrastare le infiammazioni, e quindi in caso di gengivite, ascesso o pulpite. FANS che sono farmaci antinfiammatori non steroidei come Ibrufene e Ketoprofene. Anche il paracetamolo può aiutare a contrastare momentaneamente i dolori. Infine potrete solo sotto prescrizione medica acquistare e usare degli antibiotici per combattere le infiammazioni e mal di denti.

Prevenzione: avere cura dei propri denti

Prevenire è una delle cose principali da seguire per evitare dolori ai denti causati soprattutto da carie e infiammazioni. La regola fondamentale è avere una buona igiene orale quotidiana. Per una corretta igiene non dimenticate di pulire anche la lingua per eliminare eventuali batteri. Inoltre limitate di bevande acide che possono causare lesioni allo smalto dei denti. Recatevi ogni 6-12 mesi dal vostro dentista di fiducia per effettuare una pulizia dei denti approfondita ed eliminare evenutali piccole carie.

Dieta e guida all’alimentazione per combattere il reflusso gastroesofageo

reflusso gastroesofageo

L’alimentazione può essere di grande aiuto in alcune situazioni problematiche come quella del reflusso gastroesofageo: ecco tutto quello che occorre sapere per avere una dieta corretta e che permetta di migliorare i sintomi di questo disturbo.

Reflusso gastro esofageo e la correlazione con il cibo
Sono sempre di più coloro che soffrono di reflusso gastroesofageo, un problema che crea non pochi fastidi legati alla digestione. Infatti nel momento in cui ci si nutre, il cibo passa attraverso l’esofago per poi arrivare nello stomaco. A separare queste due zone del sistema digerente c’è una valvola che si chiude nel momento in cui passa ciò che è stato ingerito evitando che possa tornare indietro. Un malfunzionamento di questa stessa valvola può causare la risalita di flussi acidi e di altre sostanze che si sono assunte attraverso l’alimentazione. Ciò spiega perché il problema del reflusso gastroesofageo possa diventare molto fastidioso per chi ne soffre. E l’alimentazione può essere il primo aiuto per coloro che non vogliono dover fare i conti con i suoi problematici sintomi. Infatti grazie ad un regime alimentare corretto e a delle abitudini sane da utilizzare nell’arco delle proprie giornate, si può effettivamente dare un taglio al reflusso. Anche perché nel momento in cui si presentano i primi segnali di reflusso gastroesofageo è bene prendere provvedimenti in maniera tale da evitare che la situazione possa peggiorare e diventare così cronica.

Alimenti da eliminare e quelli da preferire
Bisogna seguire un corretto regime alimentare per non andare incontro a situazioni più problematiche legate al reflusso gastroesofageo. Innanzitutto è bene considerare che ci sono degli alimenti che andrebbero eliminati dalla propria dieta in quanto aggraverebbero i sintomi del reflusso. In primis cibi ricchi di grassi, formaggi stagionati, fritti ed insaccati in quanto sono alimenti che determinano uno svuotamento gastrico molto più lento. Così come è bene tener presente anche un altro elemento ovvero le bevande gassate e i superalcolici che hanno effetti disastrosi per chi va incontro frequentemente ai sintomi del reflusso. Queste sostanze fanno in modo che si sviluppi una maggiore quantità di acido che andrà a risalire lungo l’esofago causando i consueti rigurgiti del reflusso. Oltre a considerare quelli che sono gli alimenti che invece vanno preferiti per chi soffre di questo disturbo. Sicuramente la verdura è un toccasana per il reflusso, così come la frutta fresca di stagione. Questi alimenti garantiscono un normale ripristino del corretto metabolismo fisiologico. Meglio prediligere bevande povere di zuccheri e che non siano gassate.

Esempio di un regime alimentare contro il reflusso
Si potrebbe optare per diverse ottime soluzione al fine di evitare i fastidiosi sintomi del reflusso gastroesofageo. Innanzitutto, a partire dalla colazione, è sempre buona norma garantire un corretto apporto di alimenti benefici. Ottimi possono essere latte, muesli e del miele, così come per un piacevole spuntino a metà mattinata si potrebbe optare per yogurt magro e fette biscottate o anche della frutta fresca di stagione. A pranzo è bene non caricare troppo il sistema digerente, ecco perché è preferibile puntare su carne di maiale, zucchine, olio d’oliva e anche del pane integrale, il tutto limitando al minimo i condimenti e i grassi in eccesso. Per la cena si può scegliere di cucinare un piatto di pasta con salsa di pomodoro da abbinare a verdure come i finocchi, oltre che a pane integrale ed olio extravergine di oliva. Mantenendo per qualche settimana un corretto regime alimentare si possono smaltire i sintomi del reflusso gastroesofageo.

Mal di testa: rimedi naturali ed esercizi per alleviare il dolore

mal di testa

La cefalea, comunemente indicata con il termine mal di testa, è un disturbo diffuso e a volte invalidante. Può sorgere all’improvviso oppure essere preannunciato, come nel caso dell’emicrania con l’aura, da alcuni sintomi tipici che riguardano l’area oftalmica. Il mal di testa più comune è la cefalea muscolo-tensiva che può essere cronica oppure legata a determinati eventi scatenanti. L’emicrania è una cefalea più intensa, caratterizzata da un dolore pulsante che interessa metà cranio ed è accompagnata da alcuni sintomi tipici come la fotofobia e la nausea. Tra le forme più rare ricordiamo la cefalea a grappolo, di forte intensità, che riguarda una piccola parte della popolazione. La cefalea è comunque un fardello pesante da sopportare, capace di rovinare anche le giornate più belle. Per questo motivo il ricorso agli antidolorifici è, a volte, una scelta necessaria per recuperare una qualità di vita soddisfacente e per poter svolgere con serenità le proprie attività. Gli analgesici, più o meno forti, sono senza dubbio i rimedi più veloci ed efficaci ma il rischio dell’abuso, con conseguenze negative per lo stomaco, è sempre in agguato. Esistono dei rimedi naturali per il mal di testa? La saggezza della medicina popolare e la natura ci vengono incontro con alcuni rimedi validi e soprattutto senza effetti collaterali. Se il mal di testa è un disturbo frequente, possiamo sfruttare le virtù terapeutiche del magnesio per contrastare e diminuire gli attacchi. Formulato in pastiglie o polvere da sciogliere in acqua, va preso quotidianamente almeno per un mese, preferibilmente la mattina. Gli studi scientifici hanno dimostrato infatti che chi soffre di emicrania mostra, durante gli attacchi, una significativa carenza di questo minerale. E se il disturbo sorge all’improvviso? La parola d’ordine è riposo assoluto, se possibile, e una bella doccia calda, utile soprattutto nel caso di muscoli contratti. Un vecchio rimedio della nonna consiste nell’applicare o strofinare delle fette di patata cruda sulla fronte. Questo prezioso tubero, infatti, contiene amido, una sostanza dalle spiccate proprietà antinfiammatorie. Gli impacchi sulla fronte possono essere realizzati anche con sale marino caldo inserito in un sacchetto o con semi di lino tritati e riscaldati per qualche secondo. La poltiglia ottenuta è utile soprattutto in caso di mal di testa da sinusite. Basta applicare nella zona dolente fino al raffreddamento per ottenere un miglioramento delle proprie condizioni. Se l’imperativo in questi casi è bere il più possibile per mantenere l’organismo idratato, possiamo approfittare delle virtù delle piante officinali per lenire il dolore del mal di testa. Uno dei rimedi per eccellenza è costituito dalla classica tisana a base di camomilla romana, arricchita da foglie di menta piperita, nota per le sue capacità calmanti, toniche e lenitive. Se il mal di testa è accompagnato dalla nausea possiamo masticare un piccolo quantitativo di radice di zenzero fresca, utile sia per combattere i sintomi a livello dell’apparato digerente sia per ridurre l’infiammazione dei vasi sanguigni. Una delle tisane più utili contro il mal di testa, soprattutto quello dovuto a una alimentazione poco corretta è costituita da questo mix: buccia di limone e foglie di alloro. Prepararla è semplicissimo. Si mette a bollire dell’acqua con due foglie di alloro e una buccia di limone per circa due o tre minuti. Si copre, si lascia riposare per circa dieci minuti, si tolgono le foglie e la buccia e si aggiunge qualche goccia di succo di limone. In poco tempo, il dolore verrà alleviato e lo stomaco ringrazierà. Possiamo potenziare gli effetti benefici di questa tisana aggiungendo una punta di cucchiaino di bicarbonato di sodio. Tra i rimedi naturali per sconfiggere il mal di testa troviamo anche una serie di esercizi utili sia per contrastare il dolore che per allontanare gli attacchi nel tempo. Se la cefalea compare all’improvviso, magari durante le ore lavorative, possiamo ricorrere a questo semplice esercizio preso in prestito dalla digitopressione. Con il pollice della mano destra andiamo a premere con decisione il punto sul dorso della mano destra che si trova nell’incavo tra pollice e indice. Ripetiamo per qualche secondo su entrambe le mani. Per la cefalea muscolo tensiva e la sinusite possiamo premere il punto che si trova esattamente al centro tra i due occhi (il famoso terzo occhio indiano). In caso di emicrania può rivelarsi utile una pressione di circa 30-40 secondi sul punto GB14, situato sopra l’occhio a metà esatta del sopracciglio. Molto spesso la cefalea è dovuto ad ansia e stress. La meditazione, in questo caso, è uno dei rimedi più efficaci per calmare e ripristinare un corretto equilibrio interiore. Basta fermarsi per dieci minuti al giorno, concentrarsi sul respiro, cercando di sgomberare la mente da preoccupazioni e pensieri alienanti. Proprio il respiro è il protagonista di uno degli esercizi più validi per contrastare il dolore o addirittura prevenirlo. Al primo accenno di mal di testa, chiudiamo la narice destra e, per cinque minuti, respiriamo solo con la narice sinistra. Alla fine dei minuti ripetiamo l’esercizio dall’altra parte. Un altro esercizio valido per far passare il dolore è preso in prestito dalla respirazione dinamica. Seduti, in un luogo tranquillo, iniziamo a inspirare contando fino a dieci e osservando il respiro che entra dalle narici e arriva ai polmoni. Facciamo una piccola pausa, di 2 o 3 secondi, e poi iniziamo a espirare contando sempre fino a dieci e arrivando a svuotare completamente i polmoni.

Esistono degli alimenti brucia grassi che aiutano a dimagrire

brucia grassi

Gli alimenti che appartengono alla categoria dei brucia grassi devono avere la duplice caratteristica di contenere poche calorie e di dare sazietà. Inoltre devono essere in grado di stimolare il metabolismo. L’accelerazione del metabolismo fa crescere la spesa energetica del corpo, che di conseguenza deve attingere alle riserve di grassi. Un primo gruppo di sostanze che hanno la caratteristica di accelerare il metabolismo comprende la caffeina, il tè verde, l’erba mate, la cola, il ginseng, la sinefrina e il guaranà. Non a caso gli integratori alimentari contengono in alcuni casi queste sostanze. La caffeina non è contenuta solo nel caffè ma anche in cibi e bevande come il cacao, la Coca Cola e il tè verde. L’assunzione di 500 mg di caffeina (una quantità contenuta in cinque o sei caffè) fa aumentare il metabolismo basale di circa il 10-15%. Se consumate in grandi quantità, la caffeina, la teina e le altre sostanze di questo tipo hanno effetti collaterali come l’ipertensione, la cefalea, il vomito, l’ansia, la neusea e la tachicardia. Un altro grande insieme di cibi brucia grassi è quello degli alimenti che contengono fibre. Sono particolarmente ricchi di fibre le verdure, i cereali, la frutta e i legumi. Le fibre sono sostanze a-nutrienti che non danno al corpo alcun valore aggiunto per quanto riguarda le sostanze nutritive. In pratica le fibre sono i residuati di cellule vegetali che non sono digeribili dall’organismo. Questa loro caratteristica fa sì che diano la sensazione di sazietà senza però apportare all’organismo lipidi, proteine o carboidrati. Alcuni vegetali contengono più fibre di altri. I vegetali più fibrosi sono i cereali di tipo integrale, tutti i legumi, i cavoli, l’avocado, le castagne, le prugne secche e le bacche di açaì. Un buon modo di assumere i vegetali per sfruttare le loro fibre è mangiarli all’inizio del pasto. In questo modo le fibre danno una sensazione immediata di sazietà senza che siano stati introdotti nell’organismo alimenti ricchi di sostanze nutrienti. Dopo avere mangiato la verdura si avrà meno voglia di abbuffarsi con cibi ricchi di lipidi, proteine e carboidrati. Le fibre possono essere suddivise in due categorie: fibre solubili e insolubili. Le fibre solubili sono quelle che nel corso della digestione si legano con i liquidi enterici formando molecole che hanno la consistenza di un gel. Le fibre insolubili attraversano l’organismo senza subire alcun tipo di trasformazione. I cibi con molte fibre solubili sono particolarmente adatte come alimenti brucia grassi perché durante il processo di solubilità assorbono una piccola quantità di lipidi. Le fibre solubili e insolubili sono presenti in percentuali diverse in tutti i vegetali. I vegetali con la più alta quantità di fibre solubili sono i legumi, l’avena, le carote, le cipolle e la frutta fresca. I frutti particolarmente ricchi di fibre solubili sono le mele (in special modo le loro bucce), gli agrumi, le pere, le pesche, le prugne e le susine. Un’altra categoria di alimenti brucia grassi è quella dei cibi ipocalorici. Si tratta di alimenti che apportano all’organismo poche calorie. Fra i cibi ipocalorici si possono ricordare la soia, le fragole e i frutti di bosco. Un vegetale che merita un discorso a parte è il daikon, una radice di origine giapponese dotata di proprietà depurative e disintossicanti. È consigliato mangiarla al termine di un pasto ricco di frutture per via della sua proprietà di bruciagrassi naturale. Gli alimenti termogenici permettono di bruciare grassi e aumentare il metabolismo grazie alla loro capacità di fare crescere il calore corporeo. Il corpo ha bisogno di sprigionare calorie quando assimila il cibo. Questo significa che una parte del cibo immesso nel corpo viene consumata nel processo di digestione. Tutti gli alimenti innescano il processo di termogenesi, tuttavia ce ne sono alcuni che fanno consumare al corpo molte più calorie di altri per essere digeriti. I cibi che contengono i glicidi e i lipidi sono a bassa termogenesi. I cibi proteici hanno invece una termogenesi molto elevata. Quando viene ingerito un cibo proteico, l’organismo consuma il 30% di quel cibo per alimentare la digestione e ne assorbe solo il 70%. Per quanto riguarda i glicidi e i lipidi vengono consumati in fase di termogenesi rispettivamente solo il 7% e il 3%. Introducendo nel corpo solo cibi proteici rimangono all’organismo meno calorie da immagazzinare al termine della digestione. Avendo a disposizione meno calorie, l’organismo deve attingere alle riserve di grasso. È in questo modo che i cibi proteici bruciano i grassi. Fra i cibi proteici ci sono le uova, i latticini, la soia, le lenticchie e le carni bianche e rosse. Ci sono diete che prevedono l’assunzione di elevate quantità di proteine grazie a piatti di carne e di pesce e che contemplano il taglio drastico di cibi ricchi di carboidrati come il pane e la pasta fatti con grano non integrale. Si tratta delle note diete che permettono di perdere molti chili in poco tempo. Un alimento particolarmente noto fra quelli che hanno la particolarità di sprigionare il calore corporeo è il peperoncino. La sua azione termogenica è dovuta alla presenza di capsaicina. Il peperoncino ha il vantaggio di poter essere usato per speziare i cibi al posto di alimenti che contengono lipidi. Assomigliano al peperoncino altre spezie come la curcuma e lo zenzero.

Eritema solare: sintomi, cause, prevenzione e rimedi

eritema solare

Con l’arrivo della bella stagione inizia ovviamente quella che è la preoccupazione per il possibile sviluppo di un eritema solare. D’altronde in seguito all’esposizione al sole è proprio questa una delle conseguenze più fastidiose non solo per chi ha una pelle particolarmente delicata. Va considerato che l’eritema solare è una vera e propria ustione di primo grado che perciò va opportunamente trattata in maniera tale da evitare conseguenze ben più fastidiose. La comparsa dell’eritema avviene solitamente dopo 6 ore dall’esposizione al sole e i segni più evidente sono del tutto inconfondibili. Infatti questo disturbo della pelle si presenta sotto forma di irritazione e rossore notevole in alcune parti del corpo, oltre a bollicine e prurito continuo nelle zone arrossate. Quando si sviluppa un eritema appare evidente che la pelle è stata aggredita dall’esposizione solare. Chiaramente un’esposizione eccessiva al sole può determinare scompensi importanti: basti considerare che nel momento in cui si notano i segni dell’eritema è bene provvedere in modo veloce. Anche perché continuare con l’esposizione al sole può determinare scottature alla pelle ben più gravi.
Bisogna innanzitutto specificare che l’eritema solare non è altro che un’infiammazione della pelle che determina rossore agli strati superficiali della pelle. Il meccanismo che scaturisce in seguito all’eccessiva esposizione alla pelle non è altro che un qualcosa che l’organismo stesso aziona come sua difesa. Ecco perché il tipo di eritema che si sviluppa dipende comunque da alcuni fattori di grandissima importanza come, ad esempio, la durata dell’esposizione o anche il tipo di raggi a cui ci si è sottoposti.
Per quanto concerne le cause è bene sottolineare un aspetto di fondamentale importanza e cioè che alla base di questo disturbo ci sono i raggi UV. In particolare questi raggi hanno la capacità di andare ad agire direttamente sulle cellule degli strati più superficiali dell’epidermide. Un’esposizione alquanto eccessiva può determinare modifiche a livello del DNA delle cellule che così non avranno la capacità di portare a termine le proprie funzioni nella maniera corretta. Questo fa sì appunto che le cellule risultino come danneggiate e perciò il sistema immunitario si attiva facendo in modo da espletare la sua funzione. Nel momento in cui le attacca determina il rilascio di istamina, ovvero la molecola che causa il tipico rossore dell’infiammazione. Tra le cause perciò non si può non annoverare un’anomala esposizione ai raggi solari: ecco perché esporsi nelle ore più calde della giornata o anche per tempi eccessivamente lunghi potrebbero non essere affatto delle corrette abitudini. Da considerare che molti soffrono di questo disturbo della pelle anche in seguito alle lampade, ovvero quei sistemi con cui si riesce ad ottenere un’abbronzatura pur non esponendosi al sole. Anche l’uso di creme solari non adatte alla propria pelle e poco specifiche può determinare problemi di un certo livello per la pelle causando perciò conseguenze importanti.
La prevenzione assume un’importanza decisamente notevole per quanto concerne l’eritema solare. D’altronde avere la possibilità di prevenire è sicuramente meglio rispetto a doversi mettere all’opera per curarlo, come dice il celebre proverbio. Ci sono alcune ottime indicazioni di cui bisogna tener conto per fare in modo da tener lontano qualsiasi pericolo legato all’eritema. Innanzitutto è bene evitare un’esposizione ai raggi solari nel periodo estivo durante la fascia oraria tra le 12 e le 15. Queste sono le ore dove i raggi risultano essere particolarmente penentranti sulla pelle e quindi possono alterare facilmente il DNA delle cellule dell’epidermide. Oltre a dover utilizzare delle opportune protezioni che possano schermare in maniera efficiente i raggi UV del sole. Senza dimenticare che quando ci si espone al sole per periodi prolungati è bene assumere anche alcuni nutrienti con la dieta: un ottimo esempio perciò sono vitamina A, E e C che sono ottime per la protezione degli strati superficiali della pelle che così non risentono del pericolo dei raggi solari. Garantire una corretta idratazione è un’altra delle tecniche maggiori da usare nel momento in cui si vuole prevenire effettivamente l’eritema. Ciò vuol dire che è bene bere almeno un paio di litri di acqua al giorno e assumerne buone quantità anche mentre ci si espone al sole. In questo modo la pelle non si asciugherà e sarà sempre correttamente idratata.
Parlando invece dei rimedi, bisogna sottolineare che esistono svariate possibilità da sfruttare al giorno d’oggi per curare l’eritema solare. Si parte con quelli farmacologici che dimostrano una buona efficacia. Ottimi sono gli antinfiammatori non steroidei celebri come l’aspirina e anche il paracetamolo. Trattandosi di un’infiammazione, grazie a questi farmaci si ha la possibilità di curarla e fare in modo da non soffrire per via dei fastidiosi sintomi tipici. In farmacia sono anche disponibili delle formulazioni a base di aloe o calendola, così come di ossido di zinco. Tutti questi sono degli ingredienti che hanno un’azione benevola sull’organismo umano e soprattutto sulla pelle evitando qualsiasi tipo di problema. Ma non mancano di certo le possibilità di rimedi naturali per l’eritema solare. Delle applicazioni di patate e miele ad esempio hanno un’ottima azione lenitiva nei confronti della pelle arrossata per via dell’eritema. Così come si sono dimostrati efficaci degli appositi trattamenti con malva e camomilla o anche quelli con pane inumidito. Tutti questi fanno in modo che la pelle possa ripristinare una corretta idratazione ed aspetto. Con bicarbonato di sodio ed acqua invece si può creare una vera e propria crema fai da te da usare sulle zone irritate.

I principali sintomi dell’infarto e le principali cause

infarto

L’infarto è un evento grave che interessa un muscolo come il cuore, al quale viene a mancare un sufficiente afflusso di sangue e quindi di ossigeno.
Questo provoca una necrosi, cioè la morte del tessuto muscolare cardiaco a seguito del quale si viene a formare del tessuto cicatriziale, che denota l’avvenuto infarto.
Tale patologia ha spesso cause concomitanti e sintomi predittivi tipici, che vanno riconosciuti per far intervenire i soccorsi nel minor tempo possibile.
Tra le cause dell’infarto ci sono gli elevati livelli di colesterolo nel sangue, in particolare di quello denominato LDL, composto dalle cosiddette lipoproteine.
Si tratta di grassi che con il tempo e sul lungo periodo vanno a depositarsi sulle pareti delle arterie, creando uno strato che le restringe.
Gli accumuli di colesterolo sono detti “placche” sulle quali si può venire a creare un coagulo di sangue, il quale potrebbe ostruire completamente o parzialmente l’arteria.
Da questo dipende la mancanza di sangue e quindi di ossigeno al cuore e per evitarlo è bene seguire una dieta povera di grassi.
Il colesterolo può essere tenuto sotto controllo con l’alimentazione e, nei casi che lo richiedono, con una terapia farmacologica fino a quando non si ritorna ai livelli normali.
La pressione alta è un’altra causa dell’infarto. Il motivo risiede nel fatto che negli anni il muscolo cardiaco viene sottoposto a un superlavoro di pompaggio del sangue.
La pressione arteriosa è un valore che indica, appunto, con quanta potenza avviene l’afflusso di sangue al cuore. Se vengono superati i limiti della massima e della minima (oltre i 90 e i 140 mmHg), il cuore soffre.
La pressione alta sollecita anche le pareti delle arterie e dipende soprattutto da una dieta ricca di sale e dall’obesità. Si definisce “obesa” una persona che ha un indice di massa corporea che supera o è uguale a 30.
L’infarto può essere provocato anche dal fumo di sigaretta, incluso quello passivo prolungato per anni.
Fumare danneggia ancora una volta le arterie e favorisce la formazione delle placche aterosclerotiche e anche dei coaguli.
Come accennato l’obesità è una delle cause e dei fattori di rischio per la predisposizione all’infarto, che solitamente si associa a una vita sedentaria.
La mancanza di attività fisica provoca il deposito del colesterolo e anche l’innalzamento della pressione sanguigna. Impegnarsi nell’attività motoria potrebbe eliminare diverse cause dell’infarto, tra cui l’obesità.
Tra le cause che non si possono in alcun modo modificare c’è l’aspetto ereditario.
Avere in famiglia parenti prossimi, come genitori, zii, fratelli, che hanno subito un infarto significa che bisogna fare molta attenzione perché i livelli di rischio sono più elevati rispetto a chi, invece, non ha familiarità.
Allo stesso modo anche la pressione alta e il colesterolo possono avere un’esclusiva causa ereditaria.
L’infarto può essere provocato spesso da qualcosa che viene sottovalutato come lo stress.
Una vita frenetica può incidere in modo determinante sulla comparsa di un evento grave come quello che danneggia il cuore, nella metà dei casi in modo fatale.
Lo stress incide sul rischio di avere un infarto in 2 modi. Uno di questi è quello che provoca l’aumento di comportamenti a rischio, come una dieta disordinata, fumare più sigarette, dedicarsi completamente al lavoro e mai allo sport.
Lo stress riguarda anche l’organismo, che reagisce aumentando i valori della pressione arteriosa, che associato al colesterolo e al fumo, diventa evidentemente tra le cause più pericolose.
Inoltre l’accumulo di amarezza, rabbia, delusioni può essere causa di infarto.
In ultimo, anche l’abuso di alcool e il diabete fanno parte delle cause del danno al cuore.
Riconoscere un infarto dai sintomi è una misura di difesa che tutti dovrebbero conoscere, perché il tempo entro il quale si interviene è fondamentale rispetto all’aspettativa di vita in questi casi.
L’infarto è una patologia mortale e si può fermare oltre che con la prevenzione, anche trovandosi entro un’ora presso le cosiddette “stroke unit” dei Pronto Soccorso. Si tratta di unità coronariche e di rianimazione che sono pronte in qualsiasi momento a intervenire per fermare il danno cardiaco, quando l’infarto non è massivo.
Ci sono sintomi predittivi e che rappresentano un avvertimento importante rispetto al rischio di vivere questo evento.
Il dolore al petto è il sintomo più comune, associato alla mancanza di fiato, a una fitta che dà un senso di oppressione.
Il dolore talvolta può irradiarsi al braccio sinistro, al collo, ai denti e alle mandibole, fino alla schiena e allo stomaco.
Avere un mal di stomaco per più giorni richiede un controllo mirato, in quanto potrebbe nascondere un infarto già avvento o che sta per accadere.
Il dolore al centro del petto, che dà anche una sensazione di mancamento, e può provocare nausea, vomito, sudorazione fredda, viene detto “angina pectoris”.
L’angina dura pochi minuti e compare soprattutto sotto sforzo, a causa della mancanza di sangue-ossigeno momentanea alle arterie coronarie. Il dolore passa a riposo e viene anche chiamato “ischemia coronarica”.
Le coronarie circondano il cuore e possono essere soggette raramente anche a spasmi, che ostruiscono il flusso e causano un evento fulminante, con morte quasi istantanea.
L’angina può ripresentarsi, ma al primo evento è sempre il caso di chiamare il medico per una visita tempestiva o recarsi con l’ambulanza in ospedale dopo aver chiamato il 118, per avere un accesso più veloce alle cure del Pronto Soccorso.
Nei paesi occidentali l’infarto e le malattie coronariche sono la causa principale di morte, che interessa in misura maggiore le donne degli uomini.
La salvezza è legata soprattutto alla somministrazione di anticoagulanti, che rendono il sangue più fluido liberando l’ostruzione. Nei casi di ostruzione dell’arteria si può intervenire con il posizionamento dello “stent”, che permette di nuovo il passaggio del sangue rinforzando le pareti arteriose.

Sensazionale scoperta per dimagrire velocemente bevendo acqua

acqua

L’acqua fa bene. È forse la prima cosa che impariamo quando decidiamo di affrontare un percorso dedicato al nostro benessere. Idrata, stimola la diuresi, depura la nostra pelle dall’interno. Ma se facesse anche dimagrire? Uno studio del 2006 ha evidenziato un dato scientifico estremamente importante. Bere due bicchieri di acqua a temperatura ambiente, circa 30 minuti prima dei pasti, aumenta il metabolismo, sia negli uomini che nelle donne, di circa il 30%. Gli effetti di tale aumento del dispendio energetico iniziano 10 minuti dopo aver bevuto e raggiungono il picco entro 30-40 minuti. Da un punto di vista scientifico, l’acqua induce un processo metabolico chiamato termogenesi che consiste nella produzione di calore nel corpo, soprattutto a carico del tessuto adiposo. Molto probabilmente la causa di questo meccanismo risiede nel fatto che l’acqua riempie, lo stomaco e riduce l’introito calorico, innestando alcuni processi metabolici. L’acqua può favorire il dispendio energetico e lo smaltimento del grasso in eccesso. Come nel caso degli integratori, però, non siamo in presenza di sostanze o pillole magiche in grado di indurre il dimagrimento semplicemente con la loro ingestione. Il potere termogenico dell’acqua deve essere accompagnato da uno stile di vita sano ed equilibrato. Nel momento in cui si decide di affrontare una dieta, occorre cambiare radicalmente il modo di nutrirsi e di concepire il proprio benessere. Se il nostro desiderio è quello di perdere qualche centimetro in più, l’acqua può diventare una valida alleata, soprattutto durante le calde giornate estive. Inseriamola all’interno di una dieta che preveda cinque pasti giornalieri (colazione, pranzo, cena e due spuntini) e che sia ricca di frutta e verdura. Se il nostro desiderio è quello di perdere rapidamente uno o due chili, possiamo affidarci per non più di due settimane a una dieta iperproteica. In questo caso, l’acqua non solo favorisce il dimagrimento ma diventa un presupposto indispensabile per poter affrontare questo percorso. Le proteine infatti tendono ad affaticare i reni. Bere due litri di acqua al giorno è l’imperativo fondamentale per chi decide di intraprendere questo breve percorso dietetico. Per dimagrire presto e bene possiamo mettere in pratica i principi della termogenesi indotta non solo dall’acqua ma anche dai cibi. Alcuni alimenti hanno la facoltà di liberare calore nel nostro organismo, promuovendo la perdita di qualche chilo e favorendo la sensazione di sazietà. La dieta termogenica è forse una delle più sane e valide da un punto di vista sia quantitativo che qualitativo. I cibi che la compongono sono caratterizzati da un alto contenuto di macronutrienti: proteine, carboidrati, grassi e particolarmente ricchi di acqua e fibre. A colazione privilegiamo latte e yogurt magro accompagnati dai fiocchi di avena, noti per il loro potere tonico e stimolante per il metabolismo. Beviamo circa 30 minuti prima dei pasti i nostri due bicchieri di acqua naturale per stimolare la termogenesi indotta da questa bevanda. Sulla nostra tavola diamo ampio spazio alle proteine magre del pesce (specialmente il salmone), della carne bianca, con un occhio di riguardo a crostacei, molluschi e albume d’uovo. Tra le verdure le più adatte alla dieta termogenica sono quelle ricche di acqua come i broccoli, gli asparagi, la lattuga e il sedano. Gli spuntini a base di frutta dovranno comprendere ananas, ciliegie, melone e anguria. Oltre a bere acqua oligominerale per indurre la termogenesi, possiamo utilizzare anche un altro trucco per aumentare il dispendio calorico. Insaporiamo ogni alimento con spezie ed erbe aromatiche. Il peperoncino è un bruciagrassi naturale così come la menta o lo zenzero. Impariamo a bere tisane a base di tè verde e guaranà mentre per stimolare la termogenesi possiamo sfruttare le proprietà del caffè verde, da preferire nella forma liquida, perché oltre a regalarci una sferzata di energia, bevuto insieme ai canonici otto bicchieri quotidiani, promuove il sostegno metabolico e stimola la diuresi, riducendo in modo efficace e duraturo i cuscinetti di cellulite e adiposità localizzate. Scegliamo un’acqua oligominerale pura dove sono disciolti in discreta quantità alcuni dei sali minerali più importanti come calcio, potassio e magnesio. Cerchiamo di berne almeno otto bicchieri al giorno, magari aromatizzando e variando il gusto attraverso l’aggiunta di qualche fetta di limone o radice di zenzero. Recenti ricerche scientifiche hanno dimostrato che la temperatura dell’acqua può fare la differenza. Un bel bicchiere di acqua refrigerata è utile nel caso di allenamento fisico, in quanto stimola la risposta energetica dell’organismo e abbassa la temperatura interna degli organi di circa il 50%. In questo modo, regaliamo un nuovo sprint al fisico, abbassando la quota di acido lattico e diminuendo i tempi di riposo dopo l’attività fisica. Bere acqua fresca abbassa la temperatura corporea, costringendo il nostro fisico a bruciare di più per recuperare il calore perso. Un bicchiere di acqua fredda inoltre offre un potere saziante incredibile, l’appetito si placa e si mangia di meno. L’acqua a temperatura ambiente o tiepida è invece necessaria quando vogliamo un effetto detox o quando abbiamo qualche difficoltà digestiva. L’acqua, oltre a essere un componente essenziale del nostro organismo, è utile su più fronti. Proviamo a incrementare il suo consumo in un periodo che varia da uno a tre settimane per poterne constatare, in poco tempo, i numerosi benefici come un ventre più piatto, una linea asciutta, capelli e cute idratati e un rinnovato benessere.

Ecco il motivo per cui l’olio di palma fa male al nostro organismo

olio di palma

L’olio di palma è un prodotto utilizzato nell’industria alimentare e cosmetica, ultimamente al centro di importanti dibattiti, che lo accusano di insalubrità. L’olio di palma si ottiene dalla spremitura dei frutti delle palme da olio, che crescono in zone umide del mondo, soprattutto in Indonesia, America Latina e certi fazzoletti di terra africana. Uno dei quesiti che ci si pone rispetto la produzione e l’impiego di olio di palma è di origine etica ed ecologica: per soddisfare il fabbisogno industriale di questo ingrediente, purtroppo, si stanno deforestizzando importanti polmoni mondiali. Le palme da olio, una volta numerosi e rigogliosi alberi a crescita spontanea, stanno subendo una decimazione importante ed un calo di qualità, proprio a causa dello sfruttamento da parte dei paesi industrializzati. Questo è già un problema sul quale sarebbe il caso di dimostrare sensibilità ma non è l’unico: diversi studi medici, effettuati da commissioni di nutrizionisti ed esperti di alimentazione, hanno confermato che l’olio di palma non è un ingrediente sano e genuino da utilizzare nei nostri alimenti. Nonostante questo, quest’olio è presente nella maggior parte dei prodotti che si acquistano normalmente: nei prodotti da forno, nei dolciumi, nelle merendine, nelle torte confezionate, in alcuni gelati, in molti pasti precotti. Al momento della spremitura, l’olio di palma è rosso e molto denso, in quanto è un composto estremamente grasso. La sua caratteristica, che è anche una delle cause della sua pericolosità, è che, ossidandosi, assume una forma quasi solida. L’olio di palma è un prodotto di scarsa qualità, dal punto di vista nutrizionale, quindi è anche particolarmente economico. Inoltre è molto resistente, non irrancidisce, non si deteriora e questo fa sì che le industrie lo utilizzino volentieri, dato che permette loro di ridurre drasticamente i costi di produzione e gli sprechi. In effetti, per un’azienda che produce prodotti da forno, un conto è acquistare grandi quantitativi di olio evo, prodotto di eccellente qualità ma che costa molto e va buttato dopo qualche tempo ed un altro conto è rifornire il magazzino di olio di palma a prezzo minimo e utilizzarlo fino all’ultima goccia, perché non va a male. Un altro problema riguardante l’olio di palma è che non può essere utilizzato al naturale, a causa del suo odore piuttosto sgradevole ed del suo colore, che rovinerebbe l’aspetto dei cibi. Per questo motivo, prima di essere usato, deve subire una serie di processi chimici, anche ad elevatissime temperature, per essere disinfettato, decolorato e deodorato. È risaputo che i prodotti alimentari ad alto indice di grassi insaturi, se portati a temperature molto alte, producono sostanze molto dannose per la salute. Uno dei dubbi che i consumatori manifestano riguardo l’insalubrità dell’olio di palma è proprio questo: che possa essere tossico. La risposta è che, proprio a causa di questo trattamento a calore, che agglomera il profilo lipidico dell’olio di palma, un lieve grado di tossicità esiste. Questo fattore non comporta danni immediati sulla salute ma, a lungo termine, può contribuire ad aumentare il rischio di sviluppare alcuni cancri, soprattutto se si esagera ed abusa nel suo consumo. L’olio di palma, in ogni caso, a prescindere dalla potenzialità cancerogena, che non è ancora stata percentualizzata con esattezza, è un alimento poco sano, oggettivamente, sulla base delle sue qualità nutritive. È composto per più del 50% da grassi insaturi e non idrosolubili, ossia che non si sciolgono nei liquidi e, nella fattispecie, nel sangue. Questo è molto pericoloso perché, per dirla semplicemente, è come mangiare colesterolo puro. Il colesterolo altro non è che il residuo lipidico che l’organismo non riesce ad utilizzare come fonte energetica e che, accumulandosi nelle vene e nelle arterie, sedimenta e forma delle placche solide. L’olio di palma, essendo costituito da grassi impossibili da sciogliere, circola nel sangue praticamente in forma già semi-solida, aumentando a dismisura il rischio di creare placche di colesterolo che, a lungo andare, possono diventare trombi od ostruzioni di una vena o un’arteria, provocando infarti, ictus, trombosi o problemi circolatori minori. Eliminare prodotti contenenti olio di palma dalla propria alimentazione, a scopo sperimentale, per un certo periodo di tempo, comporta un’immediata diminuzione del colesterolo HDL, ossia quello pericoloso per la salute. Inoltre, l’olio di palma, è molto calorico e viene usato in quantità massicce, in quanto funge da stabilizzante ed agglomerante. Serve, in realtà, a rendere omogeneo e buono l’impasto dei prodotti da forno, esattamente come farebbero l’olio o il burro che, però, sono ingredienti di ottima qualità ed alto costo. I cibi contenenti olio di palma sono molto più calorici e presentano un quantitativo di grassi superiore a quelli di stessa tipologia realizzati con un altro tipo di ingrediente grasso, per esempio olio di cocco, d’oliva, di semi, strutto, burro o margarina. Sono assolutamente controindicati, quindi, per persone obese o sovrappeso che devono controllare l’ago della bilancia per questioni di salute. Altresì, i cibi con olio di palma, sarebbero da evitare per i bambini ed i ragazzi che tendono ad aumentare facilmente di peso, in quanto regalano loro moltissime calorie vuote, a scapito di un buon profilo nutrizionale addizionato di grassi buoni, che non vanno eliminati dalle diete dei ragazzini, nemmeno se devono perdere peso. L’olio di palma sarebbe da bandire anche dalle tavole dei diabetici, in quanto è un ingrediente che sovrastimola gli ormoni, ad esempio quelli tiroidei, i surrenali ed anche l’insulina, per costringere il corpo a metabolizzare un così ricco quantitativo di grassi insaturi. Inoltre è altamente controindicato per tutte le persone che soffrono di problemi circolatori, cardiovascolari, pressione alta, vene varicose, trombosi o che devono curare l’alimentazione a seguito di un accidente cardiovascolare come un infarto o un ictus. Questo perché, essendo potenzialmente ostruttivo per vene ed arterie, peggiorerebbe la salute cardiocircolatoria e, di conseguenza, la patologia. Un’attenzione particolare dovrebbero averla, nei confronti dell’olio di palma, anche le persone che soffrono di alta densità sanguigna: un prodotto come l’olio di palma, di scarsa solubilità, diventa ancora più pericoloso ed aggregante per chi ha già il sangue poco fluido

Liquirizia: proprietà benefiche per il nostro organismo

liquirizia

La liquirizia, che tutti conoscono sotto forma di dolciumi o di radice, è una pianta che cresce nell’area mediterranea e ne esistono diverse qualità.
Quelle più note e pregiate si distinguono in base alla provenienza geografica, quindi abbiamo la liquirizia d’Ungheria, quella di Russia, quella della Spagna, quella turca e quella della Cina, che è più amara rispetto alle altre menzionate.
In molti paesi viene gustata anche sotto forma di tisana e utilizzata nella preparazione dei liquori. Nel caso della birra può essere aggiunta durante la preparazione perché diventi più scura.
Sono molti i benefici che la liquirizia può dare alla salute, in quanto ha diverse proprietà e fa bene usata secondo un dosaggio consigliato dagli erboristi e dai naturopati.
Uno dei motivi per cui si consiglia di assumere la liquirizia è quando si soffre di pressione bassa, perché tende a rialzarla e a evitare, specialmente durante il periodo estivo, leggeri mancamenti e svenimenti.
Questo effetto è dovuto specificatamente al suo principio attivo, che è la glicirrizina, la quale riesce a influenzare i livelli di aldosterone, l’ormone che regola, appunto, i valori pressori.
Per i soggetti che, invece, soffrono di pressione alta il consiglio è di evitare di consumare troppo spesso o in quantità elevate la liquirizia, in quanto potrebbe avere effetti negativi, anche in presenza di una terapia farmacologica mirata.
Un altro dei benefici per la salute che si può attribuire a questa pianta mediterranea, è la cura delle disturbi gastrointestinali, intesi come gastrite, reflusso gastroesofageo, principi di ulcera, esofagiti e conseguenze delle stesse a livello del tratto respiratorio delle vie aree superiori.
Il reflusso gastrico persistente, infatti, potrebbe portare all’infiammazione delle mucose faringee e laringee e indurre all’insorgenza di bronchiti, tosse ed eccessiva produzione di espettorato.
In tal senso sembra che la liquirizia sai indicata per contrastare tutti questi disturbi con la stessa efficacia.
Per quanto riguarda i problemi gastrici, mangiare liquirizia stimola le mucose alla produzione di uno strato protettivo molto denso, che le difende non solo dall’azione corrosiva a causa della produzione eccessiva di acido gastrico, ma anche dall’effetto deleterio che molti farmaci possono indurre sullo stomaco.
È noto, infatti, che in particolare i FANS (medicinali antinfiammatori e antidolorifici), irritano la mucosa gastrica, specialmente se presi a stomaco vuoto o per un periodo prolungato.
La liquirizia riduce sia il bruciore che il senso di dolore addominale dovuto all’ulcera o al reflusso acido.
Un modo per aumentare l’efficacia della liquirizia è quello di masticare le radici, oppure bere una tisana o un decotto, affiancando il potere che i liquidi caldi hanno nello sciogliere anche l’eventuale muco presente.
Proprio un eccesso di muco è alla base della tosse persistente, in particolare quella grassa. Si tratta di un riflesso involontario dei bronchi che cercano di liberarsi dall’ostacolo che impedisce di respirare liberamente.
Per questo la liquirizia è indicata al fine di ridurre l’espettorato, ma anche di agire sulla carica batterica.
In questo senso è attiva anche sulle potenziali infezioni del tratto respiratorio, tanto da essere efficace in caso di bronchiti e infiammazioni.
Per tale scopo è bene assumerla polverizzando la radice secondo la giusta quantità, che non deve superare i 5 grammi, tenendo presente che è sempre il principio attivo che agisce a favore di queste affezioni.
In alcuni casi c’è chi sceglie di assumere la liquirizia sotto forma di integratori alimentari, per essere sicuro di avere il giusto apporto di glicirrizina, seguendo anche le indicazioni riportate sul foglietto illustrativo allegato alle confezioni.
È pur vero che la liquirizia risulta quanto mai efficace quando è assunta nella sua forma più naturale, quindi succhiando la radice o il rizoma.
Tra i benefici della liquirizia bisogna annoverare anche la cura di alcuni disturbi del cavo orale, come le afte, l’herpes e il mal di gola.
Bisogna tenere presente che sia le afte che l’herpes sono una manifestazione di un calo delle difese immunitarie, che va quindi indagato più approfonditamente.
La liquirizia anche in questo caso può considerarsi un buon coadiuvante, quando è necessario ristabilire un equilibrio immunitario messo alla prova, come nei casi di post intervento, debilitazione o un calo di energie dovuto agli anni che passano.
Nel caso delle afte la liquirizia può accelerare la loro cicatrizzazione, evitando ulteriori sofferenze quando queste vengono a contatto con cibi o aria. Le stesse potranno guarire acconciando i tempi di attesa di almeno 3 giorni.
Mangiare liquirizia porta benefici anche al fegato, che insieme ai reni, è uno degli organi preposti a depurare il nostro organismo.
La pianta agisce in particolare quando è presente un’insufficienza epatica cronica, in quanto c’è un interessante apporto di antiossidanti, che abbassano i livelli dei grassi nel sangue, specie dei trigliceridi. In tal modo nel fegato aumenta la produzione del glicogeno epatico, favorendo le sue difese. Questo accade, secondo alcuni studi, a seguito dell’assunzione della liquirizia per almeno un mese consecutivo, sempre senza superare i 5 grammi al giorno.
Se vi sentite stressati e avete problemi di insonnia, una tisana alla liquirizia può essere utile a calmare i nervi e a conciliare il sonno. Il motivo è da ricercare nell’azione sui livelli degli zuccheri e nello stimolo del sistema nervoso favorendo il riposo.
Secondo l’omeopatia può essere usata anche per alleviare i dolori dell’appendicite, della cervicale, contro la stitichezza per aumentare la peristalsi intestinale, agevolando l’evacuazione ed evitando episodi di stipsi.
Sotto forma liquida la sua azione antinfiammatoria agisce anche nel caso di applicazioni topiche per le dermatiti.